Articolo pubblicato il 3 Marzo 2024 da Vittorio Pigini
Distribuito da Universal Pictures nelle nostre sale dal 22 febbraio 2024, prodotto da James Wan e dalla Blumhouse Productions, Night Swim è il secondo film horror scritto e diretto dal regista Bryce McGuire, con Wyatt Russell e Kerry Condon nel cast.
Night Swim, la recensione: la trama del film horror di Bryce McGuire
Successivamente ad una tetra introduzione, il film horror Night Swim mostra la famiglia Waller dedita a cercare una nuova casa per ricominciare una nuova vita. Ray è infatti un ex giocatore di baseball della Major League, costretto a ritirarsi prima del tempo a causa della diagnosi di una malattia degenerativa. Assieme alla moglie Eve e ai figli Izzy ed Elliot, Ray trova una nuova sistemazione, la quale possiede anche una bella piscina sul retro. La possibilità di qualche nuotata rilassante non è solo occasione per invitare ospiti anche per delle feste, ma Ray inizia a percepire di sentirsi meglio a livello psicofisico. Peccato che, come anticipato dall’introduzione, la piscina nasconda un passato oscuro, pronto ad inghiottire negli abissi la famiglia Waller.

Night Swim, la recensione: la solita storia diluita in un habitat inusuale
Il regista Bryce McGuire, dopo il suo esordio con Unfollowed del 2018, riprende il suo stesso ed omonimo cortometraggio del 2014 per realizzare il film Night Swim. Peccato che, se non si ha modo di sviluppare adeguatamente le poche idee a disposizione, i 4 minuti del corto originale risultano sufficienti. All’interno della sua delimitata zona di comfort il regista, infatti, prova a tenere a galla diversi salvagenti ma senza lasciare segni particolarmente incisivi. Sarebbe potuto svilupparsi infatti un certo tema legato al “vampirismo”, con il peso del sacrificio in ottica della “fonte dell’eterna giovinezza”, del beneficio fisico o spirituale al danno di un’altra vita, ma sotto questo aspetto il film risulta decisamente inconcludente.
Ad essere già più visibile è la metafora e il capovolgimento (che addirittura inaugura la visione) simbolico che ha come soggetto direttamente la stessa piscina. Una “nuotata notturna” che si avvicinerebbe infatti all’esperienza onirica del sogno (americano), o in questo caso, dell’incubo. Anche quella del desiderio è infatti una trappola mortale suggerita dalla stessa visione, dove praticamente nulla a questo mondo viene regalato e l’immancabile american dream condurrebbe proprio ad un mulinello pronto ad inghiottire il malcapitato nel vortice del successo.
Ray è infatti desideroso di riprendere in mano il suo importante passato sportivo, non accettando lo stato delle cose ed essendo praticamente pronto a tutto per tornare a nuotare in quelle acque, anche (inconsciamente) sacrificare la propria famiglia. Un american dream capace di portarti in alto ma che, quando perdi la capacità di rimanere a galla, è altrettanto capace di farti sprofondare giù. Ma Ray, con l’immancabile (e nauseante) trionfo dell’amore nel finale, medicina per ogni malattia anche demoniaca, decide di voler dimenticare il passato e sceglie la sua famiglia.
Così come il sogno americano si trasforma in un incubo, anche la piscina perde la sua caratteristica zona di comfort trasformandosi nel luogo infestato oggetto/soggetto di un “compitino gotico”. Il tutto potrebbe essere anche suggestivo ed interessante – attraverso queste possibili sovraletture – peccato che, quello che dovrebbe essere un fantasy-horror spettrale, non riesca mai ad incutere paura nemmeno accennata, oltre alla tematizzazione narrativa insipida e inefficace.
Night Swim, la recensione: un horror senza spinta che cerca solo di rimanere a galla
La caratteristica che forse più ammanterebbe la visione di Night Swim potrebbe essere proprio quella della prevedibilità. Un film horror che infatti non riesce mai a mettere sull’attenti, nemmeno per un paio di jump-scare (oltretutto telefonati) piazzati nella prima metà del film, provando a dare qualche sussulto mentre si descrive la condizione del personaggio protagonista. In tale occasione è anche immancabile la scena del “nascondino dell’orrore”, ormai un vero e proprio must da qualche anno a questa parte, che si aggiunge ad un climax nel finale senza terrore, orrore o qualche forma di coinvolgimento emotivo.
Gli effetti speciali non riescono infatti a graffiare nelle loro presenze spettrali, con una creatura – simil Mostro della laguna nera (forse) – anche alquanto scadente dietro una maschera plastificata. Il film Night Swim non è comunque un totale disastro, riuscendo anche a raccogliere qualche idea convincente e ben costruita come il momento della possessione di Ray, l’ostacolo del telo per coprire la piscina e la sequenza – tra visione estetica ed accompagnamento sonoro – dell’andare incontro al fatal destino. Nel complesso, la regia invisibile ma ben costruita di McGuire si posizionerebbe sui livelli di base, al servizio della narrazione e al giocare a bordo piscina, in aria e in apnea.
Seppur sprecati nei loro rispettivi ruoli, Wyatt Russell (Overlord, Monarch: Legacy of Monsters) e Kerry Condon (Gli spiriti dell’isola, Better Call Saul) riescono, nella loro essenziale interpretazione, a suscitare qualche agitamento emotivo. Ma, al netto di giusto qualche elemento da non condannare totalmente, ci si riferisce ad un film che non riesce ad andare in profondità nei suoi temi accennati, non riesce mai ad incutere qualche sorta di orrore e perde anche quello che, solitamente, rappresenterebbe il punto di forza delle visioni “subacquee”, ovvero la tensione nella gestione del tempo per la paura di affogare (un sussulto questo mai veramente presente e che, quando si palesa, perde troppo di credibilità).
