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Recensione – 20.000 specie di api, scritto e diretto da Estibaliz Urresola Solaguren

La recensione di 20.000 specie di api, presentato in concorso alla Berlinale 2023

SCHEDA DEL FILM

Titolo del film: 20.000 specie di api
Genere: drammatico
Anno: 2023
Durata: 125 minuti
Regia: Estibaliz Urresola Solaguren
Sceneggiatura: Estibaliz Urresola Solaguren
Cast: Sofía Otero, Patricia López Arnaiz, Ane Gabarain, Itziar Lazkano, Sara Cozar, Miguel Garcés, Martxelo Rubio
Fotografia: Gina Ferrer
Montaggio: Raul Barreras
Paese di produzione: Spagna

Presentato in concorso alla settantatreesima edizione del Festival Internazionale del cinema di Berlino, vincitore dell’Orso d’argento nella categoria Miglior interpretazione da protagonista a Sofia Otero. Distribuito nella sale cinematografiche spagnole il 21 aprile 2023 mentre in quelle italiane il 14 dicembre dello stesso anno. Qui sotto la trama ufficiale del film di Estibaliz Urresola Solaguren.

La trama di 20.000 specie di api, diretto da Estibaliz Urresola Solaguren

Di seguito la trama ufficiale di 20.000 specie di api, diretto da Estibaliz Urresola Solaguren:

Lucía è una bambina di sei anni nata in un corpo maschile, che tutti chiamano Aitor e non vede l’ora che arrivino le vacanze estive, così da potersi lasciare alle spalle l’anno scolastico appena trascorso. Sua madre Ane, invece, si trova nel bel mezzo di una crisi che coinvolge sia la sfera professionale che sentimentale e decide di trasferirsi per l’estate a casa dei suoi genitori insieme ai suoi tre figli. Accanto ai nonni di Lucía vive anche la zia Lourdes, un’appassionata di apicoltura che produce miele. Questa estate cambierà la vita di queste tre donne di età diverse e generazioni differenti, costringendole a essere oneste prima di tutto con sé stesse e aiutandole a decide come vogliono presentarsi al mondo.”

 

La recensione di 20.000 specie di api, presentato in concorso alla Berlinale 2023

 

 

La recensione di 20.000 specie di api, con Sofia Otero

Omosessualità, teorie gender, identità sessuale: sono argomenti che continuano a spaccare in due l’opinione pubblica, figuriamoci quando si tenta di approcciare questi tipi di discorsi ai bambini, in particolare nelle scuole. Il polverone è pronto a scatenarsi, con l’ala conservatrice in prima linea nel difendere i presunti interessi dei minori, considerati incapaci di fruire o di saper comprendere determinate situazioni. Ma chi risulta veramente spaventato dalla possibilità di “uscire dal binario”? Di instaurare un dibattito aperto e costruttivo, in modo tale da educare al meglio gli adulti di domani? Una risposta è certa, i bambini sono e continueranno ad essere sottovalutati; la loro semplicità e la loro innocenza allarga gli orizzonti in maniera nettamente più radicale rispetto a qualsiasi altra figura. La macchina da presa s’identifica con la protagonista inquadrando gli eventi dal suo punto di vista, tenendo la sua altezza, accompagnandola nel suo percorso di conoscenza di sé, seppur evitando ricorsi alla soggettiva.

 

Una scoperta ricca di dubbi e di paure, poiché il mondo circostante presenta una società ben definita e allineata, sicura del proprio essere ed avvezza a ciò che esce dal seminato; un iniziale vergognarsi del proprio corpo dovuto al fatto di non sentirselo proprio, una sensazione di disagio dovuta alla percezione di prigionia causata dal non riuscire a capire come diventare chi si vuole essere. Ma raggiunto il traguardo dell’accettazione e dell’affermazione di una nuova identità, gli ostacoli vengono saltati uno per uno, così da sbocciare definitivamente, secondo la propria volontà. Emergono la sensibilità e la delicatezza della regia nel valorizzare le singole tappe di questo viaggio interiore, seguita da una messa in scena essenziale, in cui la connotazione reale funziona allo scopo di comunicare la quotidianità della situazione, plausibile in tutte le case, in tutte le famiglie. Se c’è una cosa che un/a bambino/a respira immediatamente è l’aria di astio nei suoi confronti, emanata dai “grandi” che lo/a circondano, nonostante venga dissipata il più possibile; così l’unico rifugio sicuro è la spontaneità e la limpidezza di chi ha la stessa età, o quasi, poiché nel suo sguardo vi sono tracce di pregiudizio alcuno.

 

 

La recensione di 20.000 specie di api, con Sofia Otero

 

 

I pregi e difetti di 20.000 specie di api, in concorso alla Berlinale 2023

Nella rappresentazione della sfera adulta, non si cade nel banale manicheismo generazionale: infatti; sarebbe stato molto facile caratterizzare la terza età conservatrice da una parte e la gioventù progressista dall’altra. Naturalmente vi sono personaggi desiderosi di abbracciare la novità, altri invece assoggettati dal timore di non poter controllare la vicenda, senza che ciò sia connotato dall’età anagrafica, è apprezzabile notare come non si nasconda la necessità di metabolizzare l’accaduto anche da parte del genitore più mentalmente aperto, siccome il vivere direttamente sulla pelle non può mai essere come percepirlo dall’esterno. Rischia di lasciare interdetti la scelta del titolo e l’inserimento delle api come contesto del racconto: all’interno del sistema faunistico sarebbe stato più azzeccato usare, come simbologia da legare alla tematica, altre creature, peculiari nella loro capacità di cambiare sesso durante la loro esistenza. Anche la direzione presa per il finale è destinata a dividere, considerato che è percepibile l’intenzione di non essere chiari dal punto di vista narrativo, lasciando spazio alla libera interpretazione dello spettatore, potenziale vittima di uno stato confusionale difronte a tale ambiguità. Particolarmente azzeccata è l’ambientazione, una terra di confine da attraversare per Lucia e la sua famiglia, immagine perfetta del momento di passaggio che non solo lei deve attraversare, al contrario, coinvolge tutta la sua famiglia, in primis sua mamma Ane, imbrigliata nel suo passato, ricco di problemi mai veramente risolti, riversatisi probabilmente nella sua vita privata, portandola a chiedersi quale tipologia di madre intende essere e quanto ha bisogno di staccarsi dall’esempio lasciato dalla sua.

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