Recensione – Strade Violente, l’esordio di Michael Mann

Il debutto alla regia di Michael Mann è uno di quelli che lascia il segno, ma cosa rende Strade Violente così grandioso?
Il film del 1981 di Michael Mann, Strade Violente

Articolo pubblicato il 28 Dicembre 2023 da Gabriele Maccauro

Basato sul romanzo The Home Invaders di Frank Hohimer e presentato in anteprima alla 34esima edizione del Festival di Cannes, Strade Violente (Thief) è il primo lungometraggio scritto e diretto da Micheal Mann – senza considerare La Corsa di Jericho – e che vede protagonista l’iconico James Caan. Di seguito, ecco trama e recensione di Strade Violente.

La trama di Strade Violente, il film d’esordio di Michael Mann

Prima di passare all’analisi del film, è bene spendere due parole sulla sua trama anche se, mai come in questo caso, la si potrebbe davvero riassumere in due sole parole. Strade Violente racconta la storia di Frank (James Caan), un ladro che, insieme all’amico e socio Barry (Jim Belushi) ha intenzione di mettere a segno un ultimo grande colpo prima di ritirarsi con la propria famiglia e lasciare la città di Chicago. Per portare a compimento questo colpo però, Frank entra in contatto con un ricettatore mafioso che non ha intenzione di perdere i suoi servizi una volta portato a termine questo lavoro.

Il film di Michael Mann del 1981, Strade Violente

La recensione di Strade Violente: un debutto da sogno

Come scritto in precedenza, la trama di Strade Violente potrebbe essere tranquillamente riassunta in due parole. Una trama semplice, lineare, ma non per questo banale. Michael Mann, dal lavoro portato avanti per anni in televisione – per cui ha diretto La Corsa di Jericho, film tv che però non va considerato come suo vero debutto cinematografico – ha imparato le basi del mestiere, come utilizzare una macchina da presa e, soprattutto, ha avuto il tempo di formare un proprio pensiero cinematografico. Non è un caso se Strade Violente ha avuto una lunga pre-produzione: Mann, prima di iniziare a girare, ha voluto che tutto fosse perfetto, che tutto seguisse la sua visione: la scrittura, come detto, è semplice ma, come da lui stesso dichiarato, “c’è tutto quello che serve, non manca nulla”. Lo stesso James Caan, per prepararsi al ruolo, è stato addestrato dai Navy Seal ed ha lavorato a tu per tu con dei veri ladri – il titolo originale del film è Thief, ladro in italiano – che gli hanno insegnato il portamento, i gesti, come pensare e come agire ed infatti va sottolineato come Caan non abbia mai avuto controfigure, neanche quando c’era da utilizzare trapani o lance termiche, per l’intera durata della pellicola.

 

A proposito di James Caan, lui stesso merita una menzione a parte, perché gioca un ruolo decisivo nella pellicola non solamente perché ne è il protagonista, ma perché rappresenta esattamente ciò di cui Michael Mann aveva bisogno: stiamo parlando di un attore straordinario, noto ai più per il suo ruolo di Santino Corleone ne Il Padrino di Francis Ford Coppola, ma che ha attraversato periodi molto bui nella sua vita sia privata che professionale, finendo col tempo per essere dimenticato. Inoltre, la Chicago raccontata da Mann ha molti punti di contatto con il Bronx in cui Caan è cresciuto. Una Chicago che, per scelta stessa dell’autore, doveva essere buia, labirintica, con cieli scuri, palazzi ed asfalto quasi a schiacciare il protagonista Frank, il cui unico obiettivo è mettersi il passato alle spalle e ricominciare, lontano da tutto e da tutti, ma con il passato che lo insegue e perseguita, fino ad un finale tanto scontato e telefonato quanto potente e quadrato, a sottolineare nuovamente come semplicità e banalità siano due cose ben diverse: i film di Michael Mann – o almeno alcuni suoi film, tra cui questo – sono semplici, ma di certo non banali.

 

Nella storia del cinema sono pochi i registi che possono dire di aver debuttato con un capolavoro: di certo Orson Welles, probabilmente Ridley Scott, forse Quentin Tarantino. Ecco, Michael Mann fa sicuramente parte di questa piccola cerchia, perché Strade Violente vive delle sue imperfezioni, è un film che va in controtendenza rispetto al cinema muscolare e reazionario di quegli anni – nonostante dipinga alla perfezione gli anni ’80, che si rifà a Walter Hill e che ispira a sua volta opere come Drive di Nicolas Winding Refn– e sorprende in ogni sua inquadratura, perché a fare davvero la differenza è proprio lo stile di Mann: in Strade Violente c’è infatti tutta la sua poetica, da questi uomini condannati che cercano riscatto, a quella musica e quella fotografia sempre tra il romantico ed il violento, una critica sociale sempre tagliente e sul pezzo, rapporti di coppia e matrimoni che vanno in frantumi e cosa si è disposti a perdere per ottenere qualcosa, cosa queste anime perdute sono destinate a lasciare per inseguire un proprio obiettivo o sogno. Michael Mann è uno dei registi più importanti dell’intera storia del cinema e con Strade Violente ha voluto mettere le cose in chiaro da subito, per una carriera che non vedrà mai – esatto, mai – passi falsi, ma solo opere di livello assoluto.

Voto:
5/5
Andrea Boggione
4.5/5
Christian D'Avanzo
4.5/5
Paola Perri
4/5
Giovanni Urgnani
4/5
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Voto del redattore:
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