Recensione – Wish, il 62° classico Disney, con le voci di Ariana DeBose e Chris Pine

Il 62esimo classico Disney coincide col festeggiamento del centenario della “Casa di Topolino”. Questa ricorrenza è un’opportunità o un pesante fastidio?
La recensione di Wish, con le voci di Ariana DeBose e Chris Pine

Articolo pubblicato il 11 Febbraio 2024 da Giovanni Urgnani

SCHEDA DEL FILM

Titolo del film: Wish
Genere: fantasy
Anno: 2023
Durata: 92 minuti
Regia: Chris Buck, Fawn Veerasunthorn
Sceneggiatura: Jennifer Lee, Allison Moore
Cast: Ariana DeBose, Alan Tudyk, Chris Pine, Angelique Cabral, Victor Garber, Natasha Rothwell, Jennifer Kumiyama Harvey, Guillén Niko Vargas, Evan Peters, Ramy Youssef, Jon Rudnitsky Della Saba, Nasim Pedrad, Heather Matarazzo
Colonna Sonora: Dave Metzger
Paese di produzione: Stati Uniti

Distribuito nelle sale cinematografiche statunitensi il 22 novembre 2023 mentre in quelle italiane il 21 dicembre dello stesso anno. Sessantaduesimo classico nell’anno del centenario della Walt Disney Animation Studios, con le voci protagoniste di: Ariana DeBose, Chris Pine, Victor Garber ed Evan Peters. Qui sotto la trama ufficiale di Wish, diretto da Chris Buck e Fawn Veerasunthorn.

La trama di Wish, sessantaduesimo classico Disney

Di seguito la trama ufficiale di Wish, diretto da Chris Buck e Fawn Veerasunthorn:

 

Nella mitica isola di Rosas, meglio conosciuta in tutto il mondo come il “Regno dei desideri”, Asha, una ragazza di diciassette anni, deve liberare la città da una tremenda oscurità che nessun altro sente e, per ribellarsi al Re Magnifico, il malefico sovrano/mago dell’isola, che vuole controllare la vita e i desideri dei suoi sudditi, esprime un desiderio alle stelle in un momento di necessità. Una vera stella dal cielo di nome Star risponderà alla sua richiesta.”

 

 

La recensione di Wish, con le voci di Ariana DeBose e Chris Pine

 

 

La recensione di Wish, con le voci di Ariana DeBose e Chris Pine

Desiderio, stella, sogno e magia: non sono solamente parole chiave di un singolo lungometraggio, ma sono l’essenza di cento anni di attività di uno studio d’animazione, diventato una multinazionale tra le più potenti al mondo del settore e oltre. La storia dei classici Disney insegna che i cosiddetti easter eggs non sono mai mancati, è sempre stata abitudine aggiungere dei riferimenti, per lo più a scopo comico, alle pellicole precedenti. Nel caso specifico però si va ben oltre, prendendo l’occasione di questo compleanno speciale per dare spazio ad una libera autocelebrazione: si rendono omaggio ai vecchi stilemi, narrativi e strutturali, come la sequenza iniziale del libro di favole che si apre; la presentazione di una protagonista orfana di padre; le ambientazioni boschive, tutto incorniciato in un’atmosfera musical. Ma la tradizione è capace di conciliarsi con l’innovazione, visto come la cultura, i modi fare e i modi di dire cambiano sensibilmente durante un secolo di vita, infatti; l’onere e l’onore di essere protagonista spetta ad un personaggio “diverso”, nell’etnia e nel genere, mentre il sentimento amoroso è sfumato su diverse tonalità, senza l’aspetto tipico dell’eros eterosessuale a cui la società è stata abituata fino a vent’anni fa. Un tocco di novità che coinvolge la stessa tecnica d’animazione, inusuale per l’impronta estetica dello studio, ma altrettanto efficace, fluida e colorata, in grado di esaltare il dinamismo di determinate sequenze, in primis quelle cantate, presenti in maniera massiccia, di cui spiccano almeno un paio rispetto alle altre, per la qualità musicale ed il contenuto del testo.

 

 

La recensione di Wish, con la voce di Evan Peters

Le tematiche di Wish, 62° classico Disney

Il tallone d’Achille, ormai trascinato da almeno due decenni, è la mancanza di costruire un umorismo efficace e originale: anche stavolta si segue la tradizione, inserendo un personaggio secondario nel ruolo della spalla comica, o del cattivo o del protagonista. Inserendosi nella seconda casistica, il personaggio di Valentino, anch’egli un animale, come già visto in anni passati, catalizza tutti i punti negativi della pellicola, scadendo in battute ai limiti della volgarità, senza avere linee di dialogo rilevanti, anzi, sono maggiori i casi in cui si esprime a sproposito. Si nota pure un eccesso di macchiettismo nel comportamento di tutti i personaggi, sia nelle espressioni facciali, sia nelle movenze del corpo, giustificabile fino ad un certo punto per la loro giovane età.

La collettività è più forte dell’individualismo

La conferma in positivo invece, si trova nella maturità con cui vengono argomentate e messe in scena tematiche di stretta attualità politico-sociale, sfruttando la potenza delle immagini per veicolare messaggi necessari per i tempi odierni. La minaccia proviene di nuovo dal maschio prevaricatore, incarnazione del dispotismo, abile a mantenere il potere ed il consenso della massa grazie alla macchina della propaganda, concentrando su di sé la diffusione dell’informazione ed il culto della sua persona, in modo tale da non permettere al popolo di ragionare o di riflettere su possibili vie alternative. Quando non funziona la demagogia, si cerca di spegnere ogni possibile focolaio di ribellione con la paura, poiché la minaccia di una nazione pensante e libera di esprimersi mette in crisi le fondamenta su cui si basa la tirannia. Il punto vincente è il riuscire a superare il solito scontro uno contro uno tra bene e male: la lotta non si consuma tra due singoli individui, ma anzi, Asha ha bisogno del fronte comune, composto da tutta la comunità, per dimostrare come la coscienza collettiva sia più forte del personalismo, seppur apparentemente incontrastabile, con le nuove generazioni in testa per edificare un sistema, i cui pilastri si poggiano sulla parità, sulla connessione con la natura e sul perdono.

Voto:
3.5/5
Arianna Casaburi
1/5
Christian D'Avanzo
1.5/5
0,0
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Data di rilascio:
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