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Mamma, ho perso l’aereo: le curiosità che (forse) non sapevi sul film

Uno dei cult natalizi più conosciuti e amati di sempre, Mamma, ho perso l’aereo è ricco di curiosità sulla sua storia e sulla sua realizzazione.
Mamma, ho perso l'aereo: le curiosità che (forse) non sapevi sul film

Se si parla di classici natalizi e di film da vedere durante questo periodo, non si può non citare Mamma ho perso l’aereo, uno dei film più iconici e importanti per quanto riguarda la generazione cinematografica rappresentata. Al giorno d’oggi, si tratta di un film intramontabile che non può non essere visto a Natale e che conserva alcune curiosità da raccontare. Di seguito, si indicano le curiosità che forse non sapevi su Mamma ho perso l’aereo.

L’urlo di David Stern e la tarantola

La leggenda vuole che David Stern non sapesse della tarantola che sarebbe stata calata sul suo volto, per questo motivo l’urlo che realizza, ad un certo punto del film, è reale. Non è dato sapere quanto di questa leggenda sia vera, ma una curiosità legata a questa scena iconica c’è: l’attore, infatti, stando a quanto è stato raccontato nel corso degli anni, sapeva di dover interagire con una tarantola, per cui chiese, agli addetti ai lavori, se le tarantole avessero le orecchie e potessero soffrire di un urlo realizzato in diretta sul set. A quanto pare, dunque, David Stern sapeva di dover interfacciarsi con una tarantola e di dover urlare a squarciagola, ma forse non conosceva le effettive dimensioni dell’animale. Fatto sta che, di sicuro, l’urlo è stato registrato in diretta e non successivamente.

La controfigura di Macaulay Culkin

Macaulay Culkin è sicuramente uno degli attori più riconoscibili, non soltanto in virtù del suo ruolo all’interno del film ma anche per l’iconicità di un personaggio, quello di Kevin McCallister, resa possibile anche dalle inquadrature del film. Il lungometraggio diretto da Chris Columbus gioca molto con le riprese, soprattutto per non evidenziare la presenza della controfigura dell’attore, un uomo di trent’anni particolarmente basso. Per questo motivo, le scene più concitate, in termini di azione, non sono state recitate all’allora bambino. A proposito di riprese, però, c’è da sottolineare anche un’altra invenzione da parte di Chris Columbus, relativa all’utilizzo di determinati riprese: all’inizio del film, infatti, la maggior parte delle riprese vengono dall’alto, per mostrare Kevin ancor più piccolo rispetto a quanto effettivamente fosse; alla fine del film, invece, la camera viene spesso posizionata in basso per mostrare Kevin più alto e fiero di sé, a seguito del percorso di formazione ottenuto.

Il comportamento di Joe Pesci sul set

A diventare memorabile non è soltanto Macaulay Culkin, che interpreta il ruolo di protagonista, ma anche Joe Pesci, a cui è affidato il ruolo di villain all’interno del film. Secondo quanto raccontato nel corso degli anni, l’attore non parlava quasi mai con il giovane Culkin, per incutere quel timore che sarebbe stato necessario anche sul set e nell’ambito delle riprese: la sua idea era quella di apparire come un vero cattivo, dato il suo carattere scontroso. A proposito di comportamenti sicuramente memorabili, c’è da ricordare anche un altro dettaglio relativo alle riprese con Joe Pesci: l’attore, infatti, era solito aggiungere termini piuttosto volgari in sede di sceneggiatura, nell’ambito delle sue riprese, soprattutto quando non ricordava per intero una determinata battuta. Ciò ha reso i suoi personaggi unici ma, per indicazione di Chris Columbus, che voleva realizzare un film per bambini in un set dall’età media piuttosto bassa, ogni volta che l’attore avrebbe voluto pronunciare la parola fuck avrebbe dovuto sostituirla con fridge.

Il poster del film

L’aspetto promozionale di Mamma, ho perso l’aereo non è stato certamente secondario rispetto alle riprese e al lavoro realizzato per la realizzazione del film. Basti pensare alla frase promozionale con cui il film viene diffuso: Una commedia per famiglie, senza la famiglia. Allo stesso tempo, anche l’immagine utilizzata per il poster è diventata iconica: negli intenti degli addetti ai lavori, l’urlo presente sulla locandina promozionale è una parodia del celebre Urlo di Munch.

La sospensione dell’incredulità e i dubbi di John Hughes

Come spesso accade per film che richiedono uno sforzo, da parte degli spettatori, la componente della sospensione dell’incredulità rappresenta uno dei primi passi da compiere per credere a ciò che si osserva all’interno di una determinata pellicola. Ciò è alla base di quelle preoccupazioni che riguardavano lo sceneggiatore, John Hughes, che non credeva possibile che il pubblico credesse ad un espediente di trama piuttosto semplice: una madre che si dimentica di un figlio a casa. Per questo motivo, il lavoro dello sceneggiatore fu maniacale nel cercare di spiegare ogni possibile buco di trama attraverso espedienti di diverso genere, per quanto, in realtà, la storia ha indicato tutt’altro.