Articolo pubblicato il 4 Febbraio 2024 da Bruno Santini
Tutti tranne te dopo solo due settimane di permanenza nelle sale italiane è già un successo di notevoli proporzioni. Nel suo secondo weekend è riuscito a scalare due posizioni in classifica battendo anche il campione di incassi in Italia al momento ossia Povere creature!. Cosa può giustificare una tale riuscita? Quali sono i fattori del successo di una pellicola che appartiene a un genere come quello della rom-com dato per spacciato a più riprese e che si riteneva fosse ormai destinato a popolare soltanto i cataloghi delle piattaforme streaming?
Le tendenze social e un nuovo genere di passaparola
Sulla scorta dei successi del post-pandemia si sono create sufficienti evidenze da poter giustificare la stesura di un saggio dal titolo “Il passaparola ai tempi dei social“. È un argomento evidentemente vasto e molto complesso, tuttavia uno spunto di riflessione in tal senso può essere tratto dalla performance al botteghino di un film come Tutti tranne te. Prendendo in considerazione il successo dello scorso anno di Barbie oppure quello di due anni fa di Minions 2, si possono cominciare a tracciare dei punti di similitudine. Tutti questi film si sono rivelati dei grandissimi successi, due di questi hanno persino superato il miliardo, tuttavia tra i fattori della loro riuscita, al di là di un chiaro apprezzamento del pubblico generalista, hanno contribuito anche dei elementi extra-filmici o meglio non direttamente riconducibili alla pellicola.
Questi film sono stati involontariamente causa di fenomeni di costume che hanno portato la condivisione dell’esperienza cinematografica su un livello finora mai registrato, ovvero quello della tendenza sui social. Anche nel passato si è assistito a fenomeni di passaparola che non necessariamente si fondavano sulla qualità di un film o su una sua scena particolarmente iconica, lo star system hollywoddiano portava l’extra-filmico all’interno dell’esperienza di fruizione, ecco che dunque eventuali dissidi sul set o storie di tradimenti o ancora lo sbocciare di una nuova relazione sentimentale erano fattori di interesse per un pubblico che vedeva ancora l’industria cinematografica come una fonte inesauribile di gossip.
Nel caso di queste pellicole tuttavia il passaparola deriva dalla volontà dello spettatore di identificarsi con una tendenza che ha preso piede, il film in questo senso svolge la funzione marginale di accompagnamento, l’opera in quanto tale assume dei contorni quasi secondari e ha la mera funzione di innescare un trend. Per Barbie fu l’andare in sala vestiti di rosa e il condividerlo sui social, per Tutti tranne te è la canzone “Unwritten” di Natasha Bedingfield, che ricorre in diversi punti del film e ha generato, inizialmente negli Stati Uniti, dei veri e propri momenti di Karaoke all’interno delle sale cinematografiche, poi ricondivisi prontamente su TikTok. Assumendo questo come fattore insindacabile del successo di quest’opera si può facilmente dedurre come la qualità del film, le emozioni scaturite e l’eventuale bontà delle interpretazioni siano tutti fattori che sono destinati a scendere in secondo piano e far spazio alla volontà di autoaffermazione dello spettatore all’interno dell’esperienza cinematografica, che sta mutando da spettacolo da subire a evento a cui partecipare.
Gli attori protagonisti
Sydney Sweeney è un volto ideale per incarnare la tendenza sopradescritta. L’attrice americana infatti è fortemente attiva sui social e ha generato attorno alla sua figura un piccolo culto di appassionati che hanno finito per affollare le sale di Tutti tranne te. Attorno alla sua straordinaria bellezza l’attrice è stata in grado di costruire un’immagine nella quale è facile immedesimarsi per gli appartenenti in particolare alla Gen Z. Il suo ruolo in Euphoria l’ha fatta balzare agli onori della cronaca, riscuotendo anche un elevato apprezzamento da parte della critica. Ciò che affascina è infatti l’abilità di saper conciliare questo straordinario fascino con un’aurea decadente, per le nuove generazioni infatti il concetto di stardom è ben diverso da quello che era nel passato. L’immagine di un’attrice vincente e che interpreta solo ruoli senza macchia non è affascinante, ma è invece fondamentale legare queste caratteristiche con un lato più oscuro, in grado di dialogare con una gioventù che vive il futuro con grande ansia e apprensione.
Dall’altra parte Glen Powell ha saggiamente deciso di non farsi scappare l’occasione di partecipare a una pellicola che non farà altro che affermarlo ulteriormente nel panorama di Hollywood. Nonostante la sua partecipazione a Top Gun: Maverick infatti non si può dire che abbia raggiunto ancora un livello di fama sufficiente a renderlo una stella. Forse cominciando con questo film sarà in grado di emergere sempre di più anche in ruoli più da protagonista e in pellicole anche maggiormente autoriali.