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Recensione: I tre moschettieri – Milady (Parte II), con Eva Green e Louis Garrel

Seconda parte del dittico firmato da Martin Bourboulon; la nuova trasposizione del famoso romanzo di Alexandre Dumas. Un’operazione cinematografica che ha davvero qualcosa da dire?
La recensione de I tre moschettieri - Milady, diretto da Martin Bourboulon

Presentato in anteprima al Festival Varilux del cinema francese a Rio de Janeiro il 18 novembre 2023, distribuito nelle sale cinematografiche francesi il 13 dicembre dello stesso anno, mentre in quelle italiane il 14 febbraio 2024; tratto dall’omonimo romanzo di Alexandre Dumas. Qual è il risultato de I tre moschettieri – Milady? Di seguito la trama e la recensione del film di Martin Bourboulon.

La trama de I tre moschettieri – Milady, di Martin Bourboulon

Di seguito la trama ufficiale de I tre moschettieri – Milady, diretto da Martin Bourboulon:

“Francia 1627. Il giovane D’Artagnan è alla ricerca dell’amata Constance, scomparsa dopo un fallito attentato a Luigi XIII; crede di poterla liberare ma nella cella trova la misteriosa Milady. La donna è al servizio del cardinale Richelieu e viene ricercata sia dai cattolici che dai protestanti i quali si confrontano a La Rochelle che rischia di diventare il luogo in cui si aprirà una nuova guerra di religione. Nel frattempo Athos deve lasciare il figlio per tornare a combattere e Aramis deve risolvere un problema della sorella che si trova in convento.”
La recensione de "I tre moschettieri - Milady", diretto da Martin Bourboulon.

La recensione de I tre moschettieri – Milady, con Eva Green e Louis Garrel

Prendendo esempio da Il Signore degli anelli, l’operazione cinematografica dietro alla nuova trasposizione dell’iconico romanzo di Alexandre Dumas, divide, per esigenze commerciali, un film unico in due parti, appunto sulla falsa riga del fantasy diretto da Peter Jackson. Tale premessa è utile per introdurre la prima critica, negativa, su come questo seguito decide di cominciare: la pellicola precedente (qui trovate la recensione) si conclude con un perentorio cliffhanger, a distanza di quasi un anno è comprensibile riproporlo nel prologo, giusto per rinfrescare la memoria; purtroppo, invece si decide di andare ben oltre, facendo una sintesi completa della prima parte.

Uno stratagemma tipico da serie televisiva, a cui l’industria cinematografica si piega con sudditanza, cercando in tutto e per tutto d’imboccare lo spettatore, considerato facilmente distraibile e non dotato di memoria. Situazioni di questo genere ormai non sono certo una novità, malcostume diffuso tra chiunque si occupi di cinema commerciale, sempre più stancanti e stucchevoli, a testimonianza di un periodo assai complicato per l’industria, preoccupata e timorosa di perdere sempre più pubblico per strada. Passo indietro rispetto al primo lungometraggio è la tecnica registica utilizzata per le scene d’azione: la camera a mano, presente anche prima, non si dimostra adeguata alla resa dei combattimenti in piano sequenza, aumentando in modo vertiginoso la velocità del movimento, ricordando lo stile sgradevole di Paul Greengrass nella saga di Jason Bourne, provocando troppo spesso confusione e difficoltà di godimento, caratteristica che prima risultava più controllata, nel seguente caso si cade nella discontinuità.

Tuttavia, si confermano aspetti positivi sia il grandissimo lavoro di costumi e trucco, capace di restituire perfettamente l’epoca storica in cui è ambientata la vicenda, sia la resa scenografica, valorizzata da panoramiche e campi lunghi, a testimonianza della volontà di fare le cose in grande, sfruttando il fascino delle riprese in esterna. Carta vincente di sicuro è il cast scelto per l’occasione: ognuno calza a pennello col suo ruolo, dal principale al secondario, dai quattro moschettieri protagonisti ai personaggi femminili; Eva Green sfoggia una prova magnetica, ammaliante nel vestire i panni della femme fatale in vecchio stile, un personaggio border line, da cui ci si aspetta sempre che accada qualcosa. L’intreccio narrativo e lineare e semplice, il punto interessante è come viene organizzata e strutturata la componente mistery, giocando sulle false piste e sui depistaggi, gestendo in maniera adeguata il personaggio del Cardinale Richelieu, a cui ruotano i principali sospetti, il tipico cattivo a lungo termine dei prodotti seriali, audiovisivi o meno.

Va sottolineato anche il tono generale, continuo e coerente in tutte e due le parti: l’obiettivo è si raggiungere e accontentare un bacino di pubblico più vasto possibile, ciò nonostante, non si cade per forza in atmosfere da commedia, costernate di battute una dietro l’altra; anzi, è possibile prendersi sul serio senza però cadere nella pesantezza o nella cupezza, trovando una via di mezzo equilibrata, mostrando i personaggi perfettamente inseriti nel loro contesto, ad esempio, poiché soldati, gli stessi moschettieri devono spesso “sporcarsi le mani” e lo fanno senza che tali circostanze vengano edulcorate.

Nel complesso quindi, il dittico firmato da Martin Bourboulon, al netto dei suoi difetti, può dirsi nel complesso riuscito, almeno artisticamente, dimostrando voglia di fare, ambizione e determinazione nel riportare in auge un franchise identitario per la cultura francese, cercando di mischiare tradizione e innovazione. La speranza è che l’avventura possa continuare e che si possano rivedere questi personaggi in azione, dato il pieno potenziale di questi racconti, da cui è possibile ricavare un potente immaginario.

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I tre moschettieri - Milady (Parte II)
I tre moschettieri – Milady (Parte II)

"D'Artagnan, mentre è alla ricerca dell'amata Constance, incontra sulla sua strada Milady. Intanto ognuno dei suoi tre amici deve risolvere i propri problemi, mentre la Francia è sull'orlo della guerra civile".

Voto del redattore:

7 / 10

Data di rilascio:

14/02/2024

Regia:

Martin Bourboulon

Cast:

Eva Green, Francois Civil, Vincent Cassel, Pio Marmai, Romain Duris, Louis Garrel, Vicky Krieps, Lyna Khoudri ed Eric Ruf

Genere:

Avventura

PRO

L’ottimo lavoro sui costumi e la scenografia
Le azzeccate scelte di casting
Una fruizione nel complesso godibile
L’utilizzo della camera a mano nelle scene d’azione
L’inizio troppo appesantito dalla sintesi del precedente