Recensione – 50 km all’ora, la commedia con Fabio De Luigi e Stefano Accorsi

Fabio De Luigi scrive e dirige la commedia “50 km all’ora”, di cui è protagonista con Stefano Accorsi. L’accoppiata è riuscita a convincere in questo road movie all’italiana?
La recensione di 50 km all'ora, diretto e intrepretato da Fabio De Luigi

Articolo pubblicato il 5 Gennaio 2024 da Bruno Santini

Distribuito nelle sale cinematografiche italiane il 4 gennaio 2024, remake della pellicola tedesca 25 km/h diretta da Marcus Goller, campione d’incassi in patria nel 2018. Qui sotto la trama del film scritto, diretto ed interpretato da Fabio De Luigi, protagonista insieme a Stefano Accorsi.

La trama di 50 km all’ora, diretto da Fabio De Luigi

Di seguito la trama ufficiale di 50 km all’ora, diretto da Fabio De Luigi:

Due fratelli hanno vissuto lontano per molti anni a causa di un rapporto conflittuale: quando il padre muore, si ritrovano al suo funerale ed è l’occasione per i due di affrontare i demoni del passato; ritrovano due vecchie moto scassate che si erano costruiti da ragazzini e decidono di fare un viaggio insieme attraverso l’Italia. I giorni trascorsi sulle due ruote aiuteranno i fratelli a chiarire i rancori e ad analizzare il loro rapporto, un percorso che li riunirà riportandoli a casa.”

La recensione di "50 km all'ora", la commedia con Fabio De Luigi e Stefano Accorsi

La recensione di 50 km all’ora, con Stefano Accorsi e Alessandro Haber

Il viaggio si conferma un evergreen efficace, un espediente narrativo funzionale innanzitutto per caratterizzare i personaggi, poi come pretesto per ricostruire rapporti distrutti dalla lontananza, spaziale e temporale, portando alla luce problemi irrisolti e vecchie ferite mai rimarginate. Il canovaccio della commedia, diretta, scritta ed interpretata da Fabio De Luigi, è esattamente questo, in cui gli unici membri rimasti di una famiglia spezzata si riuniscono a causa di un evento funereo, capace di dare la spinta al resto della narrazione. Guido e Rocco, rispettivamente Stefano Accorsi e Fabio De Luigi, sono due classici fratelli di carattere opposto, l’esatta rappresentazione de “Il diavolo e l’acqua santa”, in cui lo scapestrato dentro di sé nasconde sofferenza e insicurezza, mentre l’altro, apparentemente devoto alla figura paterna, fatica a contenere un fuoco incandescente, dovuto in primis ad un forte senso di colpa, rimasto sopito da una personalità auto repressiva. Per Accorsi non è stata la prima volta cimentarsi in un ruolo simile: il suo personaggio infatti; nelle premesse e nella sua entrata in scena, rimanda a Loris, co protagonista in Veloce come il vento (2016) di Matteo Rovere, dove anche in quell’occasione vestiva i panni di un fratello lontano da chissà quanti anni, costretto a tornare in occasione proprio della scomparsa del padre, arrivando in ritardo anche stavolta al suo funerale.

L’inizio è sicuramente la parte più debole e difficoltosa, non lasciando ben sperare per il proseguo: la presentazione del contesto si avvale di cliché abusati e ripetitivi, come ad esempio il funerale di una persona che palesemente stava antipatica a chiunque, col prete in prima linea a tentare di descriverne alcune qualità senza riuscirci. L’aspetto più zoppicante, che si ripercuote per tutta la durata, è la situazione di partenza tra i due protagonisti, poiché non sembrano affatto due persone che non si vedono da trent’anni, l’idea del viaggio e la sua concretizzazione arriva assai velocemente, senza dare la giusta carica emotiva al loro incontro; l’avventura stessa serve più all’evoluzione dei singoli personaggi, ma il rapporto di fratellanza, seppur divertente per alcuni tratti, non spinge mai sull’acceleratore. Nonostante ciò, la dinamica e la sinergia tra i due attori è credibile e palpabile, entrambi danno la giusta personalità ai loro personaggi, dando la sensazione di aver collaborato al meglio, così da permettere allo spettatore di empatizzare con loro, riuscendo a strappare momenti divertenti, in modo da rendere la visione gradevole nel suo complesso. Interessante notare come De Luigi tenti in diverse circostanze di dare uno stile registico al suo film, fatto inusuale per la commedia italiana contemporanea, in cui sono praticamente assenti tecnicismi o movimenti di macchina che escano dallo standard, piatto e basilare. Ci riesce in particolare nella sequenza del rave party, dove è apprezzabile il lavoro sonoro-visivo per restituire lo stato psicofisico del momento, da cui poi scaturisce la manifestazione del dolore altrimenti tenuto dentro.

I riferimenti ai road movie italiani passati non mancano di certo: su tutti va citato Tre uomini e una gamba (1997) diretto da Massimo Venier, con protagonista il famoso trio Aldo, Giovanni e Giacomo, precisamente evocato nella sequenza del campeggio, che sostituisce il contesto della spiaggia, con la partita di Ping-pong al posto di quella di calcio e i motorini premio vittoria invece della gamba. In un lungometraggio denso di riproposizioni e topoi narrativi collaudati, potrebbe risultare sorprendente il colpo di scena finale, non tanto in merito al contenuto, ma per l’intelligenza con cui è organizzato, non rivelandosi forzato a casuale, anzi; riesce a lasciare in bocca a chi guarda una certa amarezza conclusiva, mischiata ad emozione, nei confronti di chi ci ha preceduto, lasciando al pubblico l’onere di rispondere ad un’annosa domanda: esiste la bugia a fin di bene?

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La recensione di 50 km all'ora, diretto e intrepretato da Fabio De Luigi
50 km all'ora
50 km all’ora

Il film è un remake della pellicola tedesca "25 km/h", uscita nel 2018, diretta da Markus Goller; adatta in sceneggiatura dello stesso Fabio De Luigi, oltre ad essere regista e Interprete prinicipale

Voto del redattore:

6.5 / 10

Data di rilascio:

04/01/2024

Regia:

Fabio De Luigi

Cast:

Fabio De Luigi, Stefano Accorsi, Alessandro Haber, Elisa Di Eusanio, Giorgia Arena, Miriam Previati, Paolo Cevoli e Marina Massironi

Genere:

Commedia

PRO

La sinergia tra Fabio De Luigi e Stefano Accorsi
Il tentativo di dare uno stile alla regia
Il ritmo
Rapporto tra fratelli poco incisivo e troppo semplificato
Primo atto titubante e prevedibile