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Perché The Batman è un noir

The Batman è uno dei più grandi successi del 2023: il film di Matt Reeves, al di là di un cinecomic, può però definirsi anche un riuscitissimo noir: ma per quale motivo?
I motivi per cui The Batman è un noir: spiegazione del perché

The Batman è un film del 2022 diretto da Matt Reeves, e interpretato da Robert Pattinson. In questa versione, il Cavaliere Oscuro risalta per le sue doti da detective, per il suo costante tormento interiore e per la complessità di alcune decisioni che è costretto a prendere mentre ricostruisce tassello dopo tassello la sua identità frammentata. Il personaggio di Batman, sin dalla matrice fumettistica da cui le varie trasposizione cinematografiche attingono, si rifà parecchio agli stilemi tipici del genere noir, e all’interno del capitolo di Reeves ricoprono un ruolo cruciale per la narrazione. Ma quali sono gli elementi in questione che contraddistinguono The Batman? Perché il film è da considerare, oltre che un cinecomic, anche un noir? Segue un approfondimento a riguardo.

Gli archetipi del noir in The Batman: quali sono?

Uno dei principali generi della Hollywood classica è senza dubbio il noir, il quale non esisterebbe senza le molteplici influenze dell’avanguardia europea conosciuta come espressionismo tedesco. Dal ruolo della femme fatale fino ai giochi di luce messi in moto dalla fotografia, passando per l’estetica e la caratterizzazione del protagonista e degli altri personaggi; in The Batman non manca nulla di tutto ciò. Infatti, l’andamento della narrazione dimostra quanto sia concettualmente impossibile scindere il Cavaliere Oscuro dal mondo mystery, oltre che da quello supereroistico.

Il protagonista: Batman è un detective logorato

Qualsiasi noir ha un protagonista destabilizzato, in crisi con sé stesso per motivazioni legate ad aspetti variegati e talvolta oscuri, come ad esempio la morte di un partner o di una persona cara, oppure l’insoddisfazione generale per la propria vita. Inoltre, è capitato di osservare in scena personaggi benevoli ma che, purtroppo per loro, si ritrovano assorbiti da un’indagine esterna. In The Batman, il Cavaliere Oscuro è un supereroe giovane e tormentato dal lutto dei suoi genitori, per questo adotta tecniche piuttosto ciniche e violente per contrastare il crimine. Bruce Wayne è logorato sia esternamente che internamente dal trauma passato, e Pattinson non a caso è stato truccato in modo da sembrare più bianco del dovuto, quasi cadaverico, decisamente imbruttito da uno stile di vita malsano.

Trasandato e poco curato, il noto miliardario combatte per vendetta e non per onore, e non ha paura di macchiarsi di sangue date le circostanze. Siccome il suo focus resta unicamente quello di vendicare i genitori, mettendo al fresco tutti i criminali che ostacolano le giornate degli abitanti di Gotham, un approccio così determinato e ossessionato ricorda quello del protagonista del film Il Grande Caldo (1953) di Fritz Lang. Nel film del cineasta tedesco, il sergente di polizia Bannion decide di investigare su di un caso delicato, e per questo sua moglie resta vittima di un attentato a lui rivolto. Il suo unico scopo diventa quindi quello di vendicarsi, e allora la trama già di per sé intricata, diventa ancor più incalzante. Infatti, le sue azioni non sono più etiche e si concede mosse non propriamente da poliziotto decoroso, ma ciò avviene in virtù di un sentimento logorante guidato dalla rabbia. Come sottolineato, Batman e Bannion hanno molto in comune come tipologia di detective di un film noir.

L’indagine e i rompicapo

Altro archetipo del noir è il mistero. A prescindere dalle caratteristiche del protagonista, la trama di in film appartenente al succitato genere è decisamente complessa e ricca di tensione. Tra una pausa e l’altra, i colpi di scena sovvertono il racconto donandogli nuova linfa e gettando i personaggi a capofitto in una cupa avventura, anche quando non vorrebbero. Il Grande Sonno (1946) di Howard Hawks è il capostipe da questo punto di vista, poiché il detective Marlowe resta coinvolto in una serie di eventi alquanto strani. Così come il personaggio interpretato da Humphrey Bogart, anche il Batman di Robert Pattinson è alle prese con una minaccia sulla carta più grande di lui, ma entrambi cercano di venirne a capo indagando dettagliatamente e affrontando passo dopo passo il presente boss del crimine.

Nel caso del detective pipistrello si tratta dell’Enigmista, il quale viene sì proposto ideologicamente come nei fumetti, ma con un taglio estetico realistico, tanto da minacciare Gotham attraverso la realizzazione di indovinelli macabri. Questa operazione non è tanto diversa da quella di Nolan in Il Cavaliere Oscuro (2008), elevando Joker ad un anarchico spietato e Due Facce in un politico corrotto, ma soprattutto richiamando contenutisticamente il noir/western L’uomo che uccise Liberty Valance (1962) di John Ford, dove la leggenda ha la meglio sulla brutale realtà. In The Batman lo scopo del villain è quello di portare alla luce la corruzione delle istituzioni di Gotham, e lo sviluppo del mistero si fa via via sempre più angosciante, ma nelle modalità con cui ciò avviene si mescolano abilmente gli elementi tipici del cinefumetto e quelli propri del noir.

Gotham: una grande metropoli che diventa personaggio

La scenografia di un noir è sempre una grande metropoli in cui i fili del mistero si aggrovigliano tessendo una fitta ragnatela. Nel caso di The Batman, Gotham prende vita e diventa un vero e proprio personaggio: le ombre delle preziose alleate per il protagonista, e la luce dei lampioni squarcia il buio delle strade, mostrando tutto il marcio. Le organizzazioni criminali hanno il controllo, e la città in questione è corrotta internamente, logorata da dei politici abbienti ed egoisti. Il sindaco Bella Reál cerca di invertire la rotta, ma Gotham è malata e deve essere “purificata”, come suggerisce il piano dell’Enigmista. Infatti, successivamente la realtà urbana viene letteralmente inondata da quella sporcizia simbolica e allo stesso tempo tangibile. L’acqua porta allo scoperto il malessere che popola Gotham nell’ombra, quella stessa inquietudine che rende frivolo ciò che accade alla luce del giorno e che contribuisce a innalzare il livello di nervosismo generale. Ma l’elemento dell’acqua è presente nel noir sotto forma di pioggia, la quale generalmente è metafora di agitazione, di sofferenza costante; nel caso di The Batman, questo archetipo viene enfatizzato e portato all’eccesso, fin quando non riempie totalmente le strade di Gotham.

La fotografia e i suoi chiaroscuri

Come anticipato fin qui, le ombre e le luci sono fondamentali per un noir, derivando direttamente dall’espressionismo tedesco. Il taglio della fotografia esplicita ciò che è implicito, estetizza perfettamente il contrasto interiore vissuto dal detective protagonista. Batman vive nell’ombra, agisce nell’oscurità essendoci concettualmente cresciuto (nasconde la sua identità dietro una maschera), e qualche sprazzo dell’illuminazione artificiale permette allo spettatore di ammirare le gesta dell'(anti)eroe. A tal proposito, il Cavaliere Oscuro deve emergere dalla complessità della situazione in cui si trova, deve tracciare il suo percorso uscendo dall’ombra e accettando la luce. D’altronde, i chiaroscuri della fotografia evidenziano continuamente il tormento del protagonista, e il passaggio nel finale del film di Reeves suggerisce proprio la trasformazione di Batman dall’essere antieroe ad eroe, e dal buio dei sotterranei e delle macerie si passa alla luce del sole al di sopra dell’edificio.

Il voice-over

Un ulteriore elemento presente in The Batman e che è tanto caro al noir, è il voice-over. Tramite questo costrutto narrativo, il protagonista si rivolge direttamente allo spettatore nel presentare la sua situazione, nel manifestare i suoi pensieri con lo scorrere del racconto, i dubbi e le incertezze. Da La fiamma del peccato (1944) fino Viale del tramonto (1950), passando per gli usi scorsesiani della voce narrante, quest’intuizione permette di aggiornare chi osserva su quanto già accaduto, sul presente o su ciò che verrà, e nel caso del film di Reeves è imprescindibile ascoltare le parole dell’uomo pipistrello. L’alienazione di Batman non è data soltanto dalle soggettive come scelta di inquadrare la sua percezione quando utilizza gadget tecnologici o nel momento in cui si sente a disagio, bensì dalla condivisione di un dolore più grande che Bruce Wayne decide di raccontare al pubblico.

L’estetica e il ruolo personaggi

I personaggi in The Batman ricoprono un ruolo essenziale, e rispecchiano fedelmente alcuni tratti estetici propri del noir, oltre che psicologici. Ci si è già espressi in tal senso sull’Enigmista, e in seguito si analizzerà Selina Kyle, ma per quanto riguarda gli altri è possibile notare una scrittura ben delineata. Il Pinguino di Colin Farrell è grottesco, quasi deforme come il braccio destro del boss presente in Il mistero del falco (1941) di John Huston, ovvero Joel Cairo. E come non citare il Whit Sterling interpretato da Kirk Douglas in Le catene della colpa (1947) di Jacques Tourneur? Il personaggio in questione sembra apparentemente un onesto uomo d’affari, ma nella realtà dei fatti è malvagio, egoista e cinico, tanto da instradare il detective protagonista verso un finale caratterizzato dalla sofferenza. Lo stesso dicasi per Carmine Falcone in The Batman, il quale è interpretato da un azzeccatissimo John Turturro. Batman è, invece, visto come un mostro, una creatura della notte ormai alienata dalla società e ripudiata dalle forze dell’ordine locali, anche per le sue pratiche poco ortodosse. A bilanciare, i metodi di indagine del detective James Gordon sono decisamente più in linea con quelli della polizia, e perciò insieme al Cavaliere Oscuro compongono un team bizzarro quanto efficace. Gordon ricalca anche i luoghi comuni estetici del poliziotto, e perciò i baffi sono in grado di rassicurare, seppur inconsapevolmente, chi guarda.

La femme fatale

Selina Kyle è una femme fatale a tutti gli effetti, anche se spesso la figura della “donna fatale” è associata ad azioni malvagie. Al contrario, la Catwoman di The Batman risulta sì seducente per l’uomo pipistrello, e in un certo senso in un punto del film lo conduce in una situazione da “trappola mortale”, ma è una donna misteriosa, seducente e ambigua positivamente, sin dalla sua entrata in scena. Avendo già una relazione con un’altra donna, il suo percorso verso il riscatto e la costruzione del rapporto sentimentale con Batman sono elementi progressivi, instaurando nello spettatore, e per quasi tutta la durata del racconto, il dubbio circa la sua vera natura. La Kyle rispetta fedelmente la figura della donna fatale, in quanto pendola continuamente tra il bene e il male, agendo con modi anche piuttosto discutibili e frenetici pur di ottenere ciò che desidera. Da questo punto di vista sembra mettere in atto un gioco di specchi con il detective mascherato, riflettendo anche lei le difficoltà che le hanno marchiato la vita. Dunque, Catwoman è un’antieroina pronta a ergersi ad eroina, ma non sembra volersi mai spogliare di quello scudo protettivo rappresentato dal suo spietato cinismo.