Cerca
Close this search box.

I migliori film con un piano sequenza indimenticabile

Una tecnica assolutamente ambiziosa che ha determinato alcuni grandi cambiamenti nella storia del cinema: il piano sequenza definisce alcuni film straordinari. Ma quali sono alcuni lungometraggi che ne hanno uno assolutamente indimenticabile?
I migliori film con un piano sequenza indimenticabile, Nodo alla gola e non solo

Quella del piano sequenza è una tecnica cinematografica che ha fatto la storia e che si basa sulla modulazione della scena in modo che, in termini ideali, la sequenza sia realizzata attraverso una sola ripresa, senza soluzione di continuità. Naturalmente, l’avvento del digitale e le tecniche di “mascheramento” della ripresa hanno permesso, a registi di ogni generazione, di realizzare celebri piani sequenza in cui spezzare – in più take – la ripresa, tanto da creare risultati assolutamente indimenticabili: ma quali sono i migliori film che presentano un piano sequenza?

Nodo alla gola (1948), Alfred Hitchcock 

Uno dei migliori piano sequenza in assoluto non può che essere il Nodo alla gola di Alfred Hitchcock, un film che a distanza di oltre 75 anni appare pericolosamente contemporaneo nella sua matrice esistenzialista. Rappresentando la vicenda in 77 minuti dove si intrecciano tensione e riflessione, il cineasta britannico sembra riprendere il concetto di unità aristotelica e allestisce un set teatrale dove i suoi personaggi si muovono e parlano per mostrare l’incertezza di ogni verità, passando da una prospettiva all’altra

Infatti, la precarietà delle certezze e l’occultamento sia del cadavere (fisico) che della verità (concettuale), così come il fascino del male, sono tutti gli elementi tematici in grado di arricchire la costruzione drammaturgica del capolavoro hitchcockiano. Nodo alla gola è un film amorale, con dei dialoghi costantemente ambivalenti e intrisi di un continuo doppio rimando (rapporto significante-significato) in cui si manifesta la vera essenza dell’essere umano. Ciò che ha contribuito a rendere grande questo thriller psicologico è stato anche il suo piano sequenza, poiché la macchina da presa onnisciente si muove fluidamente da un angolo all’altro per generare delle prospettive sempre nuove.

L’Infernale Quinlan (1958), Orson Welles

Un uomo imposta un timer e posa una bomba nel baule di un automobile. Lo spettatore conosce la verità, al contrario dell’inconsapevole coppia nel veicolo. La camera non stacca, il ticchettio dell’orologio diventa una colonna sonora ritmata scandendo il passaggio dell’auto nelle strade di Los Robles. Poi arriva Mike Vargas, e ci dimentichiamo del dramma che da lì a poco avverrà. Questi tre minuti hanno cambiato la storia del cinema, così come tutto il cinema di Welles. Per Sir Alfred Hitchcock la bomba non doveva mai esplodere, altrimenti la tensione sarebbe andata perduta. Al contrario qui la bomba esplode, e nell’esplodere cambia la storia del cinema. Noi sappiamo, seguiamo la vicenda con un occhio distante. Nel primo momento di distensione narrativa udiamo uno scoppio, ritorniamo alla realtà che sin dall’inizio conoscevamo. L’infernale Quinlan non è un film, quanto un vero e proprio immenso saggio sulla regia.

Halloween (1978), John Carpenter

Halloween e piano sequenza sono quasi sinonimi nel vocabolario cinematografico. Con questo specifico gesto artistico Carpenter ha inaugurato una delle saghe horror più celebri e longeve della storia del cinema, portando alla ribalta il genere dello slasher che finirà per essere protagonista negli anni ’80. Al contrario di molti altri piani sequenza, quello di Halloween ha la specificità essere ripreso completamente in soggettiva. Questo è un fatto profondamente significativo, infatti solo in questo frangente della pellicola lo sguardo dello spettatore coinciderà con quello di Michael Myers, assistendo all’origine della sua spaventosa violenza. A livello simbolico questa scelta segna indelebilmente il genere horror, esprimendo chiaramente il ruolo di voyeur assunto dai suoi appassionati, ben pronti a immedesimarsi nei panni del killer pur di sperimentare la macabra eccitazione che anelano. Allo stesso modo relegare per gran parte della pellicola fuori campo una minaccia così tangibile non è altro che uno dei molti tocchi di classe che rendono Halloween un film leggendario.

Boogie Nights – L’altra Hollywood (1997), Paul Thomas Anderson

Quando si parla di piani sequenza iconici della storia del cinema degli ultimi 30 anni, viene sicuramente in mente la scena di apertura di Boogie Nights. L’opening del film del 1997 che, dall’esterno del locale guida lo sguardo dello spettatore all’interno presentando per la prima volta la maggior parte dei personaggi, già all’epoca si dimostrò un eccellente biglietto da visita per Paul Thomas Anderson. Il regista, infatti, si stava affacciando per la prima volta al grande cinema internazionale con un film che è entrato nella memoria collettiva immediatamente. La storia del giovane pornodivo, interpretato da Mark Wahlberg, ha probabilmente una delle opening scene più tecnicamente ineccebili di sempre con un carrello che, senza neanche soffermarsi troppo, caratterizza ogni singolo personaggio presente all’interno del locale. Insomma, non solo uno sterile vezzo tecnico ma anche un modo per dare al pubblico un assaggio di ciò che si vedrà.

Omicidio in Diretta (1998), Brian De Palma

Uno dei più grandi registi che fa uso del piano sequenza praticamente in ogni sua pellicola, è certamente Brian De Palma. Sono tantissimi i suoi film dove vi si ricorre, ma la scelta è ricaduta su Omicidio in Diretta che, a proposito di piano sequenza, ne ha uno di 10 minuti netti come sua seconda scena che è realizzato talmente bene e con una mano talmente sapiente da far spavento. Il tutto, all’interno di un film al 100% De Palmiano, un thriller che – come inevitabile con il regista di Newark – cita Alfred Hitchcock ma che, nonostante tutto, mantiene sempre quel tocco riconoscibile che ha fatto la sua fortuna.

Omicidio in Diretta è diventato con gli anni una sorta di cult degli anni ’90 e la perfetta via di mezzo tra blockbuster e cinema d’autore che Brian De Palma, come pochi altri, era in grado di portare alla luce: il film, con un importante budget di 73 milioni di dollari, finì per incassarne più 100 in tutto il mondo. Inoltre, va sottolineata la prova attoriale di Nicolas Cage, attore troppo spesso bistrattato e deriso che però, nel corso della sua pluridecennale carriera, ha sempre dimostrato un grande talento.

Arca Russa (2002), Aleksandr Sokurov

Presentato in concorso al 55esimo Festival di Cannes, nel 2002 esce nelle sale uno dei film più importanti di sempre nell’immaginario cinefilo e che, forse più di qualsiasi altro, spiega alla perfezione cosa significa fare non una scena o due, ma un intero film in piano sequenza. Ed è bene ripeterlo: un intero film. Un’impresa clamorosa quella di Aleksandr Sokurov che, con Arca Russa, realizza senza troppi dubbi il suo più grande capolavoro.

Arca Russa è stato girato con una videocamera Sony HDW-F900 realizzata appositamente per l’occasione e montata su una steadycam, utilizzando poi un hard disk speciale capace di contenere fino a 100 minuti di girato. Vi hanno inoltre preso parte ben 4.500 persone, tra cui 867 attori, 3 orchestre e 22 assistenti alla regia e l’intero film è stato diretto all’interno del palazzo dell’Ermitage di San Pietroburgo con soli 4 tentativi. Un’impresa storica per un film imprescindibile.

Panic Room (2002), David Fincher

In un clima di totale sfiducia per lo straniero e il diverso, Panic Room riflette quel costante senso di paranoia tutta americana che sviluppa all’inizio degli anni 2000 – per un’evidente motivo storico – e mette in primo piano gli appartamenti blindati, tra cui spicca quello della protagonista Meg, interpretata da Jodie Foster. Panic Room è un film che, a differenza di altri di David Fincher, sembra aver meno superato la prova del tempo ma, nonostante ciò, presenta degli elementi tecnici sicuramente considerevoli, che dimostrano quanto il regista statunitense abbia sempre osato con la macchina da presa e con l’utilizzo di mezzi, anche economici, diventando antesignano di comportamenti tecnici che sarebbero poi stati standard nelle generazioni successive.

Il piano sequenza impossibile, tanto voluto per Panic Room, “tradisce” la regola del piano sequenza con stacchi in nero, carrellate veloci e zoom out, per ricreare un falso piano sequenza che appare assolutamente indimenticabile. Si osserva la macchina da presa attraversare uno spioncino, salire la tromba delle scale e seguire il movimento di ladri che entrano in casa, nonostante la sua sicurezza; il tutto con un dinamismo ineccepibile, che ha fatto scuola e che ancora oggi rende Panic Room uno dei migliori film con un piano sequenza indimenticabile.

Old Boy (2003), Park Chan-wook

Il secondo capitolo della celeberrima trilogia della Vendetta è forse il film che, più di tutti, ha lanciato il nome del grande cineasta sudcoreano a livello internazionale. Old Boy di Park Chan-wook è un’opera incredibile sotto praticamente tutti i punti di vista: dall’esaltante narrazione alla profonda psicologia dei personaggi, dall’intensa prova dei protagonisti alla mirabile fattura tecnica. In quest’ultimo aspetto si colloca un momento ben definito della visone, ovvero quando il protagonista interpretato da Choi Min-sik affronta da solo un esercito di scagnozzi armato solo di un martello. Col tempo, la carrellata del piano sequenza in questione è diventata particolarmente iconica ed influente specialmente nell’action, per un film che regala continui esempi di grande cinema.

Victoria (2015), Sebastian Schipper

Victoria è un film tedesco del 2015, diretto da Sebastian Schipper interamente con la tecnica del piano sequenza. Si viene sin da subito immersi tra le strade di Berlino, e saltando da un locale sotterraneo all’altro si viene letteralmente colpiti dalla musica a palla e dai suoni stradali, con tanto di urla dettate dall’ubriachezza. Quando la protagonista Victoria, giovane ragazza spagnola, incontra un gruppo di ragazzi fa la loro conoscenza unendosi a loro per una nottata a dir poco imprevedibile, tant’è che si passa dall’incrocio delle loro storie personali a quello che potremmo definire un gangster movie underground (fisicamente e metaforicamente). 

Gradualmente i personaggi si mettono a nudo conoscendosi tra loro e dando modo a noi di empatizzare con loro, fino a quando non restano ingabbiati in una vicenda ambigua e altamente pericolosa. Nonostante l’elevata durata (140 minuti circa), Victoria è un film che con il piano sequenza mescola l’intimità – e il tormento – di chi viene ripreso dall’obiettivo della macchina da presa alla tensione costante dettata dalla sapiente costruzione di un climax ascendente. Ciò che ne consegue è un lucidissimo ritratto di una generazione disorientata che tende ad autoconvincersi di possedere tutto per poter nascondere il fatto che, in realtà, non possiede assolutamente niente.

Spectre (2015), Sam Mendes

Nel 2015 il cineasta britannico Sam Mendes dirige il suo secondo film su 007 “Spectre”, il 24° titolo del famoso franchise con protagonista la famosa spia interpretata in questo caso da Daniel Craig, alla sua all’epoca quarta performance nei panni dell’agente segreto inglese. Si tratta di uno dei film più costosi dell’intera saga cinematografica e della storia del cinema, un gran numero di spese per via di un cast corale composto, oltre a Craig, da Christoph Waltz, Léa Seydoux, Ben Whishaw, Naomie Harris, Dave Bautista, Monica Bellucci e Ralph Fiennes, per i grandi effetti speciali e le varie location sparse per il mondo. Una delle sequenze migliori e più studiata resta sicuramente la fantastica scene d’apertura realizzata a Città del Messico durante il famoso Dia de Los Muertos attraverso l’utilizzo del piano sequenza, tecnica cinematografica che finisce per coinvolgere il pubblico fin dall’inizio del film in questa nuova avventura di James Bond. Il risultato, anche se solamente gli esterni sono stati girati in Messico, mentre gli interni ai soliti Pinewood Studios, resta incredibile, grazie ad un lavoro di pre-visualizzazione.

È stata la mano di Dio (2021), Paolo Sorrentino

Lo sconfinato amore e la riconoscenza per la sua città natale, Napoli, sono il fil rouge che lega insieme i film dell’opera del regista Paolo Sorrentino. Oltre all’attesissimo Partenope in cui è ancora più esplicito il riferimento, in È stata la mano di Dio (2021), Paolo Sorrentino decide di realizzare un’autentica dichiarazione d’amore alla terra che lo ha visto nascere e crescere fino ad accompagnarlo nell’età adulta, con il suo inconfondibile stile fatto di simbolismi e allegorie tipici della sua filmografia. Il film si apre con un piano sequenza di circa tre minuti tramite riprese realizzate dall’alto con un elicottero, che da un primo piano frontale del mare, alza lo sguardo e allarga l’orizzonte passando a un’inquadratura del Golfo di Napoli, fino a restringere il campo su una macchina d’epoca che sta percorrendo tutto il litorale, dando movimento all’unica inquadratura. Inoltre, anche il finale potrebbe presentare uno pseudo piano sequenza, in quanto vediamo il protagonista Fabietto seduto in treno guardare fuori dal finestrino mentre nel vetro si scorge riflesso il paesaggio in movimento, andando così a chiudere il film in modo circolare.

Athena (2022), Romain Gravas

Il piano sequenza dell’ambizioso colossal francese è uno dei momenti più adrenalinici che si siano mai visti in un blockbuster contemporaneo: la prima fase della rivolta del giovane Karim è una lotta contro il tempo che immerge lo spettatore in tutto ciò che si può provare quando un popolo trema e decide di scatenare la propria furia dopo le continue oppressioni della polizia. L’inizio della ribellione è presentato un lungo piano sequenza che inquadra ogni tassello della ribellione, la quale attraversa tutta la città di Parigi fino ad arrivare al quartiere di Athena. Al di là della messinscena perfetta dove ogni pezzo della scenografia fisicamente costruita sembra esplodere addosso ai personaggi, l’opera pone importanti domande sulla differenza tra i comportamenti reazionari e quelli realmente giusti, mentre un’idea sempre più pericolosamente fascista è segretamente insidiata in un governo che preferisce accanirsi sui quartieri più poveri.