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Recensione – Ahsoka 1×01-1×02: Maestro e Apprendista / Lavoro e Fatica

Recensione dei primi episodi di Ahsoka

SCHEDA DELLA SERIE

Titolo della serie: Ahsoka
Genere: Sci-Fi, Fantasy
Anno: 2023
Durata media: 50 minuti 
Regia: Dave Filoni, Steph Green
Sceneggiatura: Dave Filoni
Cast: Rosario Dawson, Natasha Liu Bordizzo, Mary Elizabeth Winstead, David Tennant, Ray Stevenson, Ivanna Sakhn
Colonna Sonora: Kevin Kiner
Paese di produzione: Stati Uniti

L’universo di Star Wars continua ad espandersi: in attesa del capitolo conclusivo che approderà al cinema, Dave Filoni torna sul piccolo schermo per continuare il Mandoverse attraverso la serie televisiva “Ahsoka“, della quale sono stati rilasciati i primi due episodi su Disney Plus!

La trama di Ashoka 1×01 e 1×02

La trama della serie non solo continua le vicende affrontate in “The Mandalorian“, ma introduce anche degli importanti collegamenti con “Star Wars: Rebels” ed è la seguente:

Ahsoka, jedi ed ex apprendista di Anakin Skywalker, è riuscita a raccogliere degli importanti indizi per trovare il Grande Ammiraglio Thrawn, un feroce alleato dell’impero caduto fortemente richiesti dai sostenitori rimasti. Per evitare una nuova guerra ed il ritorno della dittatura, alimentata dall’arrivo di quelli che sembrano dei misteriosi Sith, Ahsoka chiede aiuto alla ribelle Sabine Wren, sua ex apprendista con la quale ha incrinato i rapporti.”

Il primo episodio di Ahsoka

La recensione dei primi due episodi di Ahsoka

Dal punto di vista visivo, “Ashoka” è l’ennesimo tassello che dimostra che le serie televisive della LucasFilm su Disney Plus riescono a portare l’aria di colossal sul piccolo schermo facendo respirare la visione di qualcosa di altamente spettacolare (con l’eccezione di “Obi-Wan”): non solo Filoni riconferma di saper scegliere delle inquadrature capaci di dare la giusta espressione ai personaggi ed all’ambiente che li circondano, attraverso dei dettagli in cui sono rappresentate tutte le loro incertezze senza eccessivi didascalismi, ma l’impianto visivo è assolutamente perfetto: le scenografie sono di grande livello e gli effetti sono altamente convincenti, sia quelli visivi che quelli analogici (Huyang è probabilmente uno dei robot più belli che la saga ideata da Lucas abbia mai partorito).

L’autore è davvero abile soprattutto nel catturare le sensazioni che provano i protagonisti dell’opera, dove i silenzi inseriti nei loro sguardi permettono di fare comprendere allo spettatore tutti i loro disagi e tutte le loro tensioni. Da questo punto di vista la serie riesce ad accogliere per bene anche chi non ha mai visto le opere animate di Star Wars (diversi personaggi vengono direttamente da “Rebels”), con elementi del passato che possono si essere approfonditi recuperando i prodotti, ma che sono impostati come base narrativa presente in molte altre opere originali, in modo che anche lo spettatore più estraneo possa intuire cosa sia successo. Anche la recitazione degli attori scelti è di ottimo livello ed oltre alla già lodata performance di Rosario Dawson, è da tenere d’occhio anche Natasha Liu Bordizzo.

Paura e rabbia

Entrambi gli episodi risultano essere molto interessanti per il rapporto tra Ahsoka e Sabine: le dinamiche tra maestro e apprendista non riprendono le caratteristiche della trilogia originale o della trilogia prequel, in cui il giovane impulsivo deve seguire le direttive del maestro saggio e illuminante, ma ricorda di più il rapporto più fragile presentato tra Rey e Luke in “Star Wars: Gli Ultimi Jedi“. L’impulsività di Sabine come ragazza ribelle e testarda perché preferisce chiudersi in sé stessa piuttosto che esternare le proprie delusioni del passato è sicuramente evidente, ma è interessante notare come Ahsoka venga mostrata come una donna che non è abituata a comunicare ed è carica di difficoltà nel farsi ascoltare. L’incomunicabilità, dettata dalla paura del fallimento, è estremamente evidente e rende i personaggi molto empatici. Ancora più interessante è l’uso che viene fatto degli amici delle due protagoniste: Hera Syndulla e Huyang le esortano continuamente a parlarsi e ad agire, facendo da ponte e spiegando le loro paure nascoste e mai esternate. Gli episodi quindi non solo mostrano la grande importanza della comunicazione, ma anche come la compagnia ed il sostegno possa essere una componente importante della propria crescita.

Ahsoka: maestro e apprendista

La paura dei personaggi va in parallelo con la paura crescente seminata durante il racconto che riguarda il ritorno di un nuovo impero. L’infiltrazione, già raccontata egregiamente in “The Mandalorian”, evidenzia come il male della dittatura non possa scomparire da un giorno all’altro semplicemente perché la repubblica riesce a vincere la guerra. La rabbia da parte degli sconfitti è come un veleno che cosparge le basi in maniera silenziosa, perché anche nella tranquillità nella pace, il male attende di essere risvegliato per colpire al momento giusto. La minaccia di Thrawn riesce quindi ad essere percepita come qualcosa di estremamente temibile, non solo per chi conosce il personaggio dalle serie animate, ma soprattutto per la preparazione al suo imminente arrivo. La cosa ancora più interessante è il significato che si da all’amore per la dittatura anche da parte dei servitori: questi ultimi infatti non vogliono il ritorno dell’impero perché amano i loro sovrani, ma perché nelle loro posizioni possono prosciugare più facilmente gli altri cittadini, diventando più ricchi e più potenti. Tra i repubblicani e gli imperiali, i secondi appaiono come delle persone che non hanno dei veri ideali, ma seguono solamente i propri impulsi egoistici, attaccando quando meno ce lo si aspetta ed agendo lentamente.

Con questi primi due episodi, “Ahsoka” si rivela essere una serie che promette una forte componente epica, richiamando ad atmosfere che sanno ben equilibrare il pathos, l’azione e la commedia. Tra duelli con spade e battaglie interiori ricche di profondità, l’inizio si rivela essere davvero efficace, aspettando di conoscere l’evoluzione negli episodi successivi.

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