Articolo pubblicato il 6 Aprile 2025 da Giovanni Urgnani
SCHEDA DEL FILM
Titolo del film: Ant-Man
Genere: Azione, Supereroistico, Commedia
Anno: 2015
Durata: 117′
Regia: Peyton Reed
Sceneggiatura: Edgar Wright, Joe Cornish, Adam McKay, Paul Rudd
Cast: Paul Rudd, Michael Douglas, Evangeline Lilly, Michael Pena, Corey Stoll
Fotografia: Russell Carpenter
Montaggio: Dan Lebental, Colby Parker Jr.
Colonna Sonora: Christophe Beck
Paese di produzione: Stati Uniti d’America
Uno dei supereroi più iconici del nutrito roster della Marvel approda sul grande schermo nel 2015, con una commedia supereroistica dai buoni sentimenti infarcita da un alto tasso di spettacolarità. Ecco la recensione di Ant-Man, dodicesimo film del Marvel Cinematic Universe diretto da Peyton Reed con Paul Rudd, Michael Douglas, Evangeline Lilly, Michael Pena e Corey Stoll.
La trama di Ant-Man, film diretto da Peyton Reed
Di seguito la trama di Ant-Man, primo film solista dedicato alle gesta dell’Uomo Formica della Marvel:
“Nel 1989 lo scienziato Hank Pym (Micheal Douglas) si dimette dallo S.H.I.E.L.D. dopo aver scoperto che l’agenzia ha tentato di replicare la sua formula per il restringimento, le Particelle Pym. Hank crede che la sua tecnologia sia pericolosa e giura di tenerla segreta. Nel presente, alcuni mesi dopo gli eventi di Sokovia, Pym è stato costretto a lasciare la propria azienda a sua figlia, Hope van Dyne (Evangeline Lilly), e al suo ex pupillo, Darren Cross (Corey Stoll). Quest’ultimo è vicino a perfezionare una tuta di contrazione di sua creazione, chiamata il Calabrone, che intende usare per scopi militari.
Intanto Scott Lang (Paul Rudd), ex-ingegnere elettronico, viene scarcerato dalla prigione ed è intenzionato a cominciare una nuova vita. Incapace di tenersi un lavoro a causa della sua fedina penale, Lang accetta di unirsi alla banda del suo migliore amico Luis (Michael Pena), per commettere un furto a casa di un vecchio ricco. Lang, grazie alle sue abili doti, irrompe in casa e apre la cassaforte, ma all’interno trova solo una strana tuta, che porta a casa. Dopo averla provata, Lang si restringe accidentalmente alle dimensioni di un insetto. Terrorizzato da questa esperienza, Lang riporta il costume nella casa, ma viene arrestato. Pym, il proprietario della casa, fa visita a Lang e lo aiuta a fuggire dalla cella con l’aiuto delle formiche. Nella sua casa, Pym rivela di osservare Scott da tempo e di avergli fatto rubare e provare la sua tuta, in modo che possa diventare il nuovo “Ant-Man” e rubare il Calabrone a Cross.”

La recensione di Ant-Man, il film conclusivo della Fase Due del MCU
Nato dalla mente vulcanica di Stan Lee e di Larry Lieber e dalla solita matita del gigante Jack Kirby, Ant-Man esordisce nel 1962 nel roster variegato della Marvel, inizialmente come eroe in solitaria per poi unirsi ai Vendicatori (insieme alla moglie Wasp) l’anno successivo come uno dei cinque membri fondatori del gruppo. L’ingresso nel Marvel Cinematic Universe era, quindi, solamente una questione di tempo: Hank Pym e il secondo Uomo Formica fumettistico, Scott Lang, prendono vita in un soggetto e sceneggiatura ad opera del regista britannico Edgar Wright, che con l’aiuto del suo partner creativo Joe Cornish viene incaricato di scrivere lo script di Ant-Man nel 2007, un anno prima l’uscita cinematografica di Iron Man. Fu solo nel 2014 che il regista della Trilogia del Cornetto abbandonò il timone del film passando la palla al mestierante Peyton Reed (Yes Man): le divergenze creative dovute al collocamento del film nella continuity del MCU, con Wright che voleva fare di Ant-Man uno stand-alone senza riferimenti all’universo condiviso, fecero la differenza per l’interruzione della collaborazione tra Wright e il mammasantissima dei Marvel Studios, Kevin Feige.
Tuttavia le idee alla base del soggetto-sceneggiatura del duo Wright-Cornish non vennero scartate ma rimaneggiate da Adam McKay (premio Oscar nel 2016 per lo script de La grande scommessa, di cui è anche regista) e da Paul Rudd. Il protagonista del film ha personalmente plasmato il personaggio di Scott Lang a sua immagine e somiglianza: Lang nel suo essere ladro, gentiluomo e padre di famiglia, è anche una persona ironica e palesemente spaesata in questo nuovo ruolo da supereroe che, suo malgrado e per il bene della figlia Cassie, è costretto ad accettare. Le dinamiche familiari e personali dei personaggi portati in scena da Peyton Reed sono la colonna portante di un film che fa dell’humor la sua arma principale, pur non dimenticandosi il setting supereroistico da moderno cinecomic proposto in modo leggero anche in chiave heist movie. Ant-Man si basa esclusivamente su una rapina e sulla preparazione ad essa, con situazioni di delirio assoluto (come l’addestramento di Scott per mano di Hope Van Dyne) intervallate da sani momenti divertenti che trasformano il film di Reed in una pura commedia d’intrattenimento, che funziona come sia come origin story per un personaggio dai poteri particolari ma anche come collante per il futuro del Marvel Cinematic Universe.
Se la scrittura dei personaggi funziona perfettamente, a farne le spese purtroppo è una messa in scena troppo scolastica e con ben pochi guizzi registici. Peyton Reed, da sempre modesto mestierante, dirige con mano ferma anche le sequenze d’azione più pompose ed esagerate, ma non ha nelle corde quella follia necessaria per portare su schermo un eroe così particolare, limitandosi per l’appunto al mestiere senza mai eccellere come probabilmente avrebbe fatto Edgar Wright, regista di ben altra caratura. A non funzionare è anche, come consuetudine, il cattivo del film: al netto di un’ottima caratterizzazione dei protagonisti, Darren Cross/Calabrone è il solito villain monodimensionale a cui il Marvel Cinematic Universe è tanto affezionato: non spaventa, non convince nelle sue (poche) motivazioni ed è esageratamente caricato nell’interpretazione da un Corey Stoll fin troppo sopra le righe: in questo suo essere allievo tradito dal grande maestro di sempre (il sempre ottimo Michael Douglas) il Calabrone si riduce ad una nemesi copia/incolla di Ant-Man, con il quale avrà da scambiarsi i guantoni in una delle boss fight (questo va detto) più ispirate delle prime due Fasi del MCU.

Dove poter vedere Ant-Man in streaming
Il dodicesimo film del Marvel Cinematic Universe, l’ultimo della cosiddetta Fase Due, è una pellicola che si allontana (inizialmente) dai classici stereotipi del genere cinefumettistico per poi tornare sui soliti binari già percorsi nel MCU in una storia d’origini divertente e altamente ritmata. A farla da padrone è la componente umana più che quella supereroistica: tutte le interazioni tra i personaggi (tra cui un delirante, in senso buono, Michael Pena) fanno il loro dovere ed intrattengono, in un film che funziona come progetto stand-alone pur essendo ben impiantato nel grande giardino del MCU. Purtroppo una regia di mestiere ed un villain fin troppo banale non elevano l’esordio dell’Uomo Formica a capolavoro assoluto del genere, tuttavia Ant-Man rimane un perfetto esempio su come si può costruire una storia di origini strizzando l’occhio anche al pubblico occasionale, che potrebbe trovare in questo primo film solista un prodotto ben congegnato e con poche pretese.