Recensione – Bling Ring: diretto da Sofia Coppola

Di seguito la recensione di Bling Ring, di Sofia Coppola e con Emma Watson

Articolo pubblicato il 6 Agosto 2023 da Christian D'Avanzo

Bling Ring è un film del 2013 scritto e diretto da Sofia Coppola, giunta ormai al suo quinto lungometraggio. La regista statunitense si è lasciata ispirare da un articolo di giornale scritto da Nancy Jo Sales su Vanity Fair, incentrato sul gruppo di teenager conosciuto come Bling Ring, che è stato protagonista di molteplici crimini in America. Il prodotto finale è un mix tra la commedia e il dramma, generi tanto cari alla Coppola. La durata del film è di 90 minuti circa, e nel cast figurano Emma Watson, Leslie Mann, Taissa Farmiga, Erin Daniels, Israel Broussard, Nina Siemaszko, Maika Monroe, Gavin Rossdale, Stacy Edwards, Halston Sage, Katie Chang, Brenda Koo. Di seguito la trama e la recensione di Bling Ring, quinto film scritto e diretto da Sofia Coppola. 

La trama di Bling Ring, scritto e diretto da Sofia Coppola

Di seguito la trama di Bling Ring, film del 2013 scritto e diretto da Sofia Coppola:

 

“Ambientato a Los Angeles, il racconto è incentrato sulle avventure di un gruppo di giovani incredibilmente attratti dallo sfarzo e dal luccichio della vita delle star di Hollywood, che decidono di mettere in atto una serie di attività illegali, quasi come fosse un gioco. I ragazzi individuano le abitazioni delle star e, in loro assenza, le derubano di tutti quegli oggetti che prima potevano solo ammirare nelle vetrine dei negozi. La comitiva di amici tra cui Nicki (Emma Watson), Marc e Sam, condotta da Rebecca (Katie Chang), prende ben presto gusto a questo pericoloso passatempo, continuando a derubare le case di diverse celebrità, tra cui quella di Paris Hilton e Orlando Bloom. Tuttavia, questo gioco rischioso si complica sempre di più quando il gruppo viene ripreso dalle telecamere interne della casa di Audrina Patridge e presto la polizia si mette sulle tracce della banda, ormai chiamata col nome di The Bling Ring.”

Di seguito la recensione di Bling Ring, di Sofia Coppola e con Emma Watson

La recensione di Bling Ring: il film pone quesiti interessanti, ma risulta sfilacciato 

Quinto film scritto e diretto da Sofia Coppola, regista statunitense che si è saputa affermare attraverso un’identità ben precisa. Bling Ring è sicuramente in continuità con i suoi precedenti lavori, tuttavia a dispetto degli altri risulta essere più disgregato pur ponendo dei quesiti interessanti. In quest’occasione la regista offre uno sguardo più da vicino alla Hollywood sfarzosa già presente sotto mentite spoglie in Marie Antoinette, dove la corte rigida e circense viene ritratta nella sua forma fintamente elitaria e disgustosamente superficiale. Ma a differenza del film biografico, Bling Ring è ambientato proprio a negli anni Duemila, periodo in cui la generazione Z si affaccia alla crescita tramite l’avvento di Internet e, di conseguenza, dei social. Distaccandosi anche da Somewhere (2010), la località geografica incide nel diramarsi del racconto, poiché a Los Angeles abitano gran parte dei divi e delle dive di Hollywood, le cui case sono state prese di mira da questo gruppo denominato “The Bling Ring”. Le apparenze prendono il sopravvento, e la forma scavalca completamente la sostanza, tanto che nel film la psicologia dei personaggi non viene approfondita ma ammiccata continuamente, anche con qualche ripetizione superflua.

 

D’altronde, la narrazione ha un incipit grossolano per presentare brevemente i personaggi che comporranno il gruppo, ma è quando entra nel vivo che le luci sfuggenti, messe in scena dall’ultima performance di Harris Savides prima della sua dipartita, trasmettono quelle sensazioni inafferrabili legate a una generazione in smarrimento. Quanto appena descritto viene persino accentuato dalle numerose scene in discoteca, dove passano anche volti noti (tra cui Kirsten Dunst), ma soprattutto la fotografia si avvicina parecchio a quella utilizzata nei videoclip musicali agli inizi degli anni Duemila. I giovani protagonisti pianificano costantemente i furti, navigando in rete e informandosi su quale delle star americane è occupata in giro per il mondo e chi invece si trova tra le proprie mura domestiche, e vivono esclusivamente in virtù di ciò che troveranno nelle luccicanti abitazioni sulla nota collina di Los Angeles. Infatti, non perdono tempo nel vendere (o addirittura svendere a poche migliaia di dollari) oggetti di lusso o vestiti d’alta moda, indossati per pubblicare delle foto su Facebook. La frivolezza caratterizza tali gesti, e dimostra la profonda crisi esistenziale di chi è troppo occupato a idolatrare una “maschera” hollywoodiana, tentando fino alla fine di emularne l’estetica e addirittura le movenze. Ma va sottolineato che, nonostante l’obiettivo di denuncia sia assolutamente lecito e degno di nota, per la prima volta in carriera la Coppola sembra farsi travolgere dalla passione per un soggetto, e perciò non riesce a focalizzare per bene il nucleo portante del film.

 

Bling Ring risulta sfilacciato perché, dopo appena 30 minuti su 90, sembra non saper più in che direzione rivolgersi, e vengono riproposte fin troppo schematicamente le medesime dinamiche: furto, balli in discoteca e droga. Una struttura che poco si addice alla delicatezza fin qui dimostrata dalla regista, e che soprattutto appare ridondante, senza un’idea ben precisa sul come proseguire il racconto di una storia vera. In tal senso, gli elementi legati alla sfera dell’onirismo vengono maliziosamente proposti in una chiave terrena, poiché sono le immagini delle videocamere di sorveglianza e delle webcam a elevarsi come sguardo neutrale sulle personalità dei protagonisti, ma è un passaggio talmente abbozzato da non lasciare mai il segno. Se per quasi tutta la durata del film viene esasperata la denuncia ad una società altolocata e capitalista che crea falsi miti e genera illusioni perdute, il pezzo forte è il finale in cui la banda viene arrestata. Qui la Coppola sfoggia tutta la sua ironia, a partire dai costumi indossati dai suoi giovani attori, i quali a loro volta si identificano nei loro idoli; il centro dall’attenzione si sposta sugli accessori e i capi d’abbigliamento che invecchiano i personaggi diretti in tribunale per affrontare il processo.

 

I grossi occhiali da sole, la collana di perle, lo smoking, esteriorizzano una crisi dell’io che sarebbe dovuta essere più graffiante nei minuti trascorsi, invece lasciano l’amaro in bocca per quello che sarebbe potuto essere Bling Ring complessivamente. Il film mette sul tavolo parecchi argomenti, dal consumismo spasmodico alla prematura e deformata maturazione ambita dalle ragazze e dai ragazzi, passando per la moderna perversione provata nei confronti dell’antieroe. Peccato che, al netto di un’appassionante “ricerca sociologica”, manchino dei collanti tra una sequenza e l’altra, perdendo così di mordente. Non è propriamente comprensibile la scelta di ricostruire con il voice over o con delle finte interviste quanto accaduto prima dell’arresto; al contrario sono ciniche le interviste in cui Nicki cerca di ripulire la sua immagine, e addirittura guarda in camera prima dei titoli di testa, invitando gli spettatori a informarsi sulla verità esposta sul suo personale blog online. 

Voto:
2.5/5
Andrea Boggione
1/5
Gabriele Maccauro
2.5/5
Paola Perri
1.5/5
0,0
0,0 out of 5 stars (based on 0 reviews)
Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
Cast:
Genere:

PRO