Articolo pubblicato il 20 Febbraio 2025 da Giovanni Urgnani
Priscilla è un film scritto e diretto da Sofia Coppola, che torna a dirigere in seguito al suo ultimo lavoro On the Rocks (2020). Il biopic sull’ex moglie del cantante americano Elvis Presley è stato presentato in anteprima mondiale a #Venezia80, selezionato per il concorso ufficiale. Il lungometraggio è basato sul romanzo Elvis and Me di Priscilla Presley con Sandra Harmon. Nel cast ci sono Cailee Spaeny, Jacob Elordi, Dagmara Dominczyk, mentre la durata del film è di circa 113 minuti. Di seguito la trama e la recensione di Priscilla.Â
La trama di Priscilla, scritto e diretto da Sofia Coppola
Ecco la trama ufficiale di Priscilla, scritto e diretto da Sofia Coppola:
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“Quando l’adolescente Priscilla Beaulieu incontra a una festa Elvis Presley, l’uomo, che eÌ€ giaÌ€ una superstar del rock’n’roll, nel privato le si rivela come qualcuno di completamente diverso: un amore travolgente, un alleato nella solitudine e un amico vulnerabile. Attraverso gli occhi di Priscilla, Sofia Coppola ci racconta il lato nascosto di un grande mito americano, nel lungo corteggiamento e nel matrimonio turbolento con Elvis. Una storia iniziata in una base dell’esercito tedesco e proseguita nella sua tenuta da sogno a Graceland. Una storia fatta di amore, sogni e fama.”

La recensione di Priscilla, in concorso a Venezia 80
Sofia Coppola ha scelto sapientemente il soggetto del suo ultimo film Priscilla, il quale offre un punto di vista non ancora esplorato dal cinema. In seguito all’Elvis di Luhrmann che è incentrato sulla carriera del famoso cantante statunitense, il biopic della cineasta figlia d’arte prende un’altra strada e sancisce una rottura da quanto visto soltanto un anno fa nei cinema, concentrandosi sulla solitudine provata da Priscilla Presley durante la relazione. La struttura del film è piuttosto semplice, parte dalla sequenza in cui i due protagonisti si conoscono e si innamorano gradualmente, seppur con una certa rapidità . Dall’incipit si comprende quanto ad Elvis manchi una figura femminile di sostegno dopo la morte della madre, con la quale è risaputo avere un rapporto anche morboso. Priscilla ha rappresentato fin da subito per lui un nuovo punto di riferimento, mostrando il suo lato maschilista ed egocentrico. A più riprese le dice di restare a casa così da essere sempre disponibile all’occorrenza, facendole rinunciare a ogni tentativo di avviare una carriera.
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D’altronde, la Coppola sottolinea la sua intenzione di rendere la donna soggetto-oggetto, e la protagonista cresce più in fretta del previsto a Graceland, l’ennesima gabbia d’oro a tener prigioniera la figura femminile nella filmografia della regista statunitense. La finalità è proprio quella di mostrare Priscilla come supporto psicologico ad Elvis, un’icona pop per la musica e Hollywood. La ripetitività delle scene e la routine a metà tra il romanticismo e la tensione sottolineano il ritmo cadenzato con cui Priscilla ha vissuto, annullando la sua personalità in favore del fidanzato e futuro marito. Distratta dallo studio e imbottita di pillole, prova anche a copiare un compito in classe “vendendo” l’invito per una festa di Elvis in cambio delle risposte corrette. La demonizzazione della figura del famoso cantante è un fattore decisivo per la semantica del film, poiché in Priscilla il cantante risulta violento e antiquato, figlio dei suoi tempi naturalmente, ma anche del controllo tormentoso rivolto a lui da parte del padre e del Colonnello, figura fuori campo. Da parte sua è un netto sfogo nei confronti di Priscilla, l’unica verso cui ha un rigido e spaventosamente naturale dominio. Al netto della nobiltà degli intenti e del punto di partenza davvero interessante, la messinscena può risultare respingente perché fredda, scolastica il più delle volte.
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Inoltre c’è da dire che la recitazione non aiuta ad empatizzare; se però per interpretare Elvis Jacob Elordi deve essere effettivamente “di gesso”, Cailee Spaeny come protagonista ha sì una volto dolce e praticamente perfetto per il ruolo, ma non incide nell’esteriorizzare la malinconia come altre attrici hanno fatto nei precedenti lavori della Coppola. Tra tutte Kirsten Dunst risalta per Marie Antoinette, biopic frizzante e con uno spirito decisamente più audace per ciò che concerne la ricostruzione scenografica, dei costumi e delle allegorie. Priscilla è un film in grado di convincere inizialmente, ma ha il demerito di non riuscire a indirizzare il climax nel corso del racconto intimo. Registicamente la scelta delle inquadrature non aiuta, poiché ci sono pochi primi piani sul volto di un’attrice che, in teoria, avrebbe dovuto caricarsi sulle spalle un film delicato e importante concettualmente. In ultima analisi, se chi ben comincia è a metà dell’opera, in questa occasione l’altra metà pecca per la mancanza di intuizioni e di vitalità , e il finale non fa altro che esprimere una neutralità francamente incomprensibile, anche troppo pacata per i toni che in determinati punti sono presenti. La chiusura è netta, apparentemente velocizzata.