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Harry Potter: perché non muore nella Foresta Proibita? La spiegazione del finale della saga

Quella di Harry Potter è una delle saghe cinematografiche considerate intramontabili: ma perché Harry non muore alla fine e qual è la spiegazione del finale?
Di seguito la spiegazione del perché Harry Potter non muore e quella del finale della saga

Se siete fra quelli che, alla domanda ma come, dopo tutto questo tempo? ancora parlate di Harry Potter rispondete sempre allora siete nel posto giusto. A voi, sia che siete stati con il maghetto Harry Potter seguendo le sue avventure fin dalle pagine che lo hanno visto nascere, o se siete diventati fan grazie alla saga cinematografica, è comunque possibile che restino alcuni dubbi circa il suo paradossale finale. Seguono la spiegazione del finale della saga cinematografica di Harry Potter e perché Harry Potter non muore.

Il finale di Harry Potter e I Doni della Morte – Parte 2: che cosa succede?

Prima di passare alla spiegazione del finale, occorre rammentare quali sono gli eventi e i personaggi coinvolti in I Doni della Morte – Parte 2, l’ottavo e ultimo capitolo della saga cinematografica tratta dai libri della scrittrice J.K. Rowling. Hogwarts si sta preparando per combattere quella che sarà l’ultima battaglia tra le forze oscure del male e quelle del bene che da sempre si contendono il potere della magia, mentre Harry, Ron e Hermione sono alla ricerca degli ultimi Horcrux che restano da trovare per sconfiggere Voldemort. Come scopriamo alla fine de I Doni della Morte – Parte 1, Voldemort si accorge solo ora che la Bacchetta di Sambuco non gli obbedisce, e Harry decide di mettere fine al loro eterno conflitto gettandosi insieme a Voldemort da da un dirupo del castello dopo aver pronunciato la frase “Finiamola così come è tutto iniziato” e atterrando sulle macerie. I due maghi riprendono possesso delle bacchette e danno inizio al loro vero scontro finale. Nel mentre, Ron e Hermione cercano di sconfiggere Nagini, il fedele serpente seguace di Voldemort. Tuttavia, dopo vani tentativi di ucciderlo con la magia, è solo Neville Paciock che riesce nell’impresa grazie alla spada di Godric Grifondoro. Voldemort appare ora chiaramente più debole e Harry Potter approfitta per disarmarlo e appropriarsi della Bacchetta di Sambuco con la quale uccide una volta per tutte Voldemort per poi decidere di distruggerla.

La spiegazione del finale di Harry Potter e I Doni della Morte – Parte 2

Nel finale dell’ottavo e ultimo capitolo della saga cinematografica Harry Potter e I Doni della Morte – Parte 2, ha luogo finalmente lo scontro finale tra le forze del bene e quelle del male, tra Harry e Voldemort. Dopo aver distrutto l’ennesimo frammento dell’anima di Voldemort, l’Horcrux custodito dentro Harry, quando l’oscuro signore gli scaglia per la seconda volta la maledizione di Avada Kedavra nella Foresta Proibita durante la prima parte de I Doni della Morte, non resta che trovare l’ultimo per sconfiggere una volte per tutte Voldemort. Ed è proprio Neville Paciock a riuscirci, con la spada di Godric Grifondoro, capace di assorbire il potere di ciò con cui entra in contatto, quindi il veleno del Basilisco come vediamo in Harry Potter e La Camera dei Segreti, così da poter distruggere una volta per tutte Nagini e dunque l’ultimo Horcrux rimasto. Uno dopo l’altro, i poteri di Voldemort vanno sempre più ad affievolirsi e dopo aver ucciso Nagini, l’ultimo frammento della sua anima rimasto in vita, Voldemort non ha più poteri e perde il possesso anche della Bacchetta di Sambuco, tramite l’incantesimo Expelliarmus che Harry Potter gli scaglia.

La Bacchetta di Sambuco: perché Harry decide di spezzarla e le differenze con il libro

Prima di assistere al momento di flashforward nelle vite dei tre maghi Harry, Ron e Hermione 19 anni dopo, vediamo Harry dopo aver sconfitto Voldemort che rientra in possesso della Bacchetta di Sambuco. Da questo momento troviamo una netta differenza tra il libro e il film. Mentre nel libro Harry Potter decide di usarla per riparare la sua bacchetta, per poi restituirla e riporla nella tomba di Albus Silente dopo il giuramento del Desiderio Antico, nel film Harry senza indugio la spezza distruggendola una volta per tutte. Nonostante Ron gli ricordi che si tratta della “Bacchetta di Sambuco, la bacchetta più potente del mondo. Con quella, saremmo invincibili!”, paradossalmente è proprio questo il motivo per cui Harry decide di sbarazzarsene, per porre fine all’incessante brama dei maghi – buoni o cattivi che siano – di impossessarsene ed evitare che si perpetrino i suoi poteri perniciosi.

Di seguito la spiegazione del perché Harry Potter decide di spezzare la Bacchetta di Sambuco

Harry Potter e I Doni della Morte: perché Harry Potter non muore alla fine della saga?

Nonostante nell’adattamento cinematografico sia stata diviso per esigenze di durata in due parti, il finale della saga che ha come protagonista il mago Harry Potter nell’incessante tentativo di sconfiggere la sua nemesi, il Signore Oscuro Lord Voldemort, in realtà è da concepire come un unicum, così come nel testo originale dell’ultimo capitolo di J.K. Rowling I Doni della Morte. Per questo motivo i due film sono da considerare una cosa sola, poiché tutta la tensione e i momenti più salienti sono concentrati all’ennesima potenza in queste due ultime parti che conduconno alla resa dei conti finale. Per tutta la durata della saga, Harry Potter viene presentato come un personaggio a dir poco sfortunato, perseguitato da tragedie e sempre costretto ad affrontare situazioni di estrema difficoltà da solo o in compagnia dei suoi due fedeli amici Ron e Hermione. Per non smentire questo suo triste destino da cui è segnato fin dalla nascita, e per cui ha rischiato di morire, Harry si trova faccia a faccia con la morte certa e sempre per mano del suo nemico e nemesi Lord Voldemort.

La non-morte di Harry: Il ruolo cruciale degli Horcrux, della Bacchetta di Sambuco e della benedizione di Lily Potter

Harry Potter rischia nuovamente di essere ucciso dalla maledizione Avada Kedavra per mano di Lord Voldemort nel capitolo de I Doni della Morte – Parte 1 in cui, egli scopre, grazie al ricordo del suo professore Severus Piton mostrato nel Pensatoio, di essere uno degli ultimi Horcrux – ossia gli oggetti e non solo in cui Voldemort ha riposto pezzi della sua anima frammentata per ciascuno degli omicidi di cui si è macchiato – da distruggere per sconfiggerlo una volta per tutte. Consapevole della responsabilità che porta sulle spalle, Harry va incontro al suo destino e si reca nella Foresta Proibita per uno scontro faccia a faccia con Voldemort e porre fine al tutto. Tuttavia, nello scagliare la maledizione Avada Kedavra sul mago, Voldemort non sa che in realtà sta distruggendo l’ennesimo Horcrux, e dunque una parte di se stesso che andrà sempre più a indebolirlo.

Ma non è finita qui. Alla fine della prima parte del settimo capitolo de I Doni della Morte, Harry già sa di essere sopravvissuto perché scopre che in realtà l’invincibile Bacchetta di Sambuco che ha usato Voldemort, di cui se ne può prendere pieno possesso solo tramite sconfitta del proprietario, sottratta a Severus Piton uccidendolo, non gli obbedisce perché in realtà quando l’ha presa da Piton, era divenuta momentaneamente di Draco ma che poi Harry tramite la magia Expelliarmus ne è divenuto il legittimo proprietario. Dunque, quando Voldemort scaglia la maledizione Avada Kedavra su Harry, la Bacchetta di Sambuco non può uccidere il suo legittimo proprietario, bensì va a distruggere il frammento di anima di Voldemort che si è attaccato a Harry l’Horcrux – durante la tragica notte dell’uccisione dei suoi genitori a Godric’s Hollow.

Un’altra spiegazione per comprendere il perché della non-morte di Harry Potter, ci viene spiegata dall’anima di Albus Silente quando insieme a Harry Potter si trovano nel limbo, nella scena immediatamente successiva a quella della Foresta Proibita de I Doni della Morte – Parte 1 dopo essere stato colpito dalla maledizione Avada Kedavra. Silente spiega a Harry che la sua anima è ancora intatta, che lui è ancora vivo, proprio grazie a ciò che è successo nel quarto capitolo della saga, Harry Potter e Il Calice di Fuoco, in cui Voldemort usa il sangue di Harry Potter per resuscitare e riacquistare i suoi poteri, persi dopo aver cercato di uccidere il piccolo Harry con la maledizione mortale Avada Kedavra quando era solo un neonato ma che, protetto dalla benedizione che la madre Lily ha emanato sacrificandosi per lui, è tornata indietro a Voldemort, “uccidendo” una parte della sua anima che è automaticamente diventata anche di Harry, segnalata dalla cicatrice che porta sulla fronte che ricorda il loro legame. Quando alla fine del Calice di Fuoco Voldemort si fa aiutare da Peter Minus per essere riportato in vita grazie al sangue di Harry Potter, egli si dimentica che in quello stesso sangue scorre ancora la benedizione della madre Lily che fin da quel tragico giorno lo protegge. Portando dentro di sé la protezione della madre di Harry Potter, Voldemort si dimentica di essere così innocuo e che non può dunque nuocere alla vita del mago. Al contrario, Voldemort ignora che sferrando nuovamente la maledizione dell’Avada Kedavra con la Bacchetta di Sambuco su Harry, il potere di quest’ultima gli si ritorcerà contro, causando per mano sua la sua stessa lenta distruzione, andando a colpire un altro Horcrux, il frammento della sua anima che si è attaccata a Harry, lasciando lui incolume.