Articolo pubblicato il 15 Giugno 2024 da Christian D’Avanzo
Esce nelle sale italiane il 13 giugno 2024 The Animal Kingdom, opera seconda del regista francese Thomas Cailley, presentata nella sezione Un Certain Regard del Festival del cinema di Cannes 2023 come film d’apertura e premiato ai César dello stesso anno con 12 candidature e 5 vittorie. Il film ha incassato 9 milioni di euro in tutto il mondo fino a ora.
Di seguito la trama e la recensione di The Animal Kingdom.
La trama di The Animal Kingdom
Di seguito la trama ufficiale di The Animal Kingdom: “Nel prossimo futuro, un fenomeno misterioso colpisce l’umanità e mutazioni inspiegabili trasformano gradualmente parti della popolazione in ibridi uomo-animale. Le creature, considerate da molti una minaccia, vengono inviate in un centro specializzato nel tentativo di fermare il progresso delle loro mutazioni e di controllare le loro apparenti tendenze violente.
Quando un convoglio che trasporta ibridi in una nuova struttura si schianta in una foresta, la paranoia si diffonde nella comunità locale mentre le creature sopravvissute si disperdono nella natura. François e suo figlio sedicenne Emile si imbarcano nella disperata ricerca della moglie Lena, scomparsa dopo l’incidente. Mentre François si aggrappa al passato della famiglia, perde progressivamente il controllo su Emile, che ha iniziato a notare trasformazioni nel proprio corpo, lasciando il suo destino sempre più incerto. Ma mentre si lega segretamente alle creature che ha incontrato nella foresta, Emile apre gli occhi sulla loro umanità, lasciando lui e suo padre cambiati per sempre mentre le autorità si avvicinano.”
La recensione di The Animal Kingdom
Orizzonti e Un Certain Regard, rispettivamente a Venezia e Cannes, sono sezioni spesso prodighe di opere interessanti e si configurano come territorio di sperimentazione cinematografica tra i più prolifici nel panorama attuale. Proprio per questa loro natura, molto spesso, è lecito attendersi più che film compiuti, opere stimolanti, in grado di generare riflessioni e di indicare nuove vie per la cinematografia odierna. The Animal Kingdom di Thomas Cailley è in tal senso un perfetto esempio di questa categoria di film. Il regista francese si propone attraverso un racconto molto semplice di tratteggiare una famiglia che si va (forse) dissolvendosi, esplorando sottotraccia un tema che, specialmente in Europa, è più attuale che mai, ovvero la xenophobia. In questo senso infatti pare che l’autore francese voglia scavare nell’animo del genere umano, mettendone a nudo tutti i difetti e le storture ataviche che lo contraddistinguono.
In Francia negli ultimi anni non sono mancati film che affrontassero in modo efficace il tema del razzismo, facendo ricorso il più delle volte alla lente offerta dal genere polar o dal poliziesco più puro. The Animal Kingdom si distingue invece nel voler adottare come registro quello del fantasy, di cui prende anche molti dei topoi fondativi. La transizione iniziale tra città e luogo di campagna è tutt’altro che casuale e permette a Cailley di spostare la narrazione in una ambientazione silvana che più si confà al genere prescelto, sia in termini estetici che narrativi. E’ infatti nei boschi e mediante il contatto con la natura che i protagonisti sono in grado di compiere la loro mutazione, sia di ordine estetico che interiore. Un pregio del film è quello di mostrare questa transizione senza ricorrere a censure di alcun tipo ma anzi mostrando la fisicità delle creature antropomorfe che prendono vita facendo affidamento su degli effetti prostetici a dir poco strabilianti. La manifattura del film è di primo ordine e lo studio dietro ogni singola creatura è certosino, riuscendo a trovare il giusto equilibrio tra la bestialità e l’umanità. Al di là poi della mutazione del protagonista, unita al dramma familiare piuttosto convenzionale per pellicole di questo tipo, a sorprendere è il modo estremamente naturale con cui viene introdotto il tema della xenophobia.
Da questo punto di vista infatti il film assume dei caratteri maggiormente universali e propone l’avversione nei confronti del diverso come una inevitabile conseguenza del manifestarsi di queste mutazioni. In questo senso il film avrebbe potuto ambientarsi in una qualsiasi parte del mondo e il risultato sarebbe stato il medesimo, una riflessione sicuramente non profonda ma sviluppata in modo molto deciso. Quello che in regista vuole esprimere è inoltre come a repellere in primo luogo sia una diversità di ordine estetico, gli abitanti della piccola cittadina vengono sopraffatti da un terrore che presto si tramuta in cieca aggressività nei confronti delle creature mutanti e questo in primo luogo per delle differenze che colpiscono l’occhio. In questo senso il cinema appare come un’arma di incommensurabile potenza, in grado di mostrare attraverso delle prospettive diverse qualcosa che, a prima vista, genera irrazionale repulsione.