Articolo pubblicato il 1 Novembre 2023 da Christian D'Avanzo
SCHEDA DEL FILM
Titolo della miniserie: La caduta della casa degli Usher
Genere: Horror
Anno: 2023
Episodi: 8Â
Creatore: Mike FlanaganÂ
Sceneggiatura: Mike Flanagan, Emmy Grinwis, Justina Ireland, Mat Johnson, Dani Parker, Rebecca Klingel, James Flanagan, Kiele SanchezÂ
Cast: Bruce Greenwood, Carla Gugino, Mary McDonnell, Carl Lumbly, Mark Hamill, Michael Trucco, T’Nia Miller, Paola Nuñez, Henry Thomas, Kyleigh Curran, Samantha Sloyan, Rahul Kohli, Kate Siegel, Sauriyan Sapkota, Zach Gilford, Willa Fitzgerald, Katie Parker, Malcolm Goodwin, Crystal Balint, Aya Furukawa, Daniel Jun, Matt Biedel, Ruth Codd, Annabeth Gish, Igby Rigney and Robert Longstreet
Fotografia: Michael FimognariÂ
Montaggio: Mike Flanagan, Ruben Sebban, Brett W. Bachman, Brian Smith
Colonna Sonora: Taylor Stewart
Paese di produzione: USA
La caduta della casa degli Usher è una miniserie tv Netflix in catalogo dal 12 ottobre 2023. Si tratta di un altro prodotto seriale creato, scritto e diretto da Mike Flanagan, autore che sulla nota piattaforma di streaming sta regalando soddisfazioni, tanto da aver generato la nascita di un vero e proprio fandom attorno alla sua poetica e al suo stile. Gli episodi che compongono la narrazione sono 8, e La caduta degli casa degli Usher si ispira all’omonimo romanzo gotico di Edgar Allan Poe. Segue la trama e la recensione (NO SPOILER) della nuova miniserie Netflix.
La trama di La caduta della casa degli Usher, miniserie Netflix creata da Mike Flanagan
Di seguito la trama di La caduta della casa degli Usher, miniserie su Netflix, creata da Mike Flanagan:
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“Roderick (Bruce Greenwood) e Madeline Usher (Mary McDonnell) sono due fratelli a capo dell’impero industriale della loro Fortunato Pharmaceuticals. Ma il loro successo e il loro benessere non è nata senza costi e compromessi. Quando i vari eredi della dinastia iniziano a morire uno dopo l’altro, le ombre del loro passato iniziano a riemergere, e soprattutto una strana donna di nome Verna (Carla Gugino) che sembra voler mettere in anno un minaccioso piano di vendetta. A indagare sulla raccapricciante vicenda interviene l’investigatore e avvocato Arthur Pym (Mark Hamill). Cosa si cela davvero dietro la caduta dell’impero degli Usher?”
La recensione (NO SPOILER) di La caduta della casa degli Usher: com’è la nuova miniserie Netflix creata da Mike Flanagan?
Mike Flanagan è ormai di casa su Netflix, a proposito di ambienti domestici da citare. Sulla famosa piattaforma di streaming legale, l’autore sta portando avanti una sua idea autoriale ed estetica, come è possibile già dedurre dalle precedenti miniserie: Hill House; The Haunting of Bly Manor; Midnight Mass. Al di là delle aspettative create attorno a questi prodotti commerciali incredibilmente interessanti e, in generale, di pregevole fattura, La caduta della casa degli Usher rappresenta invece un deciso passo indietro rispetto ai suoi predecessori. La nuova miniserie Netflix una matrice letteraria importante, ovvero il romanzo omonimo di Edgar Allan Poe; tuttavia, le atmosfere gotiche vengono immerse negli appartamenti moderni dei vari personaggi. Da questo punto di vista, infatti, l’operazione risulta piuttosto interessante nonché coerente. Ciò che delude però, è la mancanza di continuità di Flanagan, il quale in questa occasione non sfrutta al meglio il potenziale dell’opera, e non riesce ad approfondire – come in passato – l’idea del doppio e l’analisi dei problemi contemporanei.
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I dialoghi risultano stressanti, inutilmente verbosi per tutti e 8 gli episodi, nonostante lo spettatore venga messo al corrente di star assistendo ad un lunghissimo flashback narrato da Roderick Usher. I protagonisti tendono a parlarsi sopra, sputandosi addosso sentenze e inasprendo ancor di più il già pesante conflitto d’interesse. In aggiunta, gli attori tendono all’over acting, ma probabilmente è una scelta voluta da Flanagan per cercare di indurre all’emozione. L’autore stavolta si avvale anche delle citazioni shakesperiane, e a più riprese, ma non vi è traccia di funzionalità nel suddetto meccanismo. Inoltre, le conversazioni vengono riempite di argomenti sì contemporanei, ma restano in superficie senza mai essere mostrati in una scena o in una immagine e, soprattutto, non evidenziano nessuna ambiguità morale. L’Intelligenza Artificiale, la digitalizzazione, il ruolo della donna e il rispettivo cambiamento nella società odierna, l’uso dei media e dei social, il gender fluid; sono tutte intuizioni ‘parlate’ e non arricchite da alcun connotato.
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Per ciò che concerne il tema del doppio, in La caduta della casa degli Usher manca un’effettivo dilemma, una qualche proiezione che vada oltre la mera rappresentazione dell’ingombrante Io della famiglia in questione, la quale viene giudicata eticamente colpevole sin dall’inizio. La negatività di ciascun personaggio è lapalissiana, e persino quando vengono sottolineati un paio di passaggi positivi, questi ultimi risultano piuttosto ampollosi. Il bello dell’analisi è poter mettere sulla bilancia i pro e i contro di una personalità , situazione o stato sociale, ma qui pende tutto eccessivamente da un lato, e lo schema viene compreso dopo 3 episodi, tanto da avvertire la ridondanza. In un capolavoro cinematografico come Parasite, i ricchi e i poveri vengono posti su schermo in maniera neutrale, senza alcun giudizio; qui è l’esatto contrario, e si finisce per banalizzare il concetto. Non mancano le citazioni ai personaggi realmente esistenti, ai volti attuali e ai trend popolari, ma il risultato non viene spostato, anzi, proprio non se ne comprende il senso al di fuori di strappare un sorriso ai giovani spettatori.
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Certo, Mike Flanagan ha sempre un tocco elegante nella messa in scena, e l’uso dei colori associato a ogni Usher in determinate circostanze, sommato ai sinistri movimenti della macchina da presa e a un montaggio puntualissimo nel generare inquietudine, creano delle sequenze horror davvero suggestive. Ciò non basta però, perché il finale è un’accentuazione di quanto descritto: i ricchi provano a scagionarsi, ma le catene della colpa pesano come un macigno, e il conto da pagare arriva sempre. Il riassunto è tutto qua, e le difficoltà che tuttora si vivono nel presente vengono ridotte a un banalissimo elenco della spesa. In La caduta della casa degli Usher, il postmoderno soffoca la creatività di Flanagan, e il suo discorso sulla borghesia moderna è tutt’altro che di impatto in quanto non evoca nulla ma appiattisce tutto, generando una miniserie stranamente (per lui) senza empatia e vertiginosamente retorica.Â