Articolo pubblicato il 22 Marzo 2024 da Giovanni Urgnani
La sua prematura scomparsa, di cui quest’anno cade il decennale, ha gettato i fan nello sconforto, a prova dell’affetto e della popolarità che l’attore ha saputo conquistarsi nel corso della sua lunga carriera; coronata dalla vittoria agli Oscar nella categoria “Miglior attore non protagonista”. Di seguito i migliori film con Robin Williams, classificati in ordine cronologico di uscita cinematografica.
Good Morning, Vietnam (1987)
Il suo istrionismo e la sua esuberanza narrativamente contestualizzati per raccontare la vicenda di uno speaker radiofonico durante il conflitto vietnamita, basandosi su fatti realmente accaduti. Il protagonista è l’emblema dello stato nordamericano: irruento, prepotente, padronale, non mostrando alcun rispetto per la cultura o il territorio altrui. Un’America capace si di vestirsi di democrazia, ma soprattutto quando le cose vanno male, si atteggia da feroce dittatura. Per Robin Williams è la prima candidatura agli Oscar nella categoria “Miglior attore protagonista”.

L’attimo fuggente (1989)
Titolo originale Dead poets society, la pellicola diretta da Peter Weir è una feroce critica al patriarcato, nonostante la vicenda veda quasi esclusivamente protagonisti maschili. Tra le performance attoriali più riuscite, forse addirittura la migliore, dell’attore che grazie alla direzione del regista combina perfettamente comicità e dramma, caratteristiche di un personaggio portatore di cambiamento in una società fascistoide e militaresca. Ancora oggi, dopo più di trent’anni, molte frasi sue e molte sequenze sono rimaste iconiche nell’immaginario collettivo.

Aladdin (1992)
Per tutti gli italiani è rimasta nel cuore e nella memoria la voce di Gigi Proietti per il ruolo de Il Genio nel trentunesimo classico Disney, ma nella versione originale è lui a prestarsi per dare vita al personaggio blu abitante della lampada. Meraviglioso sia nelle parti dialogate sia nelle parti cantate, Genio è veramente fatto apposta per lui, comicità frenetica all’esterno, ma dramma esistenziale all’interno; sicuramente ha contribuito a rendere grande quello che tutt’ora è il miglior personaggio secondario partorito dalla Disney.

Will Hunting – Genio ribelle (1997)
Finalmente, per questo film, riesce ad ottenere l’ambita statuetta, ottenuta nella categoria “Miglior attore non protagonista”, grazie anche alla direzione di Gus Van Sant, in cui le sue doti espressive vengono esaltate per interpretare un personaggio che deve insegnare, ma che capisce di poter ancora imparare. Una pellicola in cui l’emotività è ben costruita, riuscendo a far commuovere in maniera sincera; gli scambi dialogici con il personaggio protagonista (Matt Damon) sono messi in scena alla grande, pieni di intensità e umanità.

Jakob il bugiardo (1999)
Il dramma dell’Olocausto messo in scena in maniera molto simile a quello che fece il premio Oscar Roberto Benigni nella sua pellicola La vita è bella (1997), in cui una bugia, all’interno di un contesto disumano come questo, può salvare delle vite. Aldilà di qualche concessione di troppo al divismo di Williams, quest’ultimo si dimostra capace di toccare le corde emotive dello spettatore, in un senso e nell’altro.

L’uomo bicentenario (1999)
Terza e ultima collaborazione con il regista Chris Columbus, l’attore riesce a personificare con grande asciuttezza le movenze e gli sguardi neutri e anaffettivi di un robot androide super intelligente, mentre poi si lascia andare, trovandosi più a suo agio ma senza controllo, nella seconda parte, quando ottiene interamente le sembianze umane. Il pregio più grande della pellicola sta nel mostrare la “regressione” di Andrew, in modo da esaltare l’umanità e la preziosità del suo essere vivente, destinato alla fine.

Insomnia (2002)
Nonostante sia considerato il minore nella filmografia del suo regista, Christopher Nolan, rimane interessante vedere Robin Williams in un ruolo inedito per lui: il villain; il suo lato comico stavolta viene sacrificato per lasciare spazio ad una caratterizzazione sorniona ma subdola, di un uomo frustrato e represso, convinto di avere il coltello dalla parte del manico. Nel complesso la prova può dirsi riuscita, così come l’intero lungometraggio, nella volontà di essere un prodotto d’intrattenimento.
