Recensione – Improvvisamente a Natale mi sposo, la commedia con Diego Abatantuono e Nino Frassica

La recensione di Improvvisamente a Natale mi sposo, con Diego Abatantuono e Nino Frassica

Articolo pubblicato il 24 Dicembre 2024 da Christian D'Avanzo

SCHEDA DEL FILM

Titolo del film: Improvvisamente a Natale mi sposo
Genere: Commedia
Anno: 2023
Durata: 105 minuti
Regia: Francesco Patierno
Sceneggiatura: Federico Baccomo, Francesco Patierno
Cast: Diego Abatantuono, Violante Placido, Carol Alt, Michele Foresta, Elio, Primo Reggiani, Valentina Filippeschi, Nino Frassica
Fotografia: Mark Stern Sterzynski
Montaggio: Renata Salvatore
Colonna Sonora: Pino Donaggio
Paese di produzione: Italia

Distribuito nelle sale cinematografiche italiane il 6 dicembre 2023, è il sequel di Improvvisamente Natale (2022), diretto anche questa volta da Francesco Patierno. Tra i protagonisti vi sono: Diego Abatantuono, Nino Frassica, Violante Placido, Michele Foresta, Carol Alt ed Elio. Qui sotto la trama ufficiale di Improvvisamente a Natale mi sposo

La trama di Improvvisamente a Natale mi sposo, diretto da Francesco Patierno

Di seguito la trama ufficiale di Improvvisamente a Natale mi sposo, diretto da Francesco Patierno:

 

La famiglia di nonno Lorenzo, come ogni Natale, è pronta a riunirsi nel suo hotel per festeggiare insieme le feste. Questa volta, però, la tranquillità delle festività natalizie viene scossa da un inaspettato e scioccante annuncio, fatto proprio da Lorenzo: l’uomo si è innamorato ed è intenzionato a sposarsi con la sua nuova fidanzata, che presenterà proprio in occasione del Natale. Tutta la famiglia rimane a bocca aperta, ma la più sconvolta dalla notizia è sua figlia Alberta, che non ha alcuna intenzione di far celebrare queste nozze. Tutto questo mentre in città si consuma uno scontro tra sindaco e parroco sulla celebrazione della festività.

 

 

La recensione di Improvvisamente a Natale mi sposo, con Violante Placido e Carol Art

 

 

La recensione di Improvvisamente a Natale mi sposo, con Diego Abatantuono e Carol Alt

Durante l’anno, le festività sono quelle occasioni che permettono alle persone di rivivere momenti e sensazioni persi nel mare della quotidianità. Ognuna di esse porta con sé ritualità e caratteristiche peculiari, diventando un appuntamento fisso e stabile, sempre fedele a sé stesso. Il Natale, tra i vari connotati posseduti, spicca il riunire nuclei familiari separati per tutti gli altri trecento sessantaquattro giorni, dando al 25 dicembre quel classico tocco di diversità. Nonostante questo, sta molto a cuore il mantenere saldo tutte le varie tradizioni, sinonimo d’identità ed appartenenza, facendo sì che la diversità non muti mai, cadendo forse in un piccolo paradosso fisiologico, a cui però la massa è fortemente legata. Il concetto di tradizione, con la sua difesa, è tra i principali concetti messi in scena nella pellicola di Francesco Patierno, sviluppato però nella maniera più disordinata possibile, confondendo erroneamente il significato appunto di tradizione con il conservatorismo, dipingendo in maniera strafottente qualsiasi idea di cambiamento o rinnovamento, presentandoli come un pericolo imminente, pronti a stravolgere le certezze di una comunità intera. Ciò è rappresentato da un patetico duello tra Chiesa e Stato, in cui ognuno tenta disperatamente di difendere grottescamente la propria posizione: uno scontro ben lontano dalla situazione reale, in primis perché tale pseudo minaccia, di fatto non sussiste; in secundis, un paese come l’Italia si presenta formalmente come laico, ma all’atto pratico dimostra quasi sempre una tendenza opposta. Risulterebbe un brutto messaggio qualora si decidesse di interpretare questa linea narrativa in chiave meta cinematografica, con un’industria non incline ad un cambio di rotta, pronto a difendere la sua confort zone contro coloro che tentano di portare una ventata di novità.

 

 

Non contento, il lungometraggio va in totale confusione presentando una macedonia di tematiche, risultando per nulla convincente nel modo di affrontarle, superando di gran lunga il concetto di superficialità e banalità. Si perde per strada nel trattare la questione dell’innamoramento in terza età e della classica seconda chance, non è approfondita in modo serio la realtà delle star teenagers e dell’ambiente che li circonda, scadendo nello stucchevole paternalismo. Va da sé il constatare la mancanza di totale impegno nel costruire un minimo intreccio narrativo credibile, abbandonandosi ad abusati cliché e stereotipi, senza alcuna capacità di congegnare dei personaggi degna di tale nome, lasciando che gli interpreti costruiscano la loro interpretazione su loro stessi o su quelle figure ben note al grande pubblico, come ad esempio Nino Frassica si limita a ricalcare la personalità del Maresciallo Cecchini della famosa serie Don Matteo, solamente che invece d’indossare la divisa è lui ad indossare la tonaca. Resta da chiedersi come mai, a differenza del suo predecessore, sia cambiata la politica distributiva, tornando ad occupare gli schermi delle sale cinematografiche, nonostante ormai il pubblico italiano si sia espresso in maniera esaustiva sul suo disinteresse nei confronti di proposte audiovisive simili.

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