Articolo pubblicato il 1 Agosto 2023 da Bruno Santini
A distanza di diversi decenni, su Amazon Prime Video torna la storica serie Takeshi’s Castle, in Italia conosciuta con il titolo di Mai Dire Banzai e apprezzata sia per il commento della Gialappa’s Band, poi per quello di Lillo e Greg. Il reboot su Amazon Prime Video riporta, pur se prevalentemente in CGI, anche Takeshi Kitano, l’inventore dello storico programma che ha come obiettivo quello di mettere a confronto diversi concorrenti nell’ambito di un survival game, alla conquista del castello di Takeshi. Tuttavia, pur nelle sensazioni positive e nel divertimento di rivedere nuovamente la serie, l’impressione è che la nuova serie su Amazon Prime Video abbia perso gran parte del suo smalto, presentandosi senz’anima. Di seguito, la trama e la recensione della serie.
La trama di Takeshi’s Castle, il reboot su Amazon Prime Video
C’è ben poco da dire sulla trama di Takeshi’s Castle, che ritorna con un reboot su Amazon Prime Video. Nella nuova serie l’obiettivo è sempre quello di conquistare il castello di Takeshi, come in pochi sono riusciti nel corso della storia della serie: a distanza di anni, la “preparazione” per la battaglia finale passa attraverso alcune sfide abilità, a tempo o con percorsi ad ostacoli. A confrontarsi nelle sfide sono persone di diversa età, formazione professionale e genere, con alcuni che avevano già partecipato in passato e che ritornano nella nuova stagione della serie.

La recensione di Takeshi’s Castle: un reboot senz’anima
Il ritorno di Takeshi’s Castle su Amazon Prime Video era particolarmente atteso, da parte dei fan più storici del programma oltre che da tutti coloro che avevano potuto recuperare alcune puntate, anche se saltuariamente, servendosi di numerose trasmissioni televisive avvenute nel corso degli anni. In Italia, il programma televisivo era diventato noto grazie al commento della Gialappa’s Band, oltre che di Lillo e Greg, che in questo caso mancano: lingua originale con sottotitoli italiani animano la trasmissione televisiva su Amazon Prime Video, con una lacuna che sicuramente colpisce e affonda la nostalgia italiana, da parte di chi avrebbe amato rivedere una puntata del “vecchio Takeshi’s Castle” con commento ironico italiano. Naturalmente, trattandosi soltanto di una questione di doppiaggio, non è certo questo il neo della serie.
Takeshi’s Castle non è certo una serie brutta nel suo reboot, che permette di restituire la storia, il successo e della tradizione di un insieme di giochi che vengono evocati man mano, anche attraverso le brevi sequenze dialogiche che introducono il gioco e che mostrano, talvolta, il parallelo tra passato e presente. È evidente che, però, nel cercare di offrire un prodotto anche visivamente nuovo si rinnovi l’intera impalcatura su cui regge il prodotto: e se l’immagine sgranata, il senso di sporco e gli strafalcioni estetici costituissero la vera essenza della serie? Nel riproporre un qualcosa di pulito, ordinato e costantemente introdotto, inevitabilmente Takeshi’s Castle perde qualcosa: gli interni del castello sono interamente in CGI, il volto di Takeshi Kitano (a cui si deve una breve apparizione nella serie) pure, mentre i giochi sono accompagnati da immagini digitali che spiegano il posizionamento di ostacoli o il modo per giungere verso la fase successiva. Tra un gioco e l’altro ci sono fasi costanti di dialoghi e spiegazioni, che forse spezzano un po’ il ritmo della resa televisiva complessiva, che avrebbe potuto beneficiare maggiormente di un procedere maggiormente cadenzato. In generale, l’impressione complessiva di Takeshi’s Castle è che, pur in un’atmosfera generale che non può dirsi sbagliata nella sua concezione, il prodotto sia stato offerto senz’anima, per evidenti motivi mediatici e con una cura forse troppo elevata di ciò che è diventato celebre per altri motivi.