Solo Leveling torna con un nuovo episodio in cui si continua ad adattare l’ormai celebre manga ancora in sviluppo, attraverso la narrazione del percorso di Sung Jinwoo; il cliffhanger dell’ultimo episodio porta fino all’inizio di It’s Like A Game, la terza puntata dell’anime. Ma quale sarà stato il risultato di tale processo e quale l’evoluzione delle avventure del personaggio, Hunter di grado E? Di seguito, tutto ciò che c’è da sapere sul terzo episodio di Solo Leveling.

La trama di It’s Like A Game, il terzo episodio di Solo Leveling

Prima di proseguire con la recensione del terzo episodio di Solo Leveling, innanzitutto bisogna prendere in esame la sua trama; trattasi di It’s Like A Game, una puntata in cui si continua a mostrare il percorso di crescita di Sung Jinwoo che – al termine della seconda puntata dell’anime – era praticamente in fin di vita e destinato alla morte nel Dungeon in cui era rimasto intrappolato. Tuttavia, il personaggio si risveglia – con gambe e braccia, senza il segno del costato trafitto – in un letto d’ospedale, risvegliatosi dopo un coma di 3 giorni. Lo interrogano degli Hunter di grado superiore, che gli chiedono di ricostruire gli eventi del Dungeon e, come per gli altri 5 sopravvissuti, le testimonianze coincidono.

Tuttavia, nessuna delle forze speciali ha trovato segni del Dungeon di cui i personaggi hanno parlato, e non è possibile che un grado E come Jinwoo abbia potuto resistere anche solo ad un attacco dei mostri incontrati. Per questo motivo, inizialmente si pensa che il protagonista abbia avuto un secondo risveglio, una possibilità rara di ottenere un grado differente rispetto a quello E, ma così non è: piuttosto, Sung Jinwoo si confronta con delle particolari interfacce interattive che gli permettono di potenziarsi e diventare più forte. Intanto, il suo passato lo porta a scegliere di affrontare una prova forse più difficile di quanto possa tollerare.

La recensione del terzo episodio di Solo Leveling

Che Solo Leveling muovesse da una dimensione prettamente videoludica, non c’era assolutamente dubbio: con il terzo episodio dell’anime e come da titolo dello stesso gli intenti diventano dichiarati e, accanto alla funzione del Dungeon, dei livelli e dei mostri da combattere, si aggiungono altre caratteristiche tipiche dei classici RPG: statistiche, quest da completare, penalità da affrontare, ricompense e bonus che il personaggio può ottenere nel corso della sua esperienza. L’interazione anime-videogioco è certamente funzionale alla dimensione prettamente adolescenziale del prodotto, che porta con mano il suo spettatore verso quella che si immagina essere una crescita anche morale dell’universo tematico di Solo Leveling, ma non si può fare a meno di notare che, almeno per ora, l’anime riduce all’osso qualsiasi tentativo di evasione rispetto al solo aspetto prettamente videoludico.

Anche in questo caso si offre un cenno sul passato del personaggio, attraverso la madre che è stata vittima del “riposo eterno”, una malattia che deriva dall’esposizione prolungata al Mana e che porta ad addormentarsi, apparentemente, senza possibilità di risveglio; è ancora una sola parentesi, però, in un progetto differente che si arricchisce di pura azione e sangue, anche se con una gestione piuttosto stentata di entrambe le componenti. In numerosi punti i disegni difettano, specie quando il movimento è accelerato e il personaggio non viene colto in primo piano, mentre in altri momenti lo sforzo è maggiore e se ne osservano i risultati. Per ora, il progetto resta interessante e – di cliffhanger in cliffhanger – si trova ancora nella sua dimensione introduttiva: si spende del tempo per spiegare allo spettatore l’intera realtà presentata in un lento, e fino ad ora non riuscitissimo, processo di world building, ma lo sguardo complessivo non è dei più affascinanti.