Articolo pubblicato il 12 Marzo 2024 da Andrea Boggione
Tra i titoli meno conosciuti e passati sotto traccia tra quelli candidati alla 96° edizione degli Oscar c’è “Il Mio Amico Robot”, in originale “Robot Dreams”, un film d’animazione scritto e diretto da Pablo Berger (“Blancanieves”, 2012 e “Abracadabra”, 2017) tratto dall’omonimo fumetto di Sara Varon che ne ha curato il soggetto. La pellicola è stata presentata in anteprima a Cannes, al Festival internazionale di Annecy aggiudicandosi il premio come miglior film, al 48° Toronto International Film Festival ed alla 41° edizione del Torino Film Festival. Inoltre, ha ottenuto una sfilza di nomination e premi in diverse manifestazioni cinematografiche, vincendo il premio per il miglior titolo indipendente agli Annie Awards e conquistando la già citata nomination agli Oscar 2024. Di seguito la sinossi e la recensione de “Il Mio Amico Robot”.
La trama del film d’animazione Il Mio Amico Robot
Anni ’80. DOG è un cane, dalle caratteristiche antropomorfe, che vive da solo in un piccolo appartamento di Manhattan, New York. Un giorno, pervaso dalla solitudine, decide di acquistare e costruirsi un robot, così da avere un nuovo amico. La loro amicizia cresce molto rapidamente fino a diventare due compagni inseparabili, dando vita ad un forte legame e condividendo diversi momenti assieme: esplorando i parchi e le vie di Manhattan, dedicandosi ad una serie di attività sulle note della famosa e popolarissima “September” degli Earth, Wind & Fire.
Una notte, però, dopo una giornata in spiaggia, i due amici si addormentano, per poi svegliarsi quando orami non c’è più nessuno. Sfortunatamente l’acqua del mare ha fatto arrugginire ROBOT e DOG non riuscendo a spostarlo è costretto ad abbandonarlo, almeno per la notte. L’indomani il cane si reca nuovamente alla spiaggia, ma scopre che resterà chiusa almeno fino alla prossima estate. Scoraggiato ed amareggiato, il cane non può far altro che lasciare lì il suo grande robot. Riusciranno i due amici, passate le altre stagioni, a ritrovarsi?

La recensione de “Il Mio Amico Robot” di Pablo Berger
“Il Mio Amico Robot” è un film particolare, un titolo un po’ fuori dagli schemi e strutturalmente costruito attraverso alcuni elementi che non lo rendono un’opera così facilmente fruibile da un pubblico più generalista. L’autore, Pablo Berger, già con i suoi primi film ha raggiunto un certo tipo di notorietà: con “Blancanieves”, un film muto che riscrive in chiave gotico-drammatica la famosa favola dei fratelli Grimm, dopo aver sbancato ai Premi Goya 2013, ha sfiorato la nomination agli Oscar, candidatura che ha ottenuto, invece, con il suo primo film d’animazione. Un’esperimento che risulta vincente, nonostante la scelta di evitare i dialoghi e realizzando un titolo che gioca solamente con una colonna sonora ricca di brani estremamente popolari. Le canzoni vengono inserite sia in maniera diegetica sia extradiegetica e fungono sia da elementi narrativi sia descrittivi, raccontando ed enfatizzando i vari stati d’animo dei protagonisti.
Il film d’animazione candidato agli Oscar 2024 sfrutta fin dall’inizio la cultura pop anni ’80, non solo attraverso la componente sonora, ma restituendo tanto colore e dinamismo alla storia. Berger riesce a ricostruire la nota metropoli protagonista mostrando quanto sia difficile, nella caotica Manhattan, avere dei veri e profondi rapporti umani, anche se non mancano attività e luoghi da esplorare ed affrontare anche in compagnia. “Il Mio Amico Robot” affronta un metaforico salto nel passato, tra citazioni e riferimenti a musiche, libri e pellicole di quel periodo e difficilmente il pubblico si dimenticherà la precedentemente citata “September” degli Earth, Wind & Fire.
Pablo Berger, con alle spalle una breve filmografia che comprende titoli live-action, sperimenta per la prima volta l’animazione e confeziona un’opera sensibile che apparentemente è indirizzata verso un pubblico di più piccoli o pre-adolescenti visto i temi trattati, ma lungo la narrazione e nel proseguire della storia il film acquisisce importanza attraverso la solitudine che prova DOG, il protagonista. “Il Mio Amico Robot” si rivela essere un titolo molto più adulto e maturo, ma gioca sulla semplicità di un racconto che cela una profondità non indifferente. Nonostante più di qualche sequenza che finisce per durare più del dovuto, ci sono comunque diverse scene di pura poesia e sentimento: dalla preponderante gioia che traspare dalla nascita di un’amicizia al tragico e sofferente momento dell’abbandono, dove non mancano sequenze oniriche e fantasiose.

Dai passaggi nei festival alla nomination all’Oscar
“Il Mio Amico Robot” è l’emozionante storia dell’amicizia improbabile tra un cane ed un robot, ambientata nella Manhattan degli anni ’80. Un film che mescola momenti più divertenti e leggeri a situazioni più drammatiche. Se da un certo punto di vista la storia perde di forza per via della totale assenza di dialoghi, in realtà resta un prodotto audiovisivo godibile attraverso un’altra tipologia di struttura che pone l’attenzione sulle emozioni, sui sentimenti e nella peculiarità di una coppia di protagonisti fuori dal comune.
Nonostante un sfilza di premi e riconoscimenti in giro per il mondo, il film d’animazione di Pablo Berger non è riuscito a raggiungere quella notorietà che vantano titoli del calibro di “Spider-Man: Across the Spider-Verse” oppure “Il Ragazzo e l’Airone”, i due favoriti nella corsa all’Oscar dove poi ha trionfato il film di Miyazaki. “Il Mio Amico Robot”, dopo il passaggio anche a Torino nel rispettivo festival del cinema, uscirà nelle sale italiane il prossimo 4 aprile, nonostante rinvii e posticipi, e sarà distribuito da I Wonder Pictures.