Articolo pubblicato il 24 Settembre 2023 da Andrea Barone
SCHEDA DELLA SERIE:
Titolo della serie: Ahsoka
Genere: Sci-Fi, Fantasy
Anno: 2023
Durata: 50 min
Regia: Jennifer Getzinger
Sceneggiatura: Dave Filoni
Cast: Rosario Dawson, Natasha Liu Bordizzo, Lars Mikkelsen, Eman Esfandi, Ray Stevenson, Ivanna Sakhno
Colonna Sonora: Kevin Kiner
Paese di produzione: Stati Uniti D’America
La serie TV “Ahsoka” non accenna a fermarsi, continuando sempre di più ad espandere i suoi personaggi provenienti dalle serie animate, per fonderli con l’immaginario collettivo legato ai film di Star Wars, ma ci sarà riuscita anche stavolta? Dopo aver analizzato l’eccellente quinto episodio, ecco la recensione di “Lontano, Lontano“, disponibile ora su Disney Plus.
La trama di Ahsoka 1×06
Ahsoka continua il suo viaggio per andare a salvare Sabine, lasciandosi trasportare dai Purrgirl, creature spaziali che sono dirette a Peridea. Nel frattempo Sabine, prigioniera di Baylan Skoll, ha dovuto inerme assistere al ritorno del Grand’Ammiraglio Thrawn, il quale presto partirà per fuggire dal pianeta grazie all’aiuto dei suoi nuovi alleati, pronto a dichiarare nuovamente guerra alla Repubblica. Nonostante tutto, Sabine parte per cercare finalmente di trovare il suo perduto amico Ezra.

La recensione del sesto episodio di Ahsoka: Lontano, Lontano
Sul lato tecnico, l’episodio risulta essere il più debole tra quelli usciti fino ad ora, a causa di un problematico utilizzo degli effetti visivi altalenante: stavolta gli sfondi dello Stagecraft sono decisamente più visibili in alcuni punti, con gli attori che sembrano quasi scollegati dall’ambiente in cui si trovano. Anche gli animatronics tentennano un po’ in particolari sequenze, risultando scattosi in maniera non naturale. Come però è stato detto dall’inizio, tali problematiche si alternano ad altri espedienti visivi notevoli, perché non mancano delle scene con momenti mozzafiato, come per esempio i Purrgirl che sembrano quasi fusi con lo spazio mentre viaggiano, ottenendo un risultato visivo bellissimo, così come le creature Noti che sono realizzati con un uso della suitmation strepitoso. Inoltre risultano davvero meravigliose le streghe di Dathomir al servizio di Thrawn, le quali sono un chiarissimo riferimento alle Bene Gesserit che sono al servizio dell’imperatore nella saga di “Dune“.
Se gli attori continuano a confermare la loro eccellente bravura (aver perso Ray Stevenson è un’amarezza atroce dato quello che avrebbe potuto continuare a dare), non si può evitare di spendere due parole su Lars Mikkelsen, il quale finalmente torna ad interpretare il Grand’Ammiraglio Thrawn dai tempi di “Star Wars Rebels“, ma stavolta prestandogli anche il volto in carne ed ossa con un trucco magistrale. I suoi sguardi così sicuri e autoritari, apparentemente calmi, evidenziano una glacialità che penetra all’interno dei suoi seguaci e dei suoi nemici, incutendo timore in ogni singolo primo piano. Non si mettono in discussioni le straordinarie interpretazioni date da Ian McDiarmid e da Andy Serkis negli anni passati, ma si può forse dire che mai prima d’ora un concetto visivo di Star Wars si era mai avvicinato così tanto al modello del dittatore reale perfetto: una manifestazione fiera ed elegante del proprio potere attraverso l’uniforme e attraverso la diplomazia delle parole, ma che al minimo battito di ciglia evidenzia una straordinaria ed inquietante ferocia.
Il viaggio della speranza
All’inizio dell’episodio, per la prima volta in un prodotto di Star Wars, i personaggi citano l’iconica frase “Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana…“ per cominciare a narrare antiche storie dei Jedi, selezionandole anche in parti, così come i film di Star Wars sono sempre stati divisi in episodi. Questo tocco metanarrativo vuole evidenziare che ogni storia che viene raccontata rispecchia un nuovo percorso che gli eroi intraprendono per crescere ed imparare da ciò, così come Ahsoka, pur essendo sicura che la scelta di Sabine sia sbagliata, vacilla ancora di fronte ai dubbi posti da Huyang, il quale le dice che forse determinate azioni non sono così scontate come lei crede. Il viaggio di Ahsoka, nonostante la sua lezione imparata nell’episodio precedente, è ancora tanto lungo e può rivelare nuove strade che le possono forse aprire la mente inseguendo i suoi cari, così come le storie di Star Wars sono state sia fonte di ispirazione che di formazione per tanti spettatori e tanti autori nel corso dei decenni.

Questo discorso continua ad essere affascinante in un contrasto creato dal maestro oscuro Baylan Skoll, il quale dichiara che, dopo aver studiato la storia, ha notato numerosi eventi che nel corso degli eventi hanno continuato a ripetersi senza sosta: ad ogni repubblica segue un impero, ad ogni impero segue una ribellione, ad ogni ribellione segue il ritorno dell’impero dopo la prosperità. In ogni periodo c’è sempre il ritorno del sangue e occorre cogliere l’attimo dopo aver studiato ogni mossa per salire sempre al tavolo dei vincitori. Dopo aver visto i Jedi sterminati da Dart Vader e da Anakin, Skoll non crede più a nulla se non alla supremazia del potere, pur avendo ancora un briciolo d’onore rimastogli dal suo passato da Jedi. Skoll crede di avere già imparato tutto e per questo non ha più alcuna speranza, concetto che tramanda anche alla sua assetata allieva Shin Hati. Tra le sicurezze di Ahsoka Tano e Baylan Skoll, viene messo al centro il viaggio intrapreso da Sabine, che mai prima d’ora aveva ottenuto così tanto spazio nella serie, pur essendo uno dei suoi personaggi più importanti.
La forza di volontà nel ritrovare Ezra, nonostante, come fatto notare da Thrawn, rischi di mettere a repentaglio tutta la galassia, è evidenziata per tutto il tempo come una volontà irrazionale che acceca gli uomini da qualsiasi obiettivo. Eppure il viaggio di Sabine, mostrato come un’eroica avventuriera western in pianure deserte che si difende dai banditi a colpi di spade laser, la quale messinscena richiama nuovamente ai combattimenti dei samurai (altri viaggiatori solitari che accrescono il loro animo inseguendo il loro obiettivo), non può evitare di coinvolgere e di risultare affascinante. Sabine non è una Sith accecata dalla sua impulsività, ma anzi, è paziente e si lascia coinvolgere dalle creature del posto, le quali non solo richiamano alle scene più divertenti che tanto sono state amate in Star Wars (è impossibile non pensare agli Ewok), ma si rifanno nuovamente al linguaggio animato: le dinamiche comunicative tra Sabine e la creatura a quattro zampe che cavalca richiamano alle serie animate in cui gli animali domestici sembrano quasi parlare come gli esseri umani pur emettendo soltanto dei versi.
Non si sa se, dopo il ritrovamento di Ezra, le azioni di Thrawn distruggeranno tutto e Sabine avrà alla fine commesso un terribile errore, ma una cosa è certa: lei non abbandonerà mai il suo amico per nessun motivo esistente nella galassia. La sua determinazione le permette di scoprire nuove persone e di imparare a muoversi in un pianeta sconosciuto, accrescendo le sue abilità ed il suo animo. Dave Filoni sta dicendo ancora una volta che la determinazione di inseguire le persone che amiamo non deve essere mai un segno di debolezza, anche quando tutto sembra completamente irrazionale e, apparentemente, incomprensibile sia agli occhi dei nemici (Thrawn) che agli occhi degli amici ancora ignari (Ahsoka). Sabine non ha mai perso la speranza nel rivedere Ezra, così come Ezra non ha mai perso la speranza in Sabine dal giorno in cui non ha più potuto vederla… e questa speranza lo ha fatto rimanere sorridente per tutto il tempo. Sarà la speranza a salvare, così come questo ultimo episodio di “Ahsoka” ha dimostrato ancora una volta perché vale la pena lottare, continuando questa magnifica epopea.