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Recensione – Io e il Secco: imparare a nuotare per non rimanere a galla

Un’opera convenzionale alla quale è mancato del coraggio, ma che racconta un’emozionante storia di personaggi ed indica il nome di un promettente nuovo regista.
Recensione del film Io e il Secco

Presentato in Concorso in occasione della 21a edizione di Alice nella Città, Io e il Secco è la prima commedia drammatica scritta e diretta dal regista marchigiano Gianluca Santoni, con protagonista la giovane coppia formata da Andrea Lattanzi e Francesco Lombardo.

La trama di Io e il Secco, il film con Andrea Lattanzi

L’opera prima di Gianluca Santoni – il quale scrive Io e il Secco insieme a Michela Straniero – narra la storia del piccolo Danni (con la “i”), introverso bambino di 10 anni che vive un’infanzia attanagliata dal vedere l’amata madre Maria sottomessa a violenze e soprusi da parte del padre. Danni è stufo di questa condizione e, sentendo le leggende di una sua amica sul cugino, decide di ingaggiare un killer (anzi, un super-killer) per uccidere il padre violento e mettere la parola fine sulla faccenda. Tuttavia, il criminale designato (il Secco) risulta essere in realtà un millantatore che, inizialmente, imbroglia il bambino solo per ottenere la fortuna in possesso di quest’ultimo. Ne nascerà invece una forte amicizia, ma c’è sempre Quel problema con cui fare i conti.

Recensione film Andrea Lattanzi Io e il Secco

La recensione di Io e il Secco: imparare a nuotare per non rimanere a galla

Lo vedi quello? È mio padre, gli devi sparare.

Ormai da qualche tempo di troppo, i temi del femminicidio e della violenza domestica continuano a riempire aspramente le pagine dei giornali in un ritmo drammaticamente costante. La Settima Arte fin dalla nascita è stata sempre pronta a riflettere (ed in alcuni casi anticipare) il mondo in cui viviamo, la società con le sue virtù e con i suoi dannosi vizi. È così che, specialmente nel recente cinema italiano, questi temi continuano a tornare ciclicamente sul grande schermo, arrivando anche a titoli di ampio successo come C’è ancora domani di Paola Cortellesi.

Il primo film scritto e diretto dal regista marchigiano Gianluca Santoni – con la Regione che con film ad esempio come Castelrotto e Neve inizia ad essere sempre più presente al botteghino, ai concorsi e festival nazionali – si pone infatti in questo delicato trend, cercando di raccontare una storia drammatica attraverso una delicata ironia e sensibilizzazione delle parti in causa. Da questo specifico punto di vista il regista riesce, con ottimi risultati, ad andare a segno nel raccontare la struggente condizione degli abusi e della violenza domestica vista attraverso gli occhi sognanti di un bambino di 10 anni, Danni. Ad impreziosire tale situazione emotiva e psicologica arriva poi il personaggio del Secco, con i due che iniziano ad instaurare un percorso formativo/autodistruttivo intenso ed a suo modo catartico.

Con l’unione di questa strana coppia, Io e il Secco accantona infatti i toni prettamente drammatici del film – che non vengono però mai abbandonati – per inserire tenerezza ed affettività, mettendo in conto le bugie ed il gioco delle parti. Danni ed il Secco, nonostante l’età, sono personaggi estremamente simili: impauriti ed abituati a “galleggiare” nella loro quotidianità oppressa e messa a repentaglio dalla rispettiva figura paterna, tentando di aggrapparsi alla vita attraverso la sempre rispettiva figura materna, che sia “effettiva” in un caso (nel personaggio di Maria) oppure in dolce attesa nell’altro (con quello di Marta). Ciò che, forse, risulta maggiormente efficace nella sceneggiatura del film è quindi la costruzione, crescita e rispettiva chimica tra i due protagonisti, che riescono a restituire su schermo una tenerezza ed un’efficace ironia.

Ma Io e il Secco non vuole e non promette grasse risate, perché il tema è delicato e particolarmente pungente. La violenza, ed in generale la condizione opprimente dei due protagonisti, viene comunque ben resa durante la visione, sebbene sia mancato non solo un maggior coraggio ma proprio una maggiore precisione sempre in sede di scrittura. Innanzitutto, il problema forse più ingombrante di un film come Io e il Secco è relativo al suo “villain”. Quest’ultimo sarebbe infatti il personaggio di Fabio, violento ed autoritario padre/marito che diventa il cattivo da dover sconfiggere dall’eroe per salvare la donzella in pericolo. Il personaggio era probabilmente quello più importante da costruire e curare nel dettaglio, soprattutto per l’incarnazione del pericolo nel delicato tema sociale che viene affrontato, eppure molto se non tutto viene lasciato off-screen.

Con molta superficialità, lo spettatore è infatti sì a conoscenza che Fabio è il “cattivo”, ma non ne conosce le ragioni se non qualche problema economico, non potendo nemmeno aggrapparsi a questioni socio-politiche (ad esempio l’Ivano interpretato da Mastandrea, tornando sempre a C’è ancora domani, incarna il retaggio patriarcale della peggior specie di quel periodo storico). La mancata profondità, nella psicologia del personaggio, rende lo stesso filmicamente poco forte e convincente, con l’operazione che avrebbe meritato sicuramente maggior coraggio e precisione. Sulla stessa linea, il film intende nascondere la violenza fisica e diretta allo spettatore nello stesso modo in cui la madre vuole celarla al proprio bambino.

Nella sequenza d’apertura, infatti, Maria si sta facendo medicare le ferite inferte dal marito, ma queste vengono nascoste alla vista tanto dello spettatore quanto di Danni il quale, tuttavia, già conosce cosa sta succedendo realmente. Un espediente sicuramente interessante ma che, ancora una volta, fa perdere ad Io e il Secco un’occasione per mordere con maggiore convinzione e coraggio lo stomaco dello spettatore, relegando l’indicibile violenza domestica ad un occhio nero e qualche strattone, senza poi considerare un finale forse eccessivamente “leggero e buonista” (anche se non necessariamente fuori posto).

La recensione di Io e il Secco: un promettente regista in erba che regala emozioni

Adesso chiudi gli occhi e pensa di galleggiare.

Nonostante una certa superficialità in una buona sceneggiatura alla quale manca del coraggio, l’ultima cosa da fare in un film come Io e il Secco sarebbe quella di chiudere gli occhi e non lasciarsi trasportare dall’emotività rilasciata dai protagonisti. Innanzitutto, il titolo prodotto da Nightswim con Rai Cinema gode di un’attrezzatura di livello per quanto concerne soprattutto la sua importante resa fotografica. Questo non solo da un punto di vista puramente estetico, ma anche da quello più narrativo-funzionale: le legnose tonalità plumbee e verdi muffa iniziano, infatti, a poco a poco a scaldarsi per poi raggiungere quelle più accese e carnali della seconda parte, a seconda della crescita del rapporto fra i due protagonisti.

Ad essere rimandato all’esame del grande schermo è però purtroppo il lavoro alla colonna sonora di Dade (Davide Pavanello), non riuscendo a trovare un giusto punto di equilibrio temporale nella gestione dei vari silenzi ed avendo a repertorio un materiale pop davvero poco incisivo, nonostante la musica diventi alla fine in un certo senso fondamentale nel film. Sonorità a parte, il regista riesce comunque a far trasmettere dal suo film una buona dose emotiva, non solo restituita attraverso l’uso camera a mano della macchina da presa posta ad altezza di bambino, ma anche e soprattutto nella direzione degli ottimi interpreti.

La strana coppia di questo bizzarro buddy-movie dai toni quasi noir sono due facce della stessa medaglia, anzi, della stessa banconota, condividendo le stesse sbarre della rispettiva cella famigliare. Alla sua primissima volta sullo schermo, Francesco Lombardo (nemmeno 10 anni all’inizio delle riprese) regge il film sulle sue spalle nel migliore dei modi possibili e richiesti ad un interprete della sua età. Nonostante infatti qualche naturale evidenza nella forzatura di determinate espressioni, il piccolo è in scena quasi tutto il tempo, mantenendo una vispa smorfia che rende davvero difficile non riuscire ad empatizzare e simpatizzare con il protagonista. Senza infatti nulla togliere al resto del cast composto da Barbara Ronchi, Andrea Sartoretti e Swamy Rotolo, a rubare la scena è decisamente la prova del giovane Andrea Lattanzi. Se Lombardo riesce a reggere sulle sue spalle il film è anche perché il Secco riesce a reggere lui sulle proprie, rendendo palpabile dallo schermo la tenera chimica tra i due. Dopo infatti essere salito alla ribalta nel panorama italiano con la sua prova da protagonista in Manuel di Dario Albertini e nella serie tv Summertime (oltre alla prova negli altri film che vanno da Sulla mia pelle a Grazie ragazzi di Riccardo Milani), Lattanzi offre una prova estremamente convincente ed emotivamente segnata, con le scene che lo vedono coinvolto che acquistano una piacevolissima naturalezza e verità.

In conclusione, Io e il Secco purtroppo pecca nelle sue imprecisioni (presenti nel destino di quasi tutte le opere prime), evitando anche un coraggioso scontro faccia a faccia con un tema delicato e scottante come quello mostrato sullo schermo. Il film di Santoni, tuttavia, racconta con promettente tecnica la propria storia fatta di emozioni e personaggi, grazie soprattutto alla palpabile chimica restituita dalla giovane coppia protagonista.

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Locandina film Io e il Secco
Io e il Secco
Io e il Secco

Al suo primo film il regista Gianluca Santoni inciampa nelle imprecisioni delle opere prime, con un titolo al quale manca coraggio ed una maggior precisione, ma che riesce con mestiere a raccontare la sua storia con emotività.

Voto del redattore:

7 / 10

Data di rilascio:

23/05/2024

Regia:

Gianluca Santoni

Cast:

Andrea Lattanzi, Francesco Lombardo, Barbara Ronchi, Andrea Sartoretti, Swamy Rotolo

Genere:

Drammatico, commedia

PRO

La chimica tra i due giovani protagonisti è convincente e trainante.
Il regista riesce a restituire su schermo una piacevole dose di emozioni agrodolci non fallendo dramma ed ironia.
La resa fotografia è di buon livello, anche in evoluzione a favor di trama.
Al film manca graffiare e mordere lo stomaco dello spettatore, che avrebbe dato maggior spessore al tema trattato.
Colonna sonora fuori tempo e che non convince nel suo materiale pop.