Articolo pubblicato il 3 Gennaio 2024 da Vittorio Pigini
Uscito nelle sale italiane il 17 luglio 2023, “La maledizione della Queen Mary” è il nuovo film horror diretto dal regista irlandese Gary Shore. Un ghost-movie ambientato a bordo dello storico transatlantico britannico che gode dell’iniziativa di Cinema Revolution e del quale se ne presenta la recensione qui di seguito.

La maledizione della Queen Mary: la trama del nuovo film di Gary Shore
La trama del nuovo film di Gary Shore “La maledizione della Queen Mary” si dirama in due archi temporali ben distinti, accomunati dalla vera protagonista del film, ovvero il leggendario transatlantico RMS Queen Mary che, dal 1936, è sopravvissuto alla Seconda Guerra Mondiale e a diverse condizioni avverse anche climatiche. Nei suoi prestigiosi anni di attività la nave ha trasportato a bordo personaggi di alto profilo istituzionale, primi ministri, celebrità, molto apprezzata inoltre dal regista britannico Alfred Hitchcock. Tuttavia, collegandosi proprio al maestro della suspense e al passato di morte che ha caratterizzato l’altro transatlantico più famoso e celebre, specialmente per il cinema, anche la Queen Mary ha i propri fantasmi.
Nell’incipit del film lo spettatore viene proiettato a bordo della prestigiosa nave nella prima timeline di “La maledizione della Queen Mary”, ovvero nel 1938. Si segue così la vicenda dell’artista David Ratch e della sua compagna Gwen mentre cercano di entrare in prima classe ma, ad un certo punto, David inizia a comportarsi in modo strano, arrivando ad un‘incontrollata furia omicida ed uccidendo diversi membri dell’equipaggio, tra cui la stessa Gwen. Una storia raccapricciante che, nel corso dei decenni, non ha fatto altro che attirare turisti e spettatori sulla nave, per poter visitare il giro guidato sulle storie dell’orrore che infestano la nave.
Questo fino al presente, quando una coppia di fotografi Anne e Victor decidono di visitare la nave per un’importante offerta di lavoro, portando con sé il figlio di lei Lukas. Qui il bambino si ritroverà in pericolo e ad essere un mezzo per permettere alle forze del male di evadere dalla prigionia della nave maledetta. Ma dalla Queen Mary non c’è via d’uscita e l’orrore di quella notte di Halloween del ’38 sta per tornare a bordo del transatlantico.
La maledizione della Queen Mary – la Recensione: una ghost-story caparbia e con molta voglia di fare, anche troppo
<<Alcuni credono che coloro che non sono stati salvati siano ancora a bordo, in attesa di un qualunque anima vivente che vi capiti sopra.>>
In attesa del nuovo film di André Øvredal “The last voyage of Demeter”, il secondo lungometraggio del regista irlandese Gary Shore presenta un horror a bordo di una nave, dalla quale sarà impossibile (o quasi) trovare una via d’uscita. Un luogo quello della nave RMS Queen Mary che, secondo una classifica stilata da The Megazine, è tra i 10 posti infestati del mondo. Mettendosi alle spalle il disastroso esperimento Universal con “Dracula Untold” del 2014, il regista torna dopo 9 anni dietro la macchina da presa per un film passato molto sottotraccia, sussurrato come le presenze spettrali del film, ma con una certa intraprendenza nel mostrare sul grande schermo questa nuova storia di fantasmi su nave (un topos narrativo effettivamente non così sfruttato come si potrebbe credere).
Anche con eccessiva industriosità, Shore cerca di portare su schermo una certa elaborata dinamicità nella direzione della macchina da presa, svariando dai diversi piano-sequenza a vorticose riprese che si inseriscono negli oblò più stretti della nave/prigione. Quello che poi colpisce principalmente della messa in scena de “La maledizione della Queen Mary” – nonostante i filtri caldi del passato e quelli freddi del presente – è una ricostruzione foto-scenografica decisamente accattivante, con l’ambientazione sanguinolenta del ’38 che riesce a conquistare quasi nella sua totalità. Il rosso sangue vivo, denso e nelle vicinanze del neon dell’Overlook Hotel Queen Mary riesce infatti perfettamente a ricreare la suggestione di una tetra storia di fantasmi al lume di candela e, nonostante la sua “scolastica” rappresentazione, il contrasto con il freddo della tonalità del presente risulta funzionale.
Oltre alla rappresentazione della messa in scena, tanto esteticamente quanto nel movimento della mdp, il film presenta un’alta artificiosità anche nella sceneggiatura consequenziale del racconto. Così come la linea temporale si intrecci nei due (alla fine tre) archi in parallelo, anche lo sviluppo narrativo presenta infatti un intricato puzzle che riesce a trovare la sua completezza solo nei suoi atti conclusivi. Durante la visione de “La maledizione della Queen Mary” infatti è largamente probabile che lo spettatore possa ritrovarsi spaesato da tante risoluzioni narrative, personaggi in scena in apparente dislocazione funzionale e dichiarazioni dei personaggi scollegate dal senso logico visto fino ad allora. La sceneggiatura in tal senso va piacevolmente a segno, non solo negli omaggi cinematografici azzeccati (specialmente Shining, ma anche Psyco), ma anche e soprattutto nel dare risoluzione alla parte mystery del film, sicuramente più convincente rispetto alla componente orrorifica. Appunto una critica potrebbe essere mossa in tal senso per il fatto che, a conti fatti, la risoluzione finale potrebbe risultare fin troppo lineare e che, magari, non necessitava di questo intricato intreccio narrativo a più livelli.

La maledizione della Queen Mary – la Recensione: storia accattivante, ma la nave affonda per guasti tecnici
L’intreccio narrativo presenta quindi una componente convincente del film, capace di restituire un’esperienza mystery di buon livello, sebbene qualcuno di poca pazienza potrebbe storcere volentieri il naso. Tuttavia, l’artificiosità di scrittura e messa in scena deve fare i conti con un film che purtroppo affonda per le troppe e profonde falle. Eccezion fatta per l’inquietante prova del “novello Jack Torrance”, il cast purtroppo non riesce a colpire nel modo giusto, presentando una certa piattezza nei personaggi dal punto di vista emotivo e caricaturale, non aiutati in questo caso dalla sceneggiatura.
Ma ciò che affonda “La maledizione della Queen Mary” è la regia di Shore, tanto nella gestione dell’ambivalenza narrativa quanto soprattutto delle trovate orrorifiche. Il montaggio del film troppo facilmente denota il curriculum del regista nel campo degli spot pubblicitari, risultando particolarmente confusionario e sgrammaticato, non solo nel ritmo narrativo – presentando una certa inadeguatezza appunto nella gestione in parallelo delle due linee temporali – ma proprio nella parte “elementare” del taglio delle sequenze, non indovinando spesso e malvolentieri il tempo giusto per il campo di scena (o troppo tardi, con la creazione di silenzi e pause inutili e pesanti, o troppo presto, con l’azione interrotta proprio nel bel mezzo). Anche per il lato dell’horror le note potrebbero essere più che dolenti. La regia non spinge mai sul pedale dell’accelerazione sui punti davvero forti del film, ovvero l’atmosfera suggestiva e, in quei pochi frangenti, la cattiveria da slasher movie. I momenti di tensione e l’accattivante messa in scena regalano sequenze horror di gradevole piacere, sebbene vengano praticamente sempre depotenziate da un alto uso (comunque non eccessivo) del jump-scare.
In conclusione, dopo “Dracula Untold” Gary Shore fa sicuramente un gran passo in avanti, portando in sala un film macabro e dal tiepido brivido che vuole osare, presentando una narrazione comunque intrigante e densa nella sua parte mystery. Nonostante i suoi pesanti ed evidenti difetti un po’ a tutto tondo, “La maledizione della Queen Mary” porta a casa un horror estivo in ogni caso intrigante e suggestivo a bordo di una leggendaria nave, per quello che dovrebbe essere il primo capitolo di una trilogia sulle storie di fantasmi della nave.