Le peggiori serie TV del 2023

In un anno ricco di grandi prodotti, non sono mancate delusioni anche in campo seriale: ma quali sono le peggiori serie TV del 2023?
Le peggiori serie TV del 2023

Articolo pubblicato il 24 Dicembre 2023 da Bruno Santini

Il 2023 è stato un anno importante per quanto riguarda l’uscita di prodotti televisivi che hanno più o meno impressionato gli spettatori. Numerosi marchi si sono rinnovati attraverso una nuova stagione, mentre alcune serie hanno fatto il loro esordio sulle principali piattaforme di streaming, con esiti naturalmente differenti. Dopo aver osservato quelle che sono state le migliori serie TV del 2023, è possibile fare lo stesso anche con il peggio dell’anno.

Quali sono le peggiori serie TV del 2023?

Nel chiedersi quali sono le peggiori serie TV del 2023, è importante considerare quello stesso pretesto che era stato già preso in esame per il meglio dell’anno, con un giudizio che – ovviamente – riguarda chi scrive e che interessa il gradimento personale, messo in relazione anche a quella percezione comune di un’opera che, nell’atto della visione, vede le aspettative essere talvolta tradite. Naturalmente, che si tratti del meglio o del peggio, una selezione di questo genere incontra la polemica, per cui c’è anche da fare uno sforzo ulteriore nel considerare il tutto un gioco che, al termine dell’anno, permette di tirare le somme. Le peggiori serie TV del 2023, allora, vengono ordinate dal decimo al primo posto.

10) La caduta della casa degli Usher (Netflix)

Al decimo posto tra le peggiori serie 2023 quella che potrebbe essere intesa anche come una provocazione ma che, in ogni caso, rispecchia il senso di quell’estetica che viene molto apprezzata in alcuni ambienti ma che tende a non incontrare il gusto di chi scrive. La caduta della casa degli Usher, serie di Mike Flanagan, è stata definita un capolavoro del genere horror e, in più occasioni, è stata inclusa nel meglio dell’anno. Purtroppo, non si può fare a meno di indicare quanto la serie sia schiava di cui meccanismi strutturali – legati soprattutto al tema degli eccessi – che appiattiscono la narrazione, riducendola ad un insieme di proposte visive semplicemente grottesche e violente, per le quali il fine appare piuttosto lontano. L’idea di riprendere la narrazione di Edgar Allan Poe attraverso un ideale mischione di personaggi, situazioni e contesti delle sue opere appare raffazzonato, in un’opera totale che appare confusionaria, esagerata per la sua estetica e figlia dei nostri tempi.

9) The Continental (Amazon Prime Video)

Al nono posto tra le peggiori serie TV del 2023 trova spazio un prodotto sicuramente atipico per la sua struttura, che sfrutta il brand e l’universo di John Wick per presentare uno spin-off prequel che ha ben poco da dire e che, soprattutto, si allontana anche dall’animo e dall’idea registica dei film con Keanu Reeves nei panni del protagonista. The Continental offre una struttura narrativa che anticipa gli eventi che saranno poi propri dell’hotel raccontato nella saga, pur essendo totalmente alieno rispetto a tali contesti. Il problema non si pone solo ed esclusivamente in termini di assenza di personaggi o contesti che possano anche soltanto richiamare ciò che lo spettatore già conosce di John Wick, quanto più a proposito di un contesto action che si propone come essenzialmente derivativo e che, soprattutto, annoia per l’intera durata della serie stessa. John Wick, che ormai ha totalmente valicato quella barriera che si frappone tra il cinema e il videogioco, ha – che piaccia o meno – proposto un’idea di regia e di struttura filmica che non riesce ad essere neanche minimamente avvicinata da tale serie.

8) I leoni di Sicilia (Disney Plus)

L’attesa per l’uscita della serie italiana diretta da Paolo Genovese generava grandi aspettative, soprattutto per il suo cast che presenta i nomi di Miriam Leone, Michele Riondino e non solo: il risultato è piuttosto debole soprattutto per il contesto della serie che tenta di affrontare un passaggio storico appartenente al nostro paese. Al di là dei difetti che sono propri delle produzioni italiane e che, purtroppo, si risolvono in limiti particolarmente reiterati, I leoni di Sicilia non palesa il suo essere pretestuoso nel trattare temi che hanno a che fa con la realizzazione personale, il trattamento della borghesia e del femminismo. Il tutto viene ottenuto con un risultato piuttosto banale, che non si allontana da quei limiti precedentemente citati e che, in fin dei casi, non riesce neanche ad intrattenere nella struttura dei suoi episodi.

7) Tutta la luce che non vediamo (Netflix)

Voleva essere il prodotto perfetto nel campo dello streaming ma si è rivelato essere, per effetto di quella sovrabbondanza manierista, un qualcosa di molto lontano dalla positività; Tutta la luce che non vediamo è una serie che unisce Steven Knight e Shawn Levy in termini di produzione, con un cast che include le presenze di Mark Ruffalo, Hugh Laurie e Louis Hoffmann. Il risultato è una miniserie che si propone in tutta la sua ipocrisia di fondo, con la volontà di trattare un tema che non riesce ad essere incarnato e vissuto dai personaggi in nessun modo, a partire da quell’estetica che restituisce volti puliti e scenografie fin troppo curate rispetto al tema della seconda guerra mondiale. Una serie, insomma, di estremo costume che si rivela essere fin troppo posticcia in tutto e per tutto.

6) Black Mirror 6 (Netflix)

Il ritorno su Netflix di Black Mirror era stato accolto con estrema gioia da parte dei fan, nonostante l’insuccesso della quinta stagione he aveva raggiunto il picco di negatività con un episodio estremamente pop, dato anche l’inserimento di Miley Cyrus nelle vesti di protagonista. La sesta stagione di Black Mirror prosegue con un filone estremamente negativo per il brand in questione, che ormai sembra essere inesorabilmente destinato alla sua fine. Chi sostiene che Black Mirror non abbia più nulla da dire a causa del cambiamento della realtà che racconta ignora, forse volutamente, il senso di quel che la serie è stato.

Da un lato, infatti, c’è sempre stato l’intuito di anticipare i tempi o di prevedere una narrazione plausibile, dall’altro si accompagnava quella pesante critica al mondo dipinto. Black Mirror ormai è totalmente avulsa rispetto alle sue origini, averso ormai perso quel suo mordente che tenta di riprendere attraverso volti noti (Salma Hayek, Aaron Paul) e stilemi – tra cui anche il true-crime – che non le appartengono. Il risultato è, allora, assolutamente deludente, per una serie che non riesce ad essere sufficiente e che ormai sembra aver esaurito totalmente il suo potenziale.

5) Piccoli Brividi (Disney Plus)

Quello di Piccoli Brividi è un contesto che ha formato diverse generazioni di spettatori e che, nel corso degli anni, ha vissuto diversi remake, con realizzazioni pensate per diversi media. Il risultato presente sulla piattaforma di Disney Plus è incredibilmente deludente per un insieme di motivi: primo tra tutti la presentazione di una struttura orizzontale, che tradisce la natura del prodotto che era sempre stato abile nell’inserire, mai in maniera forzata o banale, diversi tra personaggi e situazioni. L’idea di accorpare i diversi contesti di Piccoli Brividi appiattisce del tutto la forza della narrazione, che si risolve in forma di soap opera con tinte teen, sacrificando praticamente del tutto la forma dell’horror nell’idea di rivisitare la narrazione. Meccanismi di questo genere, che sono messi a punto per tentare di avvicinare lo spettatore più giovane, sono del tutto futili e non possono che generare un insuccesso così tanto grave.

4) Caleidoscopio (Netflix)

Il contesto dei prodotti interattivi non si è ancora affermato in tutto e per tutto e, data la misura qualitativa di prodotti come Caleidoscopio, se ne può comprendere tranquillamente il perché. Netflix ci aveva già provato con Black Mirror: Bandersnatch, proponendo un modello mokto debole in termini di scrittura con elementi piuttosto fini a se stessi, ricascando nello stesso errore anche con Caleidoscopio. L’intento è quello di poggiare il tutto sulle spalle di Giancarlo Esposito, che tenta di replicare il medesimo volto di Breaking Bad presentandosi immediatamente come fuori contesto rispetto alla natura della serie, che non riesce a sostenere.

Allo stesso tempo, il vero problema di Caleidoscopio è proprio il tema dell’interattività, che porta lo spettatore a scegliere il punto di avvio della serie e l’ordine delle puntate che possono essere scelte al fine di giungere al finale. Con la stessa Netflix che, a distanza dell’uscita della serie, ha smentito se stessa presentando una struttura canonica, Caleidoscopio si è rivelata essere una serie totalmente vuota, che tenta di camuffare i suoi estremi difetti attraverso la proposta di un rapporto produttore-spettatore che non aiuta né l’uno né l’altro, con un’idea di prodotto che nasce già vecchia e che non ha più nulla da offrire.

3) Depp V Heard (Netflix)

Terzo posto e gradino più basso del podio per Depp V Heard, la docu-serie Netflix che si propone nel tentativo di ricostruire l’intera vicenda processuale che ha tenuto impegnati non soltanto Johnny Depp e Amber Heard, ma anche numerosi spettatori e addetti ai lavori in tutto il mondo. Il caso giudiziario che ha riguardato i due attori è diventato, inevitabilmente, anche un elemento mediatico e di mero gossip, con quel risultato che si è osservato in termini di chiacchiericcio social. La serie Netflix non è altro che questo, sfruttando quell’elemento di tendenza con degli evidenti errori nella resa tecnica: nei fatti, non c’è materiale di archivio e c’è una totale assenza di capacità di montaggio, dal momento che l’intera serie abbonda di video Youtube e Tik Tok che sembrano funzionare – più che come ricostruzione del processo – in quanto sterile commento da gossip. Se per altre selezioni si è, allora, parlato di senso dell’etica o della narrativa, per Depp V Heard si parla meramente di tecnica assente, per un prodotto che è semplicemente imperdonabile per la sua cornice.

2) Secret Invasion (Disney Plus)

Al secondo posto tra le peggiori serie TV del 2023 c’è Secret Invasion, il tentativo (ovviamente tradito) di riportare la Marvel in una dimensione urban attraverso il personaggio di Nick Fury, interpretato da Samuel L. Jackson. La sperimentazione dei Marvel Studios negli ultimi anni presenta dei pro e dei contro, con una costante che – nel campo della serialità – incontra quasi sempre la connotazione negativa. Secret Invasion è una serie che inizia anche con un certo tipo di interesse, data l’idea di riportare la narrazione in un senso del thrilling che faccia a meno degli Avengers e della portata supereroistica, ma che finisce poi per smarrire ogni suo indirizzo nel corso delle puntate.

La follia della Marvel, in termini di abbondanza di cameo, atteggiamenti derivativi e citazioni fini a se stesse, incontra dei deliri dal punto di vista visivo, specie nella resa degli Skrull e dei superpoteri di G’iah, con l’aggravante di un finale che smentisce tutto ciò che è stato osservato in gran parte della Saga dell’Infinito. Una serie totalmente sbagliata, che si scopre avere un’utilità zero nel successivo prodotto a cui dovrebbe essere stata connessa, The Marvels.

1) The Idol (NOW TV)

Il peggio del 2023 ha un nome e un cognome: Sam Levinson. Già creatore di Euphoria, il regista, produttore e sceneggiatore si lancia nel nuovo progetto di The Idol realizzando una serie che sconvolge la critica di Cannes – dove vengono presentati i primi due episodi – e che si preannuncia disastrosa fin dal suo esordio: da un lato le profonde polemiche, dall’altro il tasso di abbandono da parte del pubblico, che porta alla riduzione (e alla successiva cancellazione) della serie in questione. Il proposito di fondo, che porta ad unire Lily Rose-Depp e The Weeknd sul piccolo schermo per un racconto sui generis tanto dal punto di vista estetico, quanto narrativamente parlando, si rivela fallimentare nel corso degli episodi, con un senso generale del disgusto che prende forma puntata dopo puntata.

La provocazione osservata nella prima puntata della serie, dove si affermano gli elementi dell’abbandono, della morte e della sessualità, si trasforma ben presto in un qualcosa di semplicemente sgradevole e respingente, con l’idea di eccesso – anche sessuale – che permea attraverso un totale annullamento di ogni logica, in nome di una proposta visiva assolutamente lontana dalla cura dell’immagine. La colpa più grande della serie è quella di sprecare, addirittura, anche un’attrice come Rachel Sennott, che viene sempre più ridotta di peso e di intensità all’interno di una realtà che ingloba tutto fino ad appiattire, e peggiorare, ogni risultato. A mani basse la peggiore serie TV del 2023.