Articolo pubblicato il 30 Agosto 2023 da Andrea Barone
SCHEDA DEL FILM
Titolo del film: Estate Romana
Genere: Commedia, Drammatico
Anno: 2000
Durata: 90 min
Regia: Matteo Garrone
Sceneggiatura: Massimo Gaudioso, Matteo Garrone, Attilio Caselli
Cast: Rossella Or, Salvatore Sansone, Monica Nappo, Victor Cavallo, Simone Carella
Fotografia: Gian Enrico Biacchi
Montaggio: Marco Spoletini
Colonna Sonora: Banda Osiris
Paese di produzione: Italia
Matteo Garrone, dopo aver trattato l’emarginazione straniera nei suoi primi lavori, per la prima volta entra nell’emarginazione individuale, rappresentando l’italiano medio disilluso con “Estate Romana“. Con questo lungometraggio si continua la retrospettiva del regista.
La trama di Estate Romana, diretto da Matteo Garrone
Il motivo per cui l’emarginazione individuale emerge sta nel cambiamento del soggetto, evidenziato attraverso la trama:
“Nel quartiere Esquilino di Roma, durante il periodo del Giubileo del 2000, tre giovani artisti ambiziosi e senza soldi tentano di sbarcare il lunario mentre vivono una serie di avventure dal sapore tragico e comico allo stesso tempo. Fra questi spicca la figura di Rossella, un’attrice tornata nella capitale italiana alla ricerca di un’opportunità dopo una lunga assenza dalle scene.”
La recensione di Estate Romana, diretto da Matteo Garrone
La regia di Matteo Garrone adotta i primi piani dei personaggi accompagnati da una costante telecamera in movimento, in linea con lo stile che in futuro diventerà sempre più dominante. Il campo ed il controcampo, evidenziato dal veloce montaggio di Marco Spoletini, sottolinea sempre di più il distacco delle figure dalla realtà in cui vogliono tornare, evidenziando il loro disagio in un’ironia sempre più cinica e distruttiva. La città di Roma appare calda attraverso la fotografia di Gian Enrico Bianchi, ma allo stesso tempo il regista evidenzia la sua realtà spoglia, i suoi vuoti sempre più evidenti in una metropoli in cui tutti appaiono delle figure infinite che non hanno un punto fermo. Le musiche della Banda Osiris accolgono i personaggi con divertimento, mentre i temi lentamente diventano più diretti nel loro dolore addolcito con compassione. Un grande peccato che quella di Rossella Or sia stata la sua ultima interpretazione al cinema date le grandi potenzialità che poteva ancora esprimere davanti alla macchina da presa.

Le delusioni della bellezza ricercata
Matteo Garrone ricrea delle figure vaganti, che inseguono la città di Roma con sogni e speranze, sicuri di poter praticare la loro arte in libertà con possibilità infinite. Eppure il cammino che viene mostrato è rappresentato da persone che percorrono una metropoli grande, ma in cui è sempre più evidente lo scopo che appare confuso, indeciso, ignoto. Lo smarrimento del proprio sentiero, che parte da una base ma non sa dove finire, mette al centro l’alienazione degli italiani che non hanno alcuna possibilità di ripresa nonostante tutte le buone intenzioni. I momenti ironici presenti nel film potrebbero straniare rispetto alle atmosfere più cupe e serie che si trovano nelle opere di Garrone, ma in realtà la risata appare solo in superficie. L’ironia che l’autore usa per travolgere i protagonisti non fa altro che sottolineare la tragedia di questi ultimi, come a dire che la vita non sia altro che uno scherzo crudele. Il fato gioca costantemente a fare soffrire le anime che vagano per l’Italia, condannate ad essere infelici nonostante tutto l’impegno messo, nonostante tutta la passione creata per raggiungere degli obiettivi che per la società odierna sembra facciano ridere dal principio.
Per Matteo Garrone infatti l’artista è condannato ad essere solo: la sua costante ricerca nell’inseguire il proprio sogno sarà sempre ostacolata da dei muri che impediranno di spianare qualsiasi strada. La possibilità di potersi guadagnare il pane recitando o anche solo di potersi esprimere è un sogno…. ed il sogno non esiste in un’Italia spenta, bigotta, che ha rinunciato all’espressione non solo degli artisti, ma anche della speranza delle persone stesse in generale, già da molti anni. L’arte ed il sogno sono come l’estate, apparentemente bellissima ma che alla fine rivelano le sue reali scottature generate dal sole: se ci credi davvero, prima o poi ti bruci senza più guarire. “Estate Romana” è una bellissima rappresentazione di un’Italia che illude cittadini che sono sempre più disillusi già di loro, fino ad arrivare nella distruzione di un futuro completamente incerto.