Articolo pubblicato il 12 Ottobre 2023 da Christian D'Avanzo
La caduta della casa degli Usher è una nuova miniserie horror creata da Mike Flanagan, già autore di Midnight Mass e Hill House, opere precedenti molto apprezzate dal pubblico. Prodotto basato sul romanzo omonimo scritto da Edgar Allan Poe, ma adatta ad un contesto decisamente contemporaneo, è disponibile in streaming sul Netflix dal 12 ottobre 2023. Tra citazioni, atmosfere gotiche e un passato con cui fare i conti, bisogna fermarsi un attimo a riflettere su quello che è il finale della miniserie: di seguito si offre la spiegazione del finale di La Caduta della casa degli Usher.
Il finale di La caduta della casa degli Usher, miniserie horror su Netflix
Nel finale di La caduta della casa degli Usher, finalmente Roderick ha concluso il racconto fornito verbalmente ad Auguste Dupin, e agli spettatori con immagini in flashback. Dato che viene finalmente esplicitato l’assassino dei suoi figli, uno degli ultimi sprazzi della narrazione si concentra sulla giovane Lenore, la quale rappresenta la personificazione della bontà all’interno di una famiglia di malfattori come gli Usher. L’identità di Verna viene svelata, e combacia esattamente con il diavolo/la morte; la donna siede sul letto e spiega alla ragazzina che sua madre sopravvivrà grazie a lei, e riuscirà a salvare milioni e milioni di vita avendo avviato un’organizzazione No-Profit per contrastare la violenza domestica. Il nome che verrà dato all’azienda è proprio il suo, ovvero quello di Lenore. Addormentatasi dolcemente a seguito di un tocco della donna-morte in lacrime, la dinastia degli Usher è quasi scomparsa del tutto. Gli ultimi due rimasti in vita sono proprio Roderick e Madeline, i quali hanno ormai preso coscienza del loro destino, ricordando perfettamente un evento che avevano cercato di rimuovere dalle loro menti.
Essendo Verna fuori dal tempo e dallo spazio, nel 1980 riesce a incanalare i due fratelli al punto di incontrare entrambi faccia a faccia, avanzandogli la proposta: sarebbero riusciti a farla franca nonostante l’omicidio commesso ai danni di Rufus Griswold, ex capo dell’azienda Fortunato. La vita avrebbe sorriso ad entrambi, riempendo loro di ricchezza e felicità; tuttavia, gli Usher avrebbero pagato in seguito l’estratto conto, e con la morte non solo loro, ma di tutta la generazione ereditiera del sangue di quella famiglia. Ciò sarebbe poi avvenuto poco prima della morte di Roderick, il quale scopre nel corso del racconto di aver contratto la stessa malattia della madre, e da lì a poco sarebbe deceduto soffrendo. Durante le sequenze finali si vedono sia Roderick che Madeline arresi, però dal confronto cercano di venirne fuori puliti. Il patto col diavolo includeva anche un’altra clausola, ossia nessuno dei due poteva morire senza l’altro.
Roderick prima viene indotto da sua sorella a suicidarsi prendendo una quantità eccessiva di Ligodone, e Verna lo rianima; successivamente è Madeline ad essere avvelenata da suo fratello, che poi la celebra alla maniera egiziana. La donna si risveglia mentre Roderick e Auguste stanno conversando, e salendo le scale ricoperta di sangue, afferra il fratello alla gola e lo soffoca. La vecchia casa degli Usher crolla e i due esulano il loro ultimo respiro tra le macerie. Nel frattempo, Arthur Pym viene arrestato poiché ha rifiutato di cedere al ricatto avanzatogli da Verna; mentre è Juno ad ereditare i 4,5 miliardi derivati dall’impero degli Usher. Ma la stessa Juno, in via di disintossicazione dal Ligodone, decide di reinvestire il patrimonio per creare una nuova organizzazione chiamata Phoenix Foundation.
Nelle ultimissime scene ambientate al cimitero dove ci sono le tombe degli Usher, si vede Auguste Dupin che ha deciso di riporre lì la registrazione contenente la confessione di Roderick, allo scopo di evitare di gettare altra legna sul fuoco. L’uomo ora è consapevole che la vera ricchezza si trova a casa sua, ed è la sua famiglia. Arriva anche Verna, e posiziona degli oggetti-simbolo sulla tomba di ciascun familiare; in particolare, sono significativi le piume nere – della morte stessa – legate a una rosa per Lenore, metafora di una vita meravigliosamente vissuta seppur brevemente; poi, vi è il bicchiere dove hanno bevuto il cognac Roderick e sua sorella siglando il patto col diavolo quella notte di Capodanno nel 1980. Il voice over di Verna recita la poesia “Gli spiriti dei morti”, scritta da Edgar Allan Poe, e assume la forma di corvo per posarsi sulla tomba degli Usher, e vola via chiudendo il racconto.
La spiegazione del finale di La caduta della casa degli Usher, miniserie su Netflix creata da Mike Flanagan
In La caduta della casa degli Usher si sottolinea ogni volta l’ossessione di un personaggio che lo porta poi alla morte, anche associando un colore a ciascun membro della famiglia nel momento in cui dovrà dire addio alla vita terrena. Gli oggetti-simbolo riposti sulla tomba da Verna nel finale della miniserie, ricordano esattamente questo, eccezion fatta per Lenore, a cui è stata dedicata una metafora ben più positiva. La lettura in voice over di Verna è la poesia “Gli spiriti dei morti” di Poe, e ha la funzione di omaggiare coloro che non ci sono più, come constatato sin dal primo episodio. Tuttavia, a differenza delle altre miniserie di Mike Flanagan, in questo nuovo prodotto Netflix il monologo finale è poco ispirato, lasciandosi andare a un mero copia e incolla. Il postmoderno in La caduta della casa degli Usher si avverte eccessivamente, al punto tale da lasciar indurre a perdere ogni briciolo di creatività in favore della citazione, e lo stesso vale per l’alienante monologo finale pronunciato da Verna. Quest’ultima si è trasformata nelle colpe provate dai vari figli di Roderick Usher, tramutando la loro intima ossessione in un qualcosa di tangibile e perciò pericoloso. Quando i personaggi si specchiano o la riprendono con il telefono, comprendono di star morendo vittime del loro stesso male. Sembrano tutti soffrire per una qualche lacuna sentimentale dettata dalla figura paterna, o dal conflitto tra fratelli, oppure per le pressioni subite, ma la loro reazione è comunque spropositata e nevrotica.
La casa degli Usher crolla metaforicamente e poi fisicamente, ma ciò accade in seguito a uno scarso confronto tra i due fratelli Roderick e Madeline. Cercano di giustificare il male indotto alla società parlando di sigarette, Mc Donald’s e tanto altro, addossando le colpe ai consumatori. Inoltre, l’altra problematica viene fuori dalle parole di Auguste Dupin, il quale didascalicamente annuncia di essere più ricco degli Usher perché ha una numerosa famiglia che lo aspetta a casa. La morale della ricchezza interiore percepita come superiore rispetto alla ricchezza materiale, è messa in scena in maniera floscia, e non aggiunge alcuna riflessione ad un tema così universale. D’altronde, la negatività degli Usher come personaggi avidi, meschini ed egoisti, viene sottolineata sin dall’incipit, quindi ribadirlo anche verbalmente sul finale equivale all’ennesimo elemento ridondante. Si può persino affermare che Dupin, tra passato e presente mostrati, sembra essere uno che ingenuamente sottovaluta, e urge per lui una guida costante, come lo è Roderick nella spiegazione della caduta dell’impero Usher. Tuttavia, questo è un altro meccanismo poco brillante di una miniserie piuttosto banale e retorica nella sua spicciola crociata anticapitalista.