Articolo pubblicato il 6 Agosto 2023 da Alessio Minorenti
Esce nelle sale italiane e di tutto il mondo, in data 3 luglio 2023, “Shark 2: L’abisso” film coprodotto da Cina e Stati Uniti che vede come protagonisti Jason Statham e Wu Jing. La prima pellicola diretta da Jon Turteltaub fu un successo al botteghino incassando più 500 milioni. Questa seconda pellicola costata 130 milioni di dollari ha invece visto un cambio alla regia, infatti dietro la macchina da presa in questo caso vi è Ben Wheatley.
Di seguito la trama e la recensione di “Shark 2: L’abisso”.
La trama di Shark 2: L’abisso
Questa è la trama riportata dal sito web ufficiale della pellicola: Preparatevi per l’ultima scarica di adrenalina quest’estate con “Shark 2: L’abisso“, un viaggio da brivido che sovradimensiona il blockbuster del 2018 e porta l’azione ad altezze più elevate e profondità ancora maggiori con più enormi Megalodonti e così molto di più. Immergetevi in acque inesplorate con Jason Statham e l’icona dell’azione globale Wu Jing mentre guidano un’audace squadra di ricerca in un immersione esplorativa nelle profondità più profonde dell’oceano. Il loro viaggio precipita nel caos quando una malvagia operazione mineraria minaccia la loro missione e li costringe a una battaglia ad alto rischio per la sopravvivenza. Contrapposti a colossali Megalodonti e implacabili saccheggiatori ambientali, i nostri eroi devono correre più veloce, superare in astuzia e superare i loro spietati predatori in una corsa al cardiopalma contro il tempo. Immergiti nell’esperienza cinematografica più elettrizzante dell’anno con “Shark: L’abisso” – dove le profondità dell’oceano sono pari solo alle vette dell’eccitazione pura e inarrestabile!

La recensione di Shark 2: L’abisso
L’impressione vedendo il primo capitolo di questo dittico di film fu che fosse solo e unicamente una operazione congiunta di case di produzione cinesi e statunitensi che, facendo un miscuglio tra due tradizioni cinematografiche molto diverse tra loro riuscisse a incassare il più possibile congiungendo questi due mercati solitamente molto distanti tra loro. Il film infatti più che frutto di un processo artistico pareva essere una formula studiata a tavolino in cui equamente venivano distribuite scene d’azione tra i due protagonisti (uno cinese e uno americano) entrambi coinvolti nella lotta contro i temibili megalodonti emergenti dalle profondità oceaniche. Questo secondo capitolo non fa nient’altro che ripetere il canovaccio del primo capitolo, finendo per somigliargli in praticamente tutto.
La speranza era che Ben Wheatley potesse mettersi alle spalle le sue ultime non esaltanti opere e tornare a mostrarsi per quell’interessante regista action e horror che era a inizio carriera. Sfortunatamente invece quest’opera potrebbe segnare il suo punto più basso. Prima però di analizzare gli innumerevoli aspetti deficitari che rendono questo film probabilmente uno dei peggiori usciti in questa annata, vale la pena sottolineare forse l’unico elemento discretamente convincente dell’operazione. In una pellicola in cui la maggior parte del cast sembra essere finito per caso di fronte alla macchina da presa, un encomio va riservato alla professionalità di Jason Statham, che come nel primo capitolo cerca si impegna al massimo in tutte le sequenze action e strappa persino un sorriso in un paio di circostanze, a testimonianza di come abbia cercato fino all’ultimo di non far naufragare uno dei progetti più grandi che lo hanno mai visto come protagonista assoluto nella sua carriera.
Sfortunatamente però non tutta la troupe profonde in questo film l’impegno che sarebbe stato necessario, l’impressione è invece che a regnare sia la sciatteria e l’approssimazione. Innanzitutto Ben Wheatley compie l’imperdonabile errore, in un film che dovrebbe avere i megalodonti come proprio fulcro, di non riuscire minimamente a trasmettere l’enormità e la minacciosità delle preistoriche creature sottomarine. L’impressione infatti, eccezion fatta per la prima sequenza, è che si abbia a che fare con animali tutto sommato poco più grandi di normali squali. Mai nel film vi è un’inquadratura in grado di far comprendere allo spettatore la possenza di questa minaccia che inoltre viene lasciata sullo sfondo anche per quanto riguarda l’intreccio. I megalodonti infatti sembrano essere degli elementi che tornano utili soltanto per imbastire qualche scena d’azione e per rendere il finale più movimentato, tuttavia non rappresentano la minaccia principale della pellicola. Come accadeva già in “Jurassic World: Dominion” la presenza di gigantesche creature di milioni di anni viene oscurata da una ridicola e insulsa trama semi-spionistica, che avrebbe persino l’ambizione di assestare un colpo di scena.
Il tutto si riflette in modo piuttosto evidente nella pellicola che non riesce a costruire nemmeno una sequenza memorabile, tutto infatti pare un triste ripetersi di situazioni già viste moltissime volte in pellicole di questo genere. Anche il messaggio ambientalista che il film vorrebbe trasmettere è appena abbozzato e relegato a un paio di battute sommerse da un mare di mediocrità. Sarebbe poi impietoso soffermarsi sulla scrittura dei personaggi che definire pietosa sarebbe un complimento. Nessuno degli interpreti a schermo, a eccezione di Statham, ha il benché minimo carisma e la presenza dell’ennesimo adolescente geniale in un blockbuster non fa altro che rendere la pellicola ulteriormente indigesta. Il personaggio di Wu Jing poi sforna a ripetizione una serie di massime che sarebbero volte a educare la sua nipotina che finiscono per suonare come frasi contenute nei biscotti della fortuna. Assolutamente esilarante poi come in un film che contiene creature preistoriche, la cosa a risultare più implausibile sia come il personaggio interpretato da Jing riesca a scampare a morte certa in almeno quattro circostanze nei primi quaranta minuti, a dimostrazione di come tutti gli elementi presenti in quest’opera siano intrisi di un imbarazzante senso di svogliatezza.