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Povere creature: il significato del film di Yorgos Lanthimos

L’ultima opera di Yorgos Lanthimos, con Emma Stone protagonista, è tutt’altro che banale: ma qual è il significato del film?
Povere creature: il significato dell'ultimo film di Yorgos Lanthimos

Nelle sale cinematografiche italiane a partire da giovedì 25 gennaio 2024, Povere creature! è il nuovo film di Yorgos Lanthimos che torna a collaborare con Emma Stone dopo l’esperienza dell’attrice in La Favorita, per cui aveva già ottenuto una candidatura agli Oscar. Film particolarmente complesso, ricco di riferimenti e citazioni che affondano le proprie radici nella letteratura e nell’arte in generale, Povere creature presenta un significato che potrebbe non essere colto immediatamente e che vogliamo spiegare di seguito.

La doppia vita di Bella Baxter/Victoria Blessington

Innanzitutto, per offrire un significato del film di Yorgos Lanthimos, bisogna innanzitutto partire da una premessa di fondo: la doppia vita di Bella Baxter/Victoria Blessington, che è anche il motivo da cui muove i suoi passi il film, adattamento dell’omonimo romanzo di Alasdair Gray. Bella Baxter è la creazione di Godwin Baxter (Willem Dafoe), uomo che ha delle incredibili capacità nel campo della chirurgia e che riesce a far rivivere una donna che aveva scelto il suicidio. Si scopre, man mano nel corso della pellicola, che Victoria Blessington è una donna che appartiene alla nobiltà inglese (di Manchester) e che, a causa della violenza di suo marito Alfie, decide di porre fine alla sua vita all’ultimo mese di gravidanza: Godwin decide di ridare vita alla donna trasferendo il cervello del bambino presente nel suo grembo e Victoria, che rinasce Bella Baxter, compie il suo percorso di crescita cerebrale all’interno del film. Nel corpo è circa trentenne, mentre il suo cervello è quello di un neonato: ha bisogno di evolvere ad un ritmo frenetico, che gli è imposto dall’organismo, per cui all’inizio gattona e gioca con gli altri bambini, man mano costruirà il suo linguaggio fino a completare il suo percorso definitivo.

Il significato di Povere creature di Yorgos Lanthimos: il percorso di affermazione identitaria della donna

In un anno in cui c’è stata una grande quantità di film che hanno riflettuto sulle tematiche di genere, fin dal momento in cui è stato presentato in anteprima al Festival del Cinema di Venezia 2023, dove ha vinto il Leone d’Oro, Povere creature è stato immediatamente definito un film in grado di fare un passo in più rispetto a tanti altri, a proposito della tematica di genere e del discorso femminista. Per cogliere a pieno il significato di Povere creature non si può prescindere da questa considerazione: Bella Baxter è, citando le sue stesse parole, una donna che traccia la sua rotta verso la libertà. Quello che mostra Lanthimos è un percorso di crescita, di affermazione dell’identità, di costruzione della libertà di una donna.

Con uno sguardo superficiale, si potrebbe pensare che la morale del film si risolva nel dire allo spettatore che ogni persona, anche una donna “ritardata” (così come viene chiamata da Max McCandless all’inizio del film) possa giungere a grandi cose, semplicemente per effetto dell’affermazione del proprio io. Si tratterebbe, però, di una visione non soltanto molto acerba e banale – difficile pensare che Lanthimos abbia mosso tutto ciò per dire un qualcosa di così semplicistico – ma anche figlia di una cultura che tende a giudicare e a verticalizzare più che a capire e includere. Il percorso di Bella Baxter è quella di una pura affermazione identitaria, che si connota attraverso il sesso, la definizione del piacere, il contatto brutale e violento con il mondo, la voglia costante di scoperta, la costruzione di un linguaggio (non soltanto fonetico e parlato, ma anche immaginifico), la familiarità con gli aspetti dell’esistenza, tra cui morte e musica, orgasmo e povertà. Bella Baxter è la donna che vive due volte, non memore del suo passato ma che va alla ricerca di un completamento di se stessa, di quella frazione di vita di cui è priva a causa della mano apprensiva, ma allo stesso modo giudicante, di Godwin: un uomo che la strappa a quella morte che aveva scelta e che, comprendendo che la semplice rianimazione l’avrebbe semplicemente ricondotta a quella violenza da cui aveva tentato di scappare, decide di donarle una nuova prospettiva di pensiero.

Il significato storico di Povere creature

A partire dalle scenografie, con la miniatura distorta di città che vengono visitate dalla protagonista, fino ai costumi sgargianti che ingrossano il corpo di Bella (fino ad affinarsi nella seconda parte del film), c’è anche un significato storico di Povere creature di Yorgos Lanthimos: una rimodulazione della storia delle mani di un regista-demiurgo che dialoga costantemente con lo spettatore. Quella mostrata è sì l’età vittoriana, con i suoi segni più rappresentativi in termini di estetica, ma non nella sua ricostruzione fedele: Lanthimos si lancia in un tentativo di distorsione, miniaturizzazione e reinterpretazione della realtà, che volutamente non aderisce ai canoni della storia (non tanto per effetto di un lassez-faire di memoria ridleyscottiana con Napoleon, quanto più per una prospettiva differente di sguardo) e che tradisce la storia stessa. Lo spettatore, allora, guarda Parigi ma non Parigi, osserva l’età vittoriana che non è l’età vittoriana: in tal senso viene in soccorso il fish-eye – che in molti hanno forse troppo velocemente bollato come ridondante, inutile e pacchiano -, che restituisce allo spettatore la sua stessa prospettiva, somigliando quasi ad un invito a entrare nel racconto. Lanthimos nella sua carriera ha praticamente sempre ragionato a proposito di occhio e sguardo: in Dogtooth il finale è un nero a tutto schermo, in The Lobster il protagonista sceglie la cecità così come la donna che ama, in La Favorita i giochi di corte vengono realizzati bendati; in Povere creature non sono più i personaggi ad essere privi di una possibilità di sguardo, ma direttamente lo spettatore, che viene confinato entro le definizioni del fish-eye e del grandangolo.