Recensione – Inu-Oh, il nuovo film di Masaaki Yuasa presentato in anteprima a Venezia78

Masaaki Yuasa è tornato alla regia e lo ha fatto alla grande: Inu-Oh arriva finalmente nelle sale italiane.
Ecco la recensione di Inu-Oh, di Masaaki Yuasa

Articolo pubblicato il 28 Dicembre 2023 da Gabriele Maccauro

SCHEDA DEL FILM

Titolo: Inu-Oh

Genere: Animazione, Storico

Anno: 2021

Durata: 98’

Regia: Masaaki Yuasa

Sceneggiatura: Akiko Nogi

Cast/Doppiatori: Avu-Chan, Mirai Moriyama, Tasuku Emoto, Kenjiro Tsuda, Yutaka Matsushige

Fotografia: Yoshihiro Sekiya

Montaggio: Kiyoshi Hirose

Character Design: Taiyo Matsumoto

Sfondi: Hideki Nakamura

Colonna Sonora: Otomo Yoshihide

Paese di Produzione: Giappone

La recensione di Inu-Oh, il nuovo film del regista giapponese Masaaki Yuasa (Mindgame, The Tatami Galaxy) presentato in anteprima alla 78esima edizione della Mostra Internazionale D’arte Cinematografica di Venezia nella sezione Orizzonti e che verrà finalmente distribuito nelle sale italiane a partire dal 12 ottobre grazie a Hikari e Double Line. Di seguito, ecco trama e recensione di Inu-Oh.

La trama di Inu-oh, il nuovo film di Masaaki Yuasa

Come di consueto, prima di passare all’analisi e recensione del film, ecco la trama di Inu-Oh, il nuovo film di Masaaki Yuasa. La sinossi del film recita così: “Giappone medievale, periodo Muromachi (1336-1573). Inu-oh (interpretato da Avu-chan, cantante del popolare gruppo fashion punk Queen Bee, alla sua prima incursione nel doppiaggio) è un artista antesignano del moderno teatro noh. Nato con caratteristiche fisiche anomale, cresciuto all’aperto come un cane, ha ereditato il talento del padre per il teatro ed è in grado di usare le sue peculiari caratteristiche fisiche per danzare in modo innovativo. Tomona (a cui dà voce l’attore e ballerino Mirai Moriyama) è un monaco suonatore di biwa, vittima di una maledizione che lo ha reso orfano di padre e cieco. I due si incontrano nella capitale Kyoto e iniziano a esibirsi insieme. Con i loro spettacoli, che infrangono le regole delle arti tradizionali, diventano le pop star di una nuova èra e in breve tempo le folle impazziscono per loro. Cosa sarebbe successo se l’hip-hop, la musica rock e i febbrili festival musicali all’aperto fossero esistiti nel Giappone del XIV secolo?”

Ecco la recensione di Inu-Oh, di Masaaki Yuasa

La recensione di Inu-oh, diretto da Masaaki Yuasa

È fondamentale chiarire da subito una cosa: l’animazione non è un genere ma una tecnica e, in quanto tale, può essere utilizzata per raccontare ogni tipo di storia. Si tratta di un punto che, con il tempo, sempre più persone stanno iniziando a capire, ma che evidentemente non è ancora universalmente compreso. L’esistenza di un’apposita categoria in cui i film d’animazione vengono relegati da Golden Globes o Oscar è infatti una vera e propria assurdità ed è proprio per questo motivo che discorsi come quello fatto da Guillermo Del Toro subito dopo aver vinto questo stesso premio per il suo Pinocchio sono assolutamente fondamentali. Il Giappone questa questione l’ha compresa da decenni, forse addirittura da sempre e, bisogna dirlo, non ci sono – soprattutto oggi – Disney o Pixar che tengano quando a muoversi sono i grandi autori del Sol Levante. Hayao Miyazaki, Isao Takahata ed il loro Studio Ghibli sono ovviamente l’esempio più classico da fare, considerando il fatto che anche in occidente si riconosce finalmente la loro grandezza, ma i nomi sono tantissimi ed è arrivato il momento di realizzare che autori come Satoshi Kon o Mamoru Oshii vanno messi sullo stesso piano di Steven Spielberg o Martin Scorsese. Ed ancora: Katsuhiro Otomo, Hideaki Anno, Mamoru Hosoda: bisogna iniziare a cambiare mentalità ed è ora che l’occidente si apra definitivamente all’oriente, perché da questo connubio possono nascere solamente grandi opere d’arte. Tra i tanti nomi citati, un altro autore di importanza capitale è senza il minimo dubbio lo stesso Masaaki Yuasa che, dopo aver realizzato un capolavoro assoluto – capolavoro della storia del cinema, non del cinema d’animazione – come Mindgame, è tornato con un nuovo lungometraggio, il quinto della sua carriera: Inu-Oh.

 

Con Inu-Oh, Masaaki Yuasa realizza un’opera a suo modo epocale, che viene finalmente distribuita in Italia a partire dal 12 ottobre grazie a Hikari e Double Line, due anni dopo la sua anteprima mondiale a Venezia78. Un film apparentemente sconclusionato che nasconde invece un grande studio alle spalle, che non si limita a riflettere sullo status del Giappone odierno attraverso una storia del suo periodo feudale, ma che si allarga alla popolazione di tutto il mondo tramite forse la forma d’arte che, ancor più del cinema, unisce tutti, ovvero la musica. Con Inu-Oh, Masaaki Yuasa viaggia tra spazio e tempo ed insegna a tutti i valori di uguaglianza ed amore, fondendo il Giappone feudale alla musica rock – una traccia non potrà non ricordare November Rain dei Guns N’ Roses o la musica dei Queen – l’oriente e l’occidente, il tutto con il suo stile inconfondibile e con un’animazione che, a sua volta, mescola tecniche e raggiunge livelli a dir poco strabilianti. I suoi protagonisti sono un ragazzo che perde la vista all’inizio del film e che, forse solo dopo questo avvenimento, inizia davvero a vedere e comprendere il mondo in cui vive, con un chiaro rimando alla saga di Zatoichi e, ancor più, al film di Takeshi Kitano e lo stesso Inu-Oh, da tutti considerato come un mostro ma che, proprio attraverso la musica e la danza, riuscirà a dimostrare a tutti la propria natura e come, ad essere mostri, siano tutti coloro che lo giudicano solamente in quanto diverso. 

 

Si tratta di una riflessione meravigliosa, ma di certo non originale. Ribadire questi concetti non fa mai male, ma nella storia del cinema ciò è stato fatto decine di volte. Cos’è dunque che rende Inu-Oh unico? Come sempre, a fare la differenza è l’autore e l’impronta che dà al proprio progetto. Masaaki Yuasa è un autore con la A maiuscola e riesce ad elevare tutto con il proprio stile e con un gusto eccezionale. Sì perché non c’è scelta che sia casuale nel suo lavoro ed è incredibile come, al di là della tecnica mostruosa – o meglio, delle tecniche – a rubare la scena sia proprio il modo in cui egli riesce a legare il tutto con la musica. D’altronde, prima d’ora nessuno avrebbe mai potuto pensare che Giappone feudale e glam rock fossero due mondi combinabili tra loro. Yuasa ci riesce e, nel farlo, parla di una società che, nonostante siano passati centinaia di anni dagli avvenimenti narrati, non è mai cambiata. Anziani che vedono di cattivo occhio tutto ciò che è nuovo, che è novità e che, per poter essere compreso, richiede di uscire dalla loro zona di comfort. Allo stesso tempo però – visto che fare di tutta un’erba un fascio sarebbe stupido nonché sbagliato – Yuasa ci parla anche di quegli anziani che invece non fanno altro che accusare il tempo che passa, il loro sentirsi obsoleti e la morte che incombe, ricordando in maniera incredibile il protagonista di Tateshi Danpei, grandioso film purtroppo dimenticato di Harumi Mizuho e scritto da Akira Kurosawa

 

Oltre a viaggiare tra spazio e tempo, Masaaki Yuasa sembra riuscire a creare un’opera che va talmente oltre da essere crossmediale, metacinematografica. La musica per esempio è un vero e proprio personaggio e non ci si limita ad utilizzarla come sottofondo o per pochi secondi ma vengono interpretate canzoni per la loro intera durata, con scene che superano tranquillamente i 5 minuti di durata. Tantissimo, se ci si pensa. Questo però avviene perché non si tratta tanto di un concerto quanto di una reinterpretazione del tipico teatro Noh, dove musica e teatro sono un tutt’uno e le parole servono per ricordare, perché senza conoscere il proprio passato non si potrà mai vivere il presente ed affrontare il futuro. Data dunque la sua natura, Inu-Oh diventa inno al non limitarsi mai ad essere ciò che si è, accettando magari passivamente ciò che ci accade, ma a diventare protagonisti della propria vita e cambiare, evolvere, trasformarsi sempre perché non esiste bello o brutto, è tutta un’illusione ed il futuro è ancora tutto da scrivere. Le sale in cui Inu-Oh verrà distribuito sono poche, ma l’invito è quello di controllare attentamente dove verrà proiettato e di non lasciarselo scappare per nessun motivo al mondo.

Voto:
4.5/5
Alessio Minorenti
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