Cerca
Close this search box.

Permanent Vacation è un racconto di formazione tra solitudine e jazz

Permanent Vacation è il film d’esordio del regista statunitense Jim Jarmusch, uscito nel 1980, in cui già emergono quelli che sono gli aspetti caratterizzanti la sua fimografia: la solitudine e la passione per la musica jazz.
Permanent Vacation: di seguito la recensione del film di esordio di Jarmusch

SCHEDA DEL FILM

Titolo del film: Permenant Vacation
Genere: Commedia, drammatico
Anno: 1980
Durata: 75′
Regia: Jim Jarmusch
Sceneggiatura: Jim Jarmusch
Cast: Chris Parker, Leila Gastil, Sara Driver, Charlie Spademan, Jane Fire, Ruth Bolton, Evelyn Smith, Lisa Rosen, Richard Boes, John Lurie, Maria Duval, Frankie Faison, Eric Mitchell
Fotografia: James A. Lebovitz
Montaggio: Jim Jarmusch
Colonna Sonora: Jim Jarmusch, John Lurie
Paese di produzione: Stati Uniti

Permanent Vacation è il film di esordio, uscito nel 1980, del regista statunitense Jim Jarmusch. Conosciuto per le sue atmosfere noir che spaziano dalla commedia al dramma, dal sentimentale all’horror, con la sua opera Jarmusch propone una nuova tipologia di cinema in cui poter decostruire e giocare con tutti questi generi senza mai peccare di manierismi o superbia. Qui di seguito la trama e la recensione del film.

La trama di Permanent Vacation, diretto da Jim Jarmusch

Aloysious “Allie” Christopher Parker (Charlie Parker), un ragazzo che vive nella New York di fine anni ‘70, nutre una spropositata passione per il celebre sassofonista statunitense jazz, nonché suo quasi omonimo, Charlie Christopher Parker. Sentendo che nessun luogo gli appartiene, Allie inizierà a vagabondare per le strade della città, incontrando così vari personaggi che scandiranno il suo percorso di crisi esistenziale verso una via di fuga.

Permanent Vacation: di seguito la recensione del film di esordio di Jarmusch

La recensione di Permanent Vacation, nella mente di un giovane inetto

Nato come progetto di tesi di laurea quando studiava alla New York University, in Permanent Vacation Jim Jarmusch cavalca l’onda di una triplice omonimia tra l’attore, il personaggio che interpreta e l’idolo da quest’ultimo venerato. Questo primo lungometraggio può essere definito come un Bildungsfilm, ossia il racconto di formazione di un ragazzo che dichiara esplicitamente di voler narrare in prima persona la sua storia, o almeno parte di essa. Come in un flusso di coscienza, lo spettatore si ritrova catapultato nella mente del protagonista e ascolta ogni pensiero che gli passa per la testa, fino ad accompagnarlo nel suo percorso di crescita personale. Scopriamo dunque che quando era piccolo, il padre di Allie ha abbandonato lui e sua madre dopo che la loro casa è stata rasa al suolo da un bombardamento. Da quel giorno la madre, caduta in una depressione post traumatica, si trova ricoverata presso un istituto che si occupa di malattie psichiatriche. 

 

Se in un primo momento sembra voler scappare dal suo passato, Allie è invece determinato ad affrontare tutto ciò che lo porterebbe a una stasi. Così, lo vediamo tornare tra le rovine della casa in cui era nato, per poi far visita a sua madre che non vedeva da un anno. Ogni luogo, dunque, rappresenta per Allie una persona, un ricordo, una parte di se stesso. Persino l’appartamento in cui vive, con pochi ma essenziali oggetti, è un suo riflesso: un materasso sul pavimento su cui dormire, uno specchio sorretto su uno sgabello per sistemarsi i capelli con il pettine. Tuttavia, l’oggetto che più di tutti costituisce il cuore pulsante della sua camera è il giradischi, grazie al quale può ascoltare e ballare volteggiando sulle note di Charlie Parker. La vita di Allie è così scandita dalla musica, dai libri di cui interrompe la lettura perché annoiato, ma soprattutto da un continuo girovagare.

Permanent Vacation: la parabola di un eterno vagabondo 

“La città che non dorme mai”, come cantava Frank Sinatra, fa interamente da sfondo in questo primo lungometraggio di Jim Jarmusch del 1980. New York e Allie possono essere così definiti come i due veri e unici protagonisti, anche in virtù del fatto che il film non vanta di una quantità numerica di personaggi. Fin dall’inizio, la città si presenta come personificata, tramite un effetto di slow motion, in tutte le sue contraddizioni, fra le strade affollate animate dal brusio dei passanti e i vicoli desolati silenziosi di Manhattan. In questa peculiare alternanza di opposti, vediamo Allie fare la sua prima comparsa sullo schermo mentre cammina incessantemente per le strade della città, schioccando le dita al ritmo di una melodia jazz di un sax. Allie è un ragazzo di strada, dall’aspetto esile e slanciato, come se la sua irrequietezza interiore arrivasse a logorare persino la sua corporatura. 

  

La consonanza tra luogo e personaggio è presto realizzata: Allie trascorre le sue giornate, persino le notti insonni, a errare senza una meta nella labirintica  New York. Nel suo incessante vagare, Allie incontra alcune figure peculiari che incarnano, ciascuna a modo suo, una declinazione di solitudine differente. Persino le musiche scelte come accompagnamento di sottofondo, naturalmente jazz, rispecchiano l’interiorità di Allie, risultando così misteriose e talvolta perturbanti, da catapultare lo spettatore in un’atmosfera quasi lynchiana. In mezzo a questo dilagare di solitudini, Allie condivide il desiderio di vivere il più velocemente possibile e morire giovane con indosso un completo bianco, esattamente come il suo idolo Charlie Parker. Allie si fa così portavoce di una grande ma impercettibile verità: al mondo siamo tutti quanti soli e per fuggire da questo pensiero, a volte è preferibile lasciarsi trasportare in un continuo movimento e così ancora una volta partire.

 

Permanent Vacation di Jim Jarmusch può dirsi un esordio riuscito a tutti gli effetti, soprattutto per il modo raffinato in cui rappresenta l’inadeguatezza esistenziale di un giovane e la sua determinatezza, non di trovare il suo posto nel mondo, ma al contrario di conservare intatto il suo perpetuo vagabondare.

Voto:
3.5/5
Bruno Santini
3/5
0,0
Rated 0,0 out of 5
0,0 su 5 stelle (basato su 0 recensioni)
Permanent Vacation (1980) Jim Jarmusch
Permanent Vacation
Permanent Vacation

Permanent Vacation è il racconto di un giovane ragazzo ossessionato dal sassofonista Charlie Parker che vagabonda per le strade di New York alla ricerca di se stesso.

Voto del redattore:

7 / 10

Data di rilascio:

06/05/1981

Regia:

Jim Jarmusch

Cast:

Chris Parker, Leila Gastil, Richard Boes, Sara Driver, John Lurie, Eric Mitchell, Lisa Rosen, María Duval, Frankie Faison, Ruth Bolton, Jane Fire, Suzanne Fletcher, Chris Hameon, Felice Rosser, Evelyn Smith, Charlie Spademan

Genere:

Drammatico

PRO

La narrazione in prima persona come flusso di coscienza
La consonanza tra personaggio e luoghi
Le tematiche quali l’inadeguatezza giovanile
Nessuno