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Tre chilometri alla fine del mondo è un racconto semplice ma (ancora) fondamentale

Presentato in Concorso al Festival di Cannes 2024, Tre chilometri alla fine del mondo è il nuovo film di Emanuel Parvu: ma qual è il suo risultato?
Tre chilometri alla fine del mondo è un racconto semplice ma (ancora) fondamentale

Tra i titoli presenti in Concorso al Festival di Cannes 2024 c’è anche l’ultimo lungometraggio di Emanuel Parvu, scritto dallo stesso regista in collaborazione con Miruna Berescu: Tre chilometri alla fine del mondo (Three Kilometers to the End of the World), in competizione sia per ottenere la Palma d’Oro, sia la Palma Queer. Un film assolutamente inaspettato, considerando il gran numero di titoli selezionati in Concorso, ma che presenta una serie di qualità da sottolineare assolutamente. Ma qual è il risultato del film in questione? Di seguito, si indica tutto ciò che c’è da sapere a proposito della recensione del film.

La trama di Tre chilometri alla fine del mondo: di che parla il film di Emanuel Parvu?

Prima di proseguire con la recensione di Tre chilometri alla fine del mondo, si indica innanzitutto la trama del film di Emanuel Parvu, che recita:

Il diciassettenne Adi sta passando l’estate nel suo villaggio natale sul delta del Danubio. Una notte viene brutalmente aggredito per strada, e dal giorno successivo il suo mondo è letteralmente stravolto. I suoi genitori non lo guardano come hanno sempre fatto, e l’apparente tranquillità della cittadina è sul punto di crollare. 

La recensione di Tre chilometri alla fine del mondo: un racconto fondamentale per i nostri tempi

Sembra quasi paradossale a dirsi, ma ancora oggi abbiamo bisogno dell’importanza e della forza di racconti che sappiano declinare con decisione delle tematiche che, a quanto pare, la società dell’oggi non riesce a ritenere parte della quotidianità. Tre chilometri alla fine del mondo propone un racconto strutturalmente e tematicamente semplice, di cui anche il cinema contemporaneo spesso si è arricchito: basti pensare a recenti titoli come Close o Winter Boy, ad esempio, che trattano il tema dell’omosessualità nell’infanzia e nell’adolescenza, oltre che le relative conseguenze in termini sociali. Ascrivendosi allo stesso tipo di narrazione, ma asciugando ogni preziosismo tecnico, il film di Emanuel Parvu propone una condizione che potrebbe essere potenzialmente molto vicina alla vita di ognuno: un villaggio che vive delle sue vetuste norme sociali, di omertà, di corruzione e di convinzioni disumane, che portano alla sofferenza del protagonista.

La sua “colpa”, essere omosessuale e per questo motivo picchiato, si trasformerà ben presto in un’onta che grava sulla famiglia, la quale cerca di allontanarsi dalla vergogna che potrebbe derivarne. È molto indicativa la ripresa iniziale del film, realizzata con una camera fissa che delinea immediatamente gli spazi della casa e il movimento – in un primo momento corale e di accordo – da parte dei protagonisti: ben presto, quella stessa ripresa permetterà di offrirne il contraltare, l’ideale contrapposizione tra incontro-scontro nella stessa famiglia. L’omofobia che serpeggia nel mondo di Tre chilometri alla fine del mondo si esprime in numerosi termini: nelle percosse che Adi riceve, ma anche nell’atteggiamento del poliziotto che si guarda bene dal diffondere una notizia che potrebbe essere sconvolgente per il villaggio; e che dire, in fondo, dei genitori del ragazzo, che mettono in secondo piano la violenza da lui subita, tentando di “liberarlo dal problema” attraverso un esorcismo. In un momento del lungometraggio, addirittura, si cita il vaccino contro il COVID come possibile causa della malattia dell’omosessualità del ragazzo: insomma, Tre chilometri alla fine del mondo permette di realizzare un viaggio verso il passato ma anche di guardare bene al presente, di aprire gli occhi sulla drammatica condizione di un non-tempo che, in qualsiasi momento, potrebbe essere lesivo per una persona rea di essere semplicemente se stessa.

Grazie ad un ottimo sonoro (che permette di rendere il film indipendentemente rispetto a rumori che non siano propri dell’ambiente, di fatto con la totale assenza di una colonna sonora) e ad un’interpretazione sicuramente notevole di Ciprian Chiujdea, la cui sublimazione è lo sguardo rivolto alla macchina da presa. Tre chilometri alla fine del mondo fa ciò che il cinema può – e deve – fare: raccontare la verità e mostrarla al mondo che ne è parte.

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Three Kilometers to the End of the World
Three Kilometers to the End of the World

Presentato in anteprima al Festival di Cannes 2024, Tre chilometri alla fine del mondo è il nuovo film di Emanuel Parvu in Concorso per la Palma d'Oro e la Palma Queer.

Voto del redattore:

7 / 10

Data di rilascio:

18/05/2024

Regia:

Emanuel Parvu

Cast:

Bogdan Dumitrache, Laura Vasiliu, Ciprian Chiujdea, Valeriu Andriuta, Adrian Titieni

Genere:

Drammatico

PRO

Il sonoro del film
Le riprese con camere fisse e la regia asciutta di Emanuel Parvu
L’interpretazione del protagonista
Nessuno