Articolo pubblicato il 25 Dicembre 2023 da Giovanni Urgnani
Distribuito nelle sale cinematografiche britanniche e statunitensi il 15 luglio 2011 mentre in quelle italiane il 13 luglio dello stesso anno. Tratto dall’omonimo romanzo di J.K. Rowling, diretto da David Yates, scritto da Steve Kloves, prodotto da David Heyman, con colonna sonora composta da Alexander Desplat. Il cast comprende: Daniel Radcliffe, Rupert Grint, Emma Watson, Helena Bonham Carter, Alan Rickman, Maggie Smith, Michael Gambon, Warwick Davis, Ciaran Hinds, John Hurt, Julie Walters, Mark Williams, Jason Isaacs, Helen McCrory, Tom Felton, Evanna Lynch, Robbie Coltrane, Gary Oldman, Jim Broadbent, Emma Thompson, David Thewlis, Bonnie Wright, James Phelps, Oliver Phelps, Matthew Lewis, Domhnall Gleeson, Clemence Poesy, David Bradley e Ralph Fiennes. Candidato a tre premi Oscar, nelle categorie: Miglior scenografia, Miglior trucco e Migliori effetti visivi.
La trama di Harry Potter e i doni della morte parte 2, diretto da David Yates
Di seguito la trama ufficiale di Harry Potter e i doni della morte parte 2, diretto da David Yates:
“Harry Potter continua la disperata ricerca degli horcrux per riuscire a indebolire Lord Voldemort. Così organizza insieme a Ron e Hermione un furto alla Gringott, la banca dei maghi, dove si trova uno degli horcrux rimasti, nascosto all’interno della camera blindata di Bellatrix Lestrange. La caccia continua e Harry, che tramite delle visioni riesce a scoprire anche che il quinto oggetto stregato è legato a Priscilla Corvonero. I tre amici decidono quindi di tornare nei pressi di Hogwarts, ma Severus Piton, il nuovo preside, viene a conoscenza della presenza di Harry nella scuola. La battaglia finale tra le forze del bene e quelle del male ha così inizio: Lord Voldemort ha radunato il suo esercito, scontrandosi contro gli studenti e l’Ordine della Fenice, la guerra culminerà con il duello definitivo fra il ragazzo che è sopravvissuto e il Signore Oscuro, nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive…”

La recensione di Harry Potter e i doni della morte parte 2, con Ralph Fiennes
Dopo una lunga e dolorosa assenza, la scuola di Hogwarts si ripresenta agli occhi dello spettatore: la prima inquadratura mostra l’angoscia in cui il castello e i suoi abitanti sono costretti a vivere, la sua magnificenza è offuscata dal grigiore, dalla miseria causata dalla tirannia. Un’immagine che ricorda la “Rupe dei re” in Il Re Leone, trentaduesimo classico Disney, una volta che Scar e le iene sono saliti al potere, un regno di desolazione dove non cresce erba e non scorre acqua. Ad osservare e soprattutto soffrire in silenzio è un personaggio che si è caricato sulle spalle il peso più gravoso di tutti: non solo fingersi per quello che non è nel corso di tanti anni, ma aver avuto l’ingrato compito di porre fine materialmente alla vita di un mentore che gli ha dato una seconda possibilità; come se non bastasse, il principio da cui è partito ogni cosa è l’assassinio della donna amata, che nonostante non l’abbia mai corrisposto, ha saputo comunque volergli bene com’è.
Proprio perché non ha ricevuto nulla in cambio, il suo gesto eroico è autentico e genuino, perdipiù fondamentale per la vittoria finale, il prezzo personale però è stato altissimo, anni di convivenza con un cuore lacerato, sempre più sanguinante man mano che le circostanze di facevano inesorabilmente più drammatiche, un’agonia conclusasi solamente con la morte, tanto crudele quanto sperata. Ad un grande personaggio va dato il volto di un grande interprete, in continuità con i precedenti, Alan Rickman rende tangibile la caratterizzazione del suo ruolo con la giusta espressività, una comunicazione non verbale più autentica di mille parole. Un altro cammino dell’eroe che giunge al termine è ovviamente quello del protagonista: la pellicola segue ogni passo di Harry, senza aggiungere alcuna sottotrama o situazione coeva, la saga porta il suo nome, a lui quindi la missione di condurre il pubblico fino all’epilogo, molte situazioni vengono lasciate fuoriscena, portate agli occhi dello spettatore solamente nel momento in cui è Harry stesso a vederle, una scelta precisa e sotto certi aspetti anche coerente ma che comporta una serie di sacrifici spesso figli di una mancanza di coraggio.

I pregi e difetti di Harry Potter e i doni della morte parte 2, candidato a tre premi Oscar
La battaglia finale fa solamente da sfondo alle ultime vicende, si rinuncia quasi completamente allo scontro campale tipico del genere ma non solo, la resa dei conti decisiva tra bene e male si consuma nel duello tra due individui, che per tutta la saga hanno incarnato queste due entità astratte. Il rammarico scaturisce dal fatto che, data la durata tra le più brevi di tutti e otto i lungometraggi, la coesistenza di entrambe le situazioni sarebbe stata a dir poco fattibile, non essendoci stati grandi duelli magici, quale occasione migliore dell’ultimo capitolo per regalare spettacolo e azione degni di nota?
Tra insegnanti, studenti e maghi di ogni tipo con ottime capacità si lascia un senso d’incompiuto, di opportunità sprecata, era necessario forse affidarsi ad un altro tipo di maestranza che avesse nelle corde una messa in scena di questa specie, rendendo anche giustizia a personaggi secondari di cui dipartita avrebbe smosso gli animi in maniera ancora più efficace. A discapito della spettacolarità è stata posta la lente d’ingrandimento sulla chiusura del cerchio evolutivo dei protagonisti principali e su questo fronte l’impresa può dirsi riuscita. Emblematica è la scena in cui Harry rompe in due pezzi la bacchetta di sambuco, un gesto che rispecchia appieno l’ideologia e la personalità del ragazzo che ha sempre voluto stare lontano da sete di potere e da orizzonti di gloria, imparando quali sono i valori a cui dare importanza e a quali no.