Articolo pubblicato il 23 Agosto 2023 da Bruno Santini
SCHEDA DEL FILM
Titolo del film: Jackie
Genere: Biografico
Anno: 2016
Durata: 99 minuti
Regia: Pablo Larrain
Sceneggiatura: Noah Oppenheim
Cast: Natalie Portman, John Hurt, Greta Gerwig, Peter Sarsgaard
Fotografia: Stèphane Fontaine
Montaggio: Sebastian Sepulveda
Colonna Sonora: Mica Levi
Paese di produzione: USA, Cile e Francia
Presentato in concorso alla 73esima edizione della Mostra d’arte cinematografica di Venezia, Jackie è uno dei tre film biografici (insieme a Spencer e Neruda) girati da Pablo Larrain nel corso della sua carriera. Il film uscì nel 2016 negli Stati Uniti e nel febbraio 2017 in Italia, incassando in tutto 25 milioni di dollari e venendo candidato a tre Premi Oscar, di cui uno per migliore attrice protagonista a Natalie Portman. Di seguito la trama e recensione di Jackie.
La trama di Jackie, diretto da Larrain
Prima di proseguire con la recensione di Jackie, diretto da Pablo Larrain, si indica innanzitutto la trama del film: A seguito dell’assassinio di JFK la moglie Jackie si trova a dover affrontare i preparativi per il suo funerale e l’inevitabile eredità che l’ormai defunto presidente le lascia in dote.

La recensione di Jackie, una tragedia in tono minore
Jackie è un film estremamente ambivalente e difficile da giudicare, più per meriti dell’immenso valore del suo regista che per l’opera stessa. La pellicola è piena infatti di inquadrature e talvolta scene assolutamente mozzafiato, Larrain mette in scena con la solita classe i momenti più tragici della vita di Jackie Kennedy, il momento dell’assassinio e la successiva pulizia dal sangue che ne cosparge il volto e impregna le vesti è meravigliosa, così come la lugubre corsa nel cimitero alla ricerca disperata di un degno luogo di sepoltura per il marito scomparso è sublime. Bisogna inoltre riconoscere un lavoro assolutamente esemplare di quasi tutte le maestranze che hanno lavorato al film, in primis il montaggio sincopato e non lineare spezza con destrezza la narrazione, rendendola dinamica eppure sempre comprensibile mentre la fotografia riflette con precisione chirurgica gli stati d’animo di Jackie Kennedy, aggiungendo alla storia gradi di complessità che invece le interpretazioni degli attori non in grado di sostenere.
Se infatti queste componenti tecniche potrebbero far presagire un’opera di alto spessore, molti altri elementi soffocano sul nascere il potenziale di questa pellicola. Il più grave difetto del film è infatti la sua superficialità o per meglio dire mancanza di un punto di vista forte. Non si riesce a capire mai fino in fondo se Larrain volesse realizzare un film sulla vedova Kennedy, la sua sofferenza e le sue eventuali idiosincrasie nel rapporto di coppia o un film meramente celebrativo della figura di JFK. L’unica tematica che pare essere gestita con tutti i crismi è quella relativa al collasso tra vita pubblica e privata, con Jackie che per prima apre all’occhio della televisione gli interni della Casa bianca e si preoccupa maniacalmente di come il funerale che verrà trasmesso in diretta del suo defunto marito impatterà la sua immagine negli anni a venire. Se da una parte questo filone narrativo (e più prettamente legato anche al mondo dello spettacolo in senso lato o cinematografico in senso stretto) è ben delineato per il resto ci si trova di fronte a una narrazione che non sa mai che strada prendere. La pellicola innanzitutto non chiarisce affatto quale fosse il rapporto tra Jackie e JFK, l’unica risposta che si ottiene è che, nonostante qualche scappatella, fosse un brav’uomo. Non ci sarebbe nulla di male a tal riguardo se il film si concentrasse anche su altri aspetti della figura di Jackie che tuttavia nel corso di tutta l’opera viene vista solo e unicamente come moglie e madre. Ciò che viene rivelato è la sua devozione alla carica che ricopre, un amore non meglio definito per suo marito e una grande passione per gli oggetti di antiquariato. Nulla viene detto riguardo la sua posizione sulla guerra in Vietnam o altre tematiche brucianti, pare quasi che la vedova sia ignara del mondo che la circonda e l’unico momento in cui prende posizione è uno dei più problematici del film (che tuttavia non viene più affrontato) ovvero quando afferma che uno degli obiettivi del marito fosse quello di eliminare il comunismo dagli USA, sottintendendo come Kennedy e lei stessa fossero a favore del Maccartismo. A questo poi va in parallelo uno sfiancante paragone con Lincoln che non si capisce bene su che basi si regga e più in generale vi è una continua esaltazione delle virtù morali e politiche della famiglia Kennedy e della sua grandezza, indissolubilmente legata agli ideali americani (nel film inscalfibili e inscalfiti dagli avvenimenti).
Sembra quasi di trovarsi di fronte a un ottimo film su commissione della famiglia Kennedy stessa, non esattamente quello che ci si aspetterebbe affrontando l’opera di un regista come Larrain che in questo caso mette in scena una tragedia in tono minore.