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Recensione – La cosa, il capolavoro fanta-horror di John Carpenter

Recensione - La cosa di John Carpenter

SCHEDA DEL FILM

Titolo del film: La cosa
Genere: Horror, Fantascienza
Anno: 1982
Durata: 109′
Regia: John Carpenter
Sceneggiatura: Bill Lancaster
Cast: Kurt Russell, Keith David, A. Wilford Brimley, T.K. Carter, Richard Masur, David Clannon
Fotografia: Dean Cundey
Montaggio: Todd C. Ramsey
Colonna Sonora: Ennio Morricone
Paese di produzione: Stati Uniti d’America

Arrivato al suo sesto film, John Carpenter mette in scena tutta l’ammirazione verso il cinema di fantascienza degli anni ’50 concependo uno dei capolavori assoluti del fanta-horror moderno. Ecco la recensione de La cosa, film del 1982 con Kurt Russell.

La trama de La cosa, diretto da John Carpenter

Di seguito la trama de La cosa, remake del film del 1951 prodotto (e co-diretto) da Howard Hawks

 

“Antartide, 1982. La quiete della base scientifica statunitense U.S. Outpost #31 viene interrotta dall’arrivo di un elicottero partito da una remota stazione di ricerca norvegese, che sta inseguendo un cane di razza siberian husky, per ucciderlo a fucilate. Gli occupanti della base assistono sgomenti alla scena che si conclude con l’esplosione dell’elicottero, colpito per sbaglio da una granata che uno dei norvegesi intendeva lanciare contro la preda. Il norvegese superstite, incapace di farsi capire dagli americani, cerca ancora di sparare al cane, ma colpisce per sbaglio uno dei componenti del team; ne nasce quindi un conflitto a fuoco e il norvegese viene ucciso. Il team statunitense non capisce cosa stia succedendo e decide di indagare sulla provenienza dell’elicottero, inviando il pilota MacReady (Kurt Russell) nei pressi della base norvegese, trovandola però deserta e ridotta in macerie. All’interno scoprono il cadavere di un suicida, documentazione sulle operazioni svolte dalla base, e un grande blocco di ghiaccio, scavato e vuoto, che lascia presagire l’esistenza di qualcosa rimasto sepolto per millenni prima di venire estratto dai ricercatori norvegesi. Una volta uscito, MacReady rinviene inoltre il ripugnante corpo carbonizzato di una creatura non identificata, con due teste fuse insieme.”

Recensione - La cosa di John Carpenter

La recensione de La cosa: l’orrore viene dai ghiacci

Il 1982 è stata un’annata cinematografica dove il buonismo di un extraterrestre sperduto sulla Terra regnava sovrano nei cinema americani, conquistando la vetta del box office a suon di milioni di dollari. John Carpenter decide di rispondere per le rime a Steven Spielberg e al suo gentile E.T. proponendo al grande pubblico un film brutale, inquietante e ossessivo. Dopo il clamoroso successo di 1997: Fuga da New York e giunto al suo sesto film, il nome di John Carpenter è sulla bocca di tutti: il cineasta americano, forte di un’importante impronta autoriale mischiata ad una visionarietà non indifferente, con i suoi primi cinque lavori è riuscito a scalare i vertici dell’industria cinematografica statunitense. Ed è proprio grazie a questo passo in avanti che il buon vecchio John riesce a dirigere il suo primo remake (con un budget più corposo rispetto ai primi film) e, contemporaneamente, primo capitolo della sua personale Trilogia dell’Apocalisse; Carpenter omaggia il suo regista preferito, il grande Howard Hawks, rifacendo il classico La cosa da un altro mondo, film di fantascienza del 1951 che a sua volta venne ispirato dall’omonimo romanzo di John W. Campbell del 1938.

 

Ovviamente il regista di Halloween non presenta al grande pubblico una copia-incolla del classico di Hawks, sebbene la glaciale ambientazione alla base del film originale suggerisca il contrario. Anzi, Carpenter riesce nell’intento di dirigere la sua versione dell’opera in modo rispettoso ma comunque personale, spostando il mood della storia su un elemento fondamentale presente fin dalle fasi iniziali della pellicola: la paranoia. L’ambiente antartico de La cosa, difatti, trasmette un senso di straniamento e di ansia totale permettendo allo spettatore di immedesimarsi facilmente col gruppo di sfortunati ricercatori protagonisti del film. Non basta il machismo e il grugno barbuto di un ottimo Kurt Russell per sconfiggere un alieno parassita mutaforma: il senso di solitudine mixato alla sfiducia reciproca è il vero perno della narrazione di un fanta-horror macabro e violento dove Carpenter finalmente alza l’asticella della violenza in un tripudio di sangue e splatter. Eppure al netto della brutalità del film, La cosa non è gratuito nella sua cattiveria visiva: con un sapiente lavoro di make-up mescolato a degli animatronics più che credibili, Carpenter trova in Rob Bottin (futuro effettista di RoboCop e Atto di Forza, entrambi di Paul Verhoeven) un braccio destro sicuro ed affidabile, riuscendo nel miracoloso intento di trasformare un autentico incubo delirante fatto di carne, sangue e altri liquidi organici (più o meno disgustosi) in tremenda realtà.

 

Gli effetti speciali del film ben si sposano con la crudele rappresentazione dell’animo umano descritta da Carpenter; da sempre il regista americano ha esplorato il subconscio dei suoi personaggi in modo viscerale e per niente didascalico, descrivendo il carattere di ognuno dei personaggi messi in scena nei suoi film con perizia e maestria. La cosa, da questo punto di vista, non fa eccezione e si conferma come l’ennesimo tassello della filmografia Carpenteriana fatta di silenzi, tensione a mille e, soprattutto, tanta atmosfera. Il già citato Kurt Russell, sulla cresta dell’onda grazie alla sua performance nei panni di Jena Plissken, è il protagonista perfetto per un film che fa del clima spoglio e glacialmente desertico del Polo Sud l’ambientazione ideale per una lotta contro una creatura apparentemente invincibile. L’alieno mutaforma che da il titolo al film non è solamente una bestia assetata di sangue come potrebbe esserlo, ad esempio, lo xenomorfo di Alien (1979). Al contrario il parassita del film di Carpenter vive per imitare il comportamento umano allo scopo di adattarsi, sopravvivere e possibilmente conquistare il pianeta con la forza della sfiducia che trasmette nel prossimo. Il punto di forza de La cosa è senza dubbio il conflitto interno che si viene a creare tra l’equipe di scienziati, medici e ricercatori della base antartica che fa da sfondo alle vicende del film, in un clima di paranoia pura dove ognuno si punta il dito contro a vicenda. Con un paio di colpi di scena ben orchestrati e qualche jumpscare contestualizzato a dovere, Carpenter mette in atto un delirante gioco al massacro puntando il dito anch’esso, questa volta però contro lo spettatore, mettendo a dura prova le emozioni di chi guarda il film in un’autentica guerra di nervi dal sapore dissacrante, ritrovandosi letteralmente a non capire quando e come La cosa colpirà i poveri malcapitati della base.

Recensione - La cosa di John Carpenter

La cosa di John Carpenter: di chi fidarsi?

L’uso spasmodico della tensione permette al regista di Halloween di fare letteralmente quello che gli pare dei protagonisti dell’opera, intrappolati in un labirinto di psicosi dove il colpevole potrebbe essere chiunque, persino il più insospettabile. Un manifesto cupo, violento e nichilista, dove la diffidenza verso il prossimo, unita alla fobia di un incontro ravvicinato tutt’altro che piacevole trasforma La cosa di John Carpenter in un autentico caposaldo del fanta-horror degli anni ’80, un capolavoro intramontabile dove la cattiveria umana fa il paio con la mentalità adattiva dell’alieno parassita protagonista. Ad impreziosire il tutto ci pensa la colonna sonora del Maestro Ennio Morricone: il compianto compositore riprende i temi elettronici tanto cari a Carpenter accompagnando la fruizione dell’opera in modo naturale e mai invasivo.

Voto:
5/5
Andrea Barone
5/5
Andrea Boggione
5/5
Christian D'Avanzo
5/5
Matteo Farina
5/5
Gabriele Maccauro
5/5
Alessio Minorenti
5/5
Vittorio Pigini
5/5
Bruno Santini
5/5
0,0
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Voto del redattore:
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