Articolo pubblicato il 14 Gennaio 2025 da Gabriele Maccauro
La recensione di Pigen Med Nålen (The Girl with the Needle), l’opera prima del regista danese Magnus von Horn presentata in anteprima in concorso alla 77esima edizione del Festival di Cannes. Seguono dunque trama e recensione del film.
La trama di Pigen med nålen (The Girl with the Needle), presentato in anteprima al Festival di Cannes 2024
Come di consueto, segue la sinossi ufficiale di Pigen Med Nålen (The Girl with the Needle), opera prima di Magnus von Horn:
“Karoline (Vic Carmen Sonne), giovane operaia, lotta per sopravvivere nella Copenaghen del primo dopoguerra. Quando si ritrova disoccupata, abbandonata e incinta, incontra Dagmar (Trine Dyrholm), una donna carismatica che gestisce un’agenzia di adozioni clandestina, aiutando le madri a trovare case adottive per i loro figli indesiderati. Non sapendo a chi altro rivolgersi, Karoline assume il ruolo di balia. Tra le due donne si crea un forte legame, ma il mondo di Karoline va in frantumi quando si imbatte nella scioccante verità che si cela dietro il suo lavoro”.

La recensione di Pigen Med Nålen (The Girl with the Needle), opera prima di Magnus von Horn
Osservando il programma del 77esimo Festival di Cannes, a rubare l’occhio è sicuramente la presenza di titoli come Megalopolis, Kind of Kindness, Furiosa: A Mad Max Saga e Parthenope, ovvero opere che, per un motivo o per un altro, sono state in grado di accentrare l’attenzione mediatica e creare enormi aspettative tra i tanti appassionati sparsi per il mondo. È però interessante notare come quest’anno siano state selezionate opere di autori poco conosciuti come Diamant Brut di Agathe Riedinger o addirittura il primo lungometraggio diretto dallo svedese Magnus von Horn. Il film si intitola Pigen Med Nålen (The Girl with the Needle) e, nonostante soffra dei più disparati difetti, la sua presenza a Cannes77 non deve sorprendere.
Sì perché The Girl with the Needle ha tutto ciò che serve per prendere parte ad un festival cinematografico: buone prove attoriali, una cifra stilistica autoriale – in questo senso, il suo eccezionale bianco e nero aiuta eccome – ed una regia straniante, spiazzante, in grado di tenere lo spettatore sull’attenti per tutti i suoi 115 minuti di durata. Soprattutto però, una tematica impattante: l’opera è tratta infatti dalla storia vera della serial killer Dagmar Overbye che, nel primo dopoguerra, uccise circa 25 bambini, tra cui il suo. Non ci si limita però ad un racconto convenzionale, ad una sorta di biopic interessato solamente a narrare dei fatti realmente accaduti, bensì evolve il genere, pone l’accento sul rapporto che la protagonista Karoline ha sia con Dagmar che con suo marito, ma soprattutto con la maternità. Il sacro legame tra madre e figlio, la perdita ed il lutto, ma anche la pazzia a cui si può arrivare o a cui si può essere condotti da terzi.
The Girl with the Needle soffre dei più classici difetti delle opere prime, con un ritmo spesso claudicante e momenti ridondanti, ma questo avviene perché si tratta di un progetto molto ambizioso, che strizza l’occhio a David Lynch e che, col fine ultimo di arrivare, finisce per strabordare. Difficile immaginarlo vincente in un’edizione come questa – anche se un Prix d’Interpretation Féminine per Victoria Carmen Sonne non è da escludere al 100% – ma quello di Magnus von Horn sarà certamente un nome di cui sentiremo parlare in futuro.