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Recensione – Abigail: un buffo e sgraziato balletto macabro

Dopo gli ultimi due capitoli della saga di Scream, i due registi tornano con un nuovo irriverente horror, ricco di sangue ma povero di idee e non solo.
Recensione film horror Radio Silence Abigail

Presentato in anteprima mondiale all’Overlook Film Festival del 7 aprile, Abigail è il nuovo horror diretto dai Radio Silence ed è uscito nelle nostre sale il 16 maggio 2024.

La trama di Abigail, il nuovo film horror dei Radio Silence

Su sceneggiatura di Stephen Shields e Guy Busick, Abigail è la nuova regia della coppia formata da Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett, 2 dei 4 membri che formano la squadra dei c.d. Radio Silence insieme a Justin Martinez e Chad Villella. Il progetto del film, nato l’anno scorso e che trovò la sua interruzione in occasione dello sciopero degli sceneggiatori, continua la scia intrapresa negli ultimi anni dalla Universal di rispolverare i Mostri del suo “catalogo” cinematografico, attraverso versioni rivisitate e modernizzate dei Classici.

In questo caso il punto di riferimento sembrerebbe essere La figlia di Dracula del 1936 diretto da Lambert Hillyer, con il nome di quest’ultimo che sembrerebbe tuttavia l’unico elemento in comune con il film del 2024. In Abigail si segue infatti la missione di un gruppo di malviventi, commissionata da un misterioso individuo (chiamato appunto Lambert), che consiste nel rapire la figlia di un uomo ricco e potente. Una volta catturato il giovane ostaggio e portato in una magione desolata quale luogo indicato, la squadra dovrà attendere 24 ore in quella struttura sorvegliando la bambina, in attesa di ricevere il riscatto di 50 milioni di $. Il gruppo, tuttavia, non sa di essere bloccato lì con lei e non il contrario, dando il via ad un gioco al massacro.

La recensione di Abigail: sa soltanto quello che non è

<<Che posso dire, mi piace giocare con il mio cibo.>>

Dopo gli sfortunati Renfield e Demeter dello scorso anno cinematografico, arriva un altro deludente titolo per gli amanti del cinema di vampiri costruito sull’intramontabile icona del personaggio di Bram Stoker, sebbene in questo film il mito del Principe della Notte fungerebbe giusto da libera ispirazione, in particolare appunto verso la pellicola del 1936. Abigail, infatti, non sarebbe altro se non l’ulteriore tassello del processo commerciale che la Universal sta continuando a portare su schermo negli ultimi anni, come per il Dark Universe mai nato e L’uomo invisibile del 2020 (quello sì un bel titolo, forse l’unico).

Per questo nuovo film si decide di mettere in mano il progetto alla regia del duo dei Radio Silence, reduce dagli insipidi ultimi 2 capitoli della saga di Scream, “semper fidelis” ai punti critici che hanno affossato queste ultime due apparizioni del Ghostface. Viene così inaugurata la recensione di Abigail evidenziando il primo dei grande problema di questo film, ovvero proprio la conduzione della regia del duo che non riesce a sapere dove voler sbattere la testa. Tolto infatti l’interessante ribaltamento iniziale delle carte in gioco, con un film che prende il via come home-invasion per poi trasformarsi in una escape room labirintica, Abigail non sa cosa vuole essere.

Dovrebbe essere un horror ma, a parte qualche sequenza macabra e le esplosioni di sangue, l’orrore viene relegato ai soliti fastidiosi jump-scare, con la visione che non concede quasi mai la mano al cinema di genere. Non si respira infatti nemmeno per un momento l’aria gotica classica (comunque si tratta pur sempre di un progetto di rivisitazione) e tanto cara al cinema vampiresco – non esaltando mai la magione intrappolante tanto narrativamente quanto esteticamente – oppure le vibes derivanti dallo slasher, con le premesse che sarebbero di per sé ottime.

L’orrore non riesce infatti ad andare a segno soprattutto per la presenza di una comicità e di un’ironia assolutamente fuori luogo, con i registi che non riescono a mantenere dritti di binari della narrazione ed anzi spingendo verso pericolosi deragliamenti. La bambina gioca con il suo cibo, ok, ma ciò offre il fianco ad una serie di buffonerie negativamente surreali, alzando il tiro proprio nel momento in cui dovrebbe iniziare l’orrore. Assolutamente fuori luogo proprio perché si tratta di un’ironia non preceduta o seguita dallo stesso registro di visione, il quale si mostra addirittura particolarmente serio specialmente quando vuole trattare alcune tematiche familiari.

Attraverso vari giochi di fiducia, Abigail sarebbe poi infatti un dramma che vorrebbe parlare anche di rottura dei legami tra genitore e figlio/a (addirittura anche di dipendenze e redenzione), con le tematiche che aleggiano praticamente da inizio visione ma che non trovano mai libero sfogo di approfondimento. In tal senso, le uniche due volte dove ci sarebbe occasione di soffermarsi su questi aspetti si fallisce il colpo, la prima con uno scherzo telefonico anti-pathos, la seconda con un tragicomico finale tagliato con l’accetta anzi, con un paletto di legno. Più correttamente ci si dovrebbe rivolgere ad Abigail come un thriller sovrannaturale da camera chiusa che, ancora, perde di vista il suo principale obiettivo nel “giocare” con lo spettatore. Per maggior parte della visione, con diverse evoluzioni, proprio come avviene nella saga di Scream ci si pone l’interrogativo di chi ci si possa fidare, se il mostro non sia già presente nel gruppo dei protagonisti o se qualcuno di questi si trasformi in un nuovo mostro da combattere.

Il film non solo presenta infatti una visione dalla tensione completamente assente, ma non riesce nemmeno a reggere e sostenere i suoi sviluppi narrativi (la questione dei doppi nomi alla fine della fiera non ha alcun effetto in termini narrativi, giusto per citarne uno), con plot twist telefonati e che trova la totale mancanza di logicità narrativa in quello rivelatore finale. Insomma, alla loro sesta regia insieme Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett realizzano un horror che non fa paura ma spaventa(?) solo grazie ai suoi telefonati jump-scare, una commedia che non crea divertimento ma imbarazzo perché fuori luogo con il resto della visione, un dramma che non emoziona ed un thriller che non mette sulle spine nemmeno per un momento, ma non è tutto.

Recensione Abigail film horror Radio Silence

La recensione di Abigail: un balletto schizofrenico e sgraziato

<<Odio il balletto.>>

Lo schizofrenico ed inefficace registro narrativo del film non è poi l’unico problema di Abigail, il quale dimostra comunque di saper fare egregiamente il suo in qualche occasione. Parlando infatti dei meriti del titolo, quasi tutte le scene di violenza con l’esplosione del sangue sono effettivamente accattivanti per gli amanti dello splatter, senza dimenticare qualche sequenza che riesce esteticamente a colpire l’occhio (in particolare una breve danza macabra ed una mortifera fossa comune la quale, ancora, non ha poi alcun senso logico nell’economia del racconto). Il resto del film (quindi quasi la sua totalità) presenta più di qualche falla nel sistema.

Innanzitutto, la becera sceneggiatura di Stephen Shields e Guy Busick non solo perde occasione di andare a segno tanto nella profondità delle sue tematiche quanto nell’elaborazione del gioco narrativo come specificato precedentemente, ma presenta troppi elementi chiassosi e fuori posto. Non hanno infatti senso le contraddittorie decisioni prese dal gruppo, non si riesce a capire limiti e virtù del sovrannaturale mostrato (ad esempio il livello di pericolosità della bambina vampiro, che prima si fa legare con estrema facilità poi butta giù a cazzotti il gigantesco personaggio di Peter, o porte che prima vengono sfondate a calci mentre su altre non si riesce ad aprire il pomello, ecc…), il livello delle forze in gioco (perché Abigail, vampiro a sua detta dalla longeva esperienza e che conosce i “trucchi” necessari, ha bisogno di Joey per sconfiggere chi è diventato vampiro da 5 minuti?) e molto altro.

Senza considerare come il film attinga a piene mani dai fastidiosissimi cliché che hanno impoverito il genere, in aggiunta alla decina di telefonati ed inefficaci jump-scare: dall’andare incontro a rumori sinistri chiedendo se ci sia qualcuno nella stanza con l’attesa di ricevere una qualunque risposta, all’evergreen della divisione del gruppo, passando per gli interminabili discorsi del villain prima di chiudere la faccenda, tutti i cliché vengono inesorabilmente rispettati a dovere, senza appunto quell’ironia che ha reso grande la saga di Scream (almeno ai suoi inizi). Mettendo poi da parte la crivellata sceneggiatura, la composizione visiva e tecnica non è poi da meno, a cominciare dalla colonna sonora di Brian Tyler fastidiosamente molto presente con note nemmeno attinenti, per poi arrivare alla sballata diffusione dorata della luce.

In tutto questo la regia fallisce anche nella direzione del cast, di per sé dalle facce convincenti, ma che perdono spessore tanto nei canoni espressivi quanto in quelli caratteriali creati dalla scrittura. Il talento della giovane Alisha Weir (Matilda The Musical, Cattiverie a domicilio) deve ancora formarsi del tutto, ma a non convincere è la grande monoespressività di tutto il resto del cast che presenta semplice incarnazione dei vari personaggi in un gioco di ruolo, con la loro unica caratteristica per poterli distinguere.

Infine, a dare il colpo di grazia è un montaggio che avrebbe avuto sicuramente bisogno di più accelerate e meno momenti soporiferi. Un minutaggio di quasi 2 ore decisamente graziato da scene inutili, per poi presentarsi ad un finale che rimbalza in maniera estremamente confusionaria di qua e di là fino alla tragicomica conclusione che, al contrario, avrebbe meritato maggior respiro. Un finale che, inoltre, lascerebbe anche sostanzialmente la porta aperta per la nascita di un nuovo franchise, quello della bambina danzatrice vampiro, che si spera non vedrà mai la luce se queste sono le premesse.

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Locandina film horror Abigail dei Radio Silence
Abigail
Abigail

I Radio Silence cavalcano la marcia onda di svecchiare i Classici Universal con un nuovo insipido titolo già dimenticato.

Voto del redattore:

4 / 10

Data di rilascio:

16/05/2024

Regia:

Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett

Cast:

Melissa Barrera, Dan Stevens, Alisha Weir, Will Catlett, Kathryn Newton, Kevin Durand, Angus Cloud, Giancarlo Esposito, Matthew Goode

Genere:

Thriller, horror, commedia

PRO

Il film potrebbe essere divertente per gli amanti dello splatter e il tono leggero lo rende più fruibile al grande pubblico.
Una regia che non riesce a seguire i suoi binari e deraglia in continuazione.
Minutaggio eccessivo e che non cura adeguatamente i momenti necessari.
Cast anonimo che si unisce ad un comparto tecnico di basso livello.
Sceneggiatura povera di idee ma ricca di falle e contraddizioni.