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Recensione – Echo: la prima serie Marvel Spotlight

Con Echo, i Marvel Studios realizzano la prima serie vietata ai minori, presentando anche il marchio Spotlight, dedicato ai progetti ambientati in un contesto più urbano.
Echo: la recensione della serie con Vincent D'Onofrio

Dopo la parentesi conclusa con la seconda stagione di “What If”, il Marvel Cinematic Universe esordisce nel 2024 con “Echo“, la prima serie appartenente al marchio Marvel Spotlight: si tratta, ufficialmente, di una sezione dedicata ad opere sempre ambientate nello stesso universo, ma toccando storie che sono ambientate in luoghi molto più urbani e che non prevedono trame collegate ai lati cosmici della galassia. Inoltre si tratta della prima serie Marvel Studios vietata ai minori. Nella giornata del 10 gennaio, tutti gli episodi sono stati rilasciati in contemporanea su Disney Plus.

La trama di Echo

“Echo” è uno spin-off di “Hawkeye“, dal momento che è lì che la protagonista Maya Lopez compare per la prima volta. Inoltre “Echo” è anche uno spin-off di “Marvel’s Daredevil“, poiché è presente il personaggio di Wilson Fisk e vengono fatti degli espliciti riferimenti a situazioni successe proprio nella serie Netflix (che ora si trovano sempre su Disney Plus), risolvendo definitivamente la questione della canonicità. Tuttavia lo spettatore inesperto non deve preoccuparsi: “Echo” è perfettamente comprensibile anche senza aver visto le opere citate. La serie dell’MCU presenta la seguente trama:

Maya Lopez è stata a lungo una criminale al servizio di Wilson Fisk, conosciuto come Kingpin, un pericoloso boss della malavita, il quale è anche suo zio. Dopo aver scoperto un grave tradimento da parte di Fisk, Maya si è ribellata e gli ha sparato nell’occhio, uccidendolo. Maya torna nel suo paese natale, ma non per riconciliarsi con la sua famiglia, con la quale ha un rapporto molto controverso dopo che si è allontanata da loro, bensì per continuare a fare guerra agli scagnozzi di Kingpin. Tuttavia una risposta a Maya arriverà presto e non come si aspettava, perché Wilson Fisk in realtà è sopravvissuto ed è pronto a tornare. Nel frattempo Maya potrebbe scoprire delle cose molto importanti legate alle origini dei suoi antenati nativi americani.”

Recensione: Echo, la prima serie Marvel Spotlight

La recensione di Echo, la nuova serie del MCU su Disney Plus

Il lato action è sicuramente l’elemento più debole della serie: fatta eccezione di una lotta molto creativa che è girata con un unico piano sequenza, i combattimenti sono abbastanza piatti registicamente, non fornendo il dinamismo che riesca a trascinare lo spettatore come le scene di lotta vorrebbero. Anche il montaggio non è dei migliori, con dei tagli che tolgono chiarezza in determinati momenti e alcune inquadrature di flashback che vengono ripetute troppe volte, risultando invasive. Il sangue inoltre c’è ma, togliendo una scena particolarmente disturbante che vede Kingpin al suo interno, la sua esclusione non avrebbe cambiato tanto la percezione. L’atmosfera che si respira è molto seria ed è veramente raro trovare gag al suo interno, diversamente da molte altre opere Marvel. Inoltre è intelligente il montaggio sonoro: in diverse scene viene inserito il silenzio in modo da far provare allo spettatore quello che la protagonista percepisce (lei infatti è sordomuta). A volte la scelta non è ben gestita e toglie impatto, ma spesso il contrasto funziona efficacemente.

Con grande sorpresa, i flashback legati al passato dei discendenti di Maya sono realizzati attraverso un dispendio di mezzi notevole: la lotta tra le tribù rivali è infatti girata in IMAX, con una maggiore cura della fotografia e l’utilizzo di scenografie bellissime che si rifanno ai colossal hollywoodiani (anche se la partita soffre degli stessi problemi citati nelle scene action). Ancora meglio è l’ambientazione western, girata attraverso stratagemmi da film degli anni ’10 e concentrandosi benissimo sui volti dei personaggi, divenendo il momento più elegante di tutto il prodotto seriale. Ed a proposito di volti: l’interpretazione di Alaqua Cox è intensa e l’attrice riesce benissimo a reggere il ruolo di protagonista, ma a rubare la scena è Vincent D’Onofrio, il quale non ha perso un briciolo di carisma e riesce a trasmettere un’incredibile ferocia anche quando il personaggio dovrebbe essere tranquillo.

Rimettere insieme i pezzi tornando alle origini

Se nel lato visivo la serie potrebbe risultare molto altalenante, è la scrittura il suo punto di forza: Maya è davvero un bel personaggio che si tiene in piedi grazie al suo toccante passato tragico. La serie infatti preme molto nella sua ambiguità tra bene e male, evidenziando il fatto che molte uccisioni causate da Maya sono frutto dello sfogo di un dolore avuto nella vita, sia per quanto riguarda le perdite subite che per quanto riguarda le ferite legate all’abbandono. Per tutta la sua vita Maya è stata circondata solo dalla violenza, tanto da aver assorbito gli insegnamenti sul dominio e sul potere che gli sono stati impartiti da Kingpin. Lei non è una persona malvagia, ma si lascia spesso trascinare da soluzioni impulsive che spesso finiscono in un combattimento, credendo che colpendo più forte possa farla sentire libera, ma non si accorge che il dolore rimane. I colpi di Echo creano un parallelismo con sua nonna, la quale non è diversa da lei: come Echo non si avvicina ai suoi familiari per non portare il suo male, lei non si avvicina ad Echo per paura di provare altro dolore a causa della malavita che circonda Echo, evitando di stabilire un contatto. Più i personaggi si chiudono in sé stessi, più soffrono.

la recensione della serie Echo

Maya è cresciuta in un determinato contesto violento e più volte rischia di farsi corrompere da ciò che ha appreso. La scrittura però spinge sulla questione che non è mai troppo tardi per ricominciare: pur avendo assorbito la crudeltà di New York, Maya ha la possibilità di poter ancora apprendere i principi di sua madre e dei suoi antenati. Non importa quanti anni siano passati: rimarginare le ferite e scegliere di tornare con le persone che si ama, aprendosi realmente, può migliorare la propria condizione di vita e dare un nuovo scopo anche quando tutto sembra perduto. Come possono guarire le ferite di Maya, così lei può aiutare a far guarire le ferite altrui, rinunciando a risolvere di nuovo tutto con il sangue. Bisogna ricostruire piuttosto che abbattere. Echo reincarna quella nuova generazione che si sente smarrita e arrabbiata con il dolore concesso dalla vita, ma che può trovare la vita avendo la forza di fidarsi di nuovo dei propri cari, anche in quelli che apparentemente non lo meritano. Peccato che il rapporto tra lo zio ed i cugini, diversamente da quelli della nonna e del nonno, non sia particolarmente approfondito, ma la crescita individuale di Echo c’è e si avverte molto bene.

La cosa che però colpisce più di tutti nella sceneggiatura è la trattazione del personaggio di Wilson Fisk: è straordinario come il personaggio riesca ad inquietare anche quando il suo affetto per Maya viene sinceramente sentito. Kingpin viene rappresentato come un personaggio che vuole amare e che si sente solo. Quando dice di amare Maya, è estremamente difficile non credergli. Anche la sua ferocia è frutto di un grande dolore che si collega alle sue origini, ma, diversamente da Maya che ha una speranza di redenzione, la strada del personaggio si è persa tanto tempo fa. Kingpin è convinto che spingendo il suo potere e la sua aggressività, possa trovare un posto del mondo che dia un senso alla sua esistenza, perché nella violenza si può trovare la più totale libertà. Eppure, in questa libertà malsana, è impossibile non percepire il senso di vuoto che avvolge un personaggio spietato e crudele, tanto da farlo sentire eternamente insoddisfatto, come un bambino che vuole cercare attenzioni ma che, involontariamente, allontana chiunque. La compassione che si prova verso Wilson Fisk è un nuovo ulteriore tassello di un grande villain che è stato costruito egregiamente negli anni e che, diversamente da “Hawkeye” (dove non è stato sfruttato nel pieno delle sue potenzialità), si riconferma ancora una volta uno dei migliori antagonisti del Marvel Cinematic Universe.

Infine è da lodare il contesto fantasy, inserito in modo originale e senza apparire forzato: la discendenza di Maya viene da donne che, nel corso delle generazioni, hanno saputo distinguersi, sconfiggendo, almeno in parte, la discriminazione maschilista nei loro riguardi. Nonostante il male continui ad espandersi nel mondo, il credere nella positività e continuare a lottare, tirando fuori sempre la propria reale identità, è la risposta a tutto. La serie pone il fascino nella storia, incentivando a prendere come punto di riferimento persone che, nel corso della vita, hanno saputo lasciare un eco che può essere ancora trasmesso alle generazioni successive. Un inneggio al passato che, allo stesso tempo, esorta sempre alla possibilità di andare avanti anche dopo tanta sofferenza. Nonostante i suoi difetti, “Echo” è una bella serie e si rivela una sorpresa, divenendo uno dei prodotti televisivi più originali dei Marvel Studios.

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Recensione: Echo, la prima serie Marvel Spotlight
Echo
Echo

"Echo" è la prima serie Marvel Spotlight, su Disney Plus, che vede come protagonista Maya Lopez dopo le vicende avvenute in "Hawkeye".

Voto del redattore:

7.5 / 10

Data di rilascio:

10/01/2024

Regia:

Sydney Freeland, Catriona McKenzie

Cast:

Alaqua Cox, Vincent D'Onofrio, Chaske Spencer, Tantoo Cardinal, Devery Jacobs, Graham Greene, Charlie Cox

Genere:

Supereroistico, fantasy

PRO

La scrittura della protagonista
Un grande villain
Il sonoro
Il cambio di formato
Scene action piatte
Mancato approfondimento dei personaggi secondari
Sangue inutile
Il montaggio