Articolo pubblicato il 13 Giugno 2024 da Christian D’Avanzo
Distribuito in Italia nell’agosto del 2022, il terzo lungometraggio di Jordan Peele intitolato Nope ha fatto parecchio discutere di sé in quanto non è risultato subito chiaro alla maggior parte degli spettatori. Il significato dell’intera opera, la quale mescola la fantascienza con l’horror, è più complesso di ciò che può trasparire in un primo mento a livello superficiale, ma stando attenti ai dettagli e scavando in profondità è possibile far emergere molteplici interpretazioni circa l’industria dell’intrattenimento, la sua storia con pregi e difetti. Dunque: qual è il significato di Nope? Di seguito l’analisi del film di Jordan Peele con Daniel Kaluuya e Keke Palmer.
Il significato di Nope, film di Jordan Peele
Come anticipato, Nope è un film ricco di significati ma che simboleggia in maniera perfettamente post-moderna, quindi consapevole dei tempi correnti, l’ambiguità dell’intera industria dell’intrattenimento. Il capitalismo americano da sempre sfrutta e rende schiavi lavoratori e consumatori, lavorando per assuefazione e infischiandosene in certe occasioni della qualità dei prodotti veicolati, così come degli eventuali danni riportati alle persone che ne fanno o ne faranno uso. L’incipit di Nope mette in chiaro fin da subito la pericolosità di domare gli esseri viventi per assecondare i propri scopi lucrativi, e la scimmia Gordy, resa protagonista una sit-com girata in uno studio allestito ad hoc, in una apparente normale giornata decide di dire basta – No, dal titolo Nope -, perde letteralmente il controllo. Durante i vari capitoli del film viene mostrata Gordy che fa del male agli attori, ma l’unico che sembra riconoscere è Ricky Park, nonostante i due si guardino negli occhi. Si tratta di un animale antropomorfo in fin dei conti, ma è pur sempre dotato di istinti irrazionali; non si conosce bene il reale motivo per cui la scimmia si calma quando si accorge del piccolo Ricky sotto al tavolo.
Tuttavia, quest’ultimo crede in qualche modo di essere diventato intoccabile e perciò spettacolarizza la tragedia da lui vissuta aprendo un ranch basato sull’intrattenimento con il quale ricrea il vecchio west, allestisce degli show a tema e inserisce attrazioni di ogni tipo. Infatti, c’è una stanza a cui Ricky Park dà vita ed è basata interamente su quanto vissuto da lui in prima persona in occasione dell’atto di ribellione di Gordy la scimmia. In una scena OJ ed Emerald fanno un piccolo tour, e l’imbonitore sottolinea che si tratta di un favore personale siccome fa pagare un biglietto per assistere a quei “reperti storici”. Dunque, l’attore bambino crede di essere diventato un prodigio e investe nel business dell’intrattenimento, ma crede erroneamente di poter gestire delle forze più grandi di lui fino a quando non ripete il medesimo errore dei responsabili della sit-com di Gordy: organizza uno show dal vivo per mostrare agli spettatori l’alieno cercando di adescarlo con il cavallo vendutogli all’inizio da OJ ed Emerald. La creatura però si indispettisce, poiché aveva anche ingerito in precedenza una replica fittizia di un cavallo rubata proprio al ranch di Ricky Park dalla coppia di fratelli, e non vuole cadere in un nuovo tranello avendo pur sempre una sua dignità, non intende essere sfruttata per secondi fini, desidera cacciare e cibarsi.
Ecco allora che l’extraterrestre raggiunge l’arena e divora i presenti, tra cui proprio Ricky Park e la vecchia collega rimasta sfigurata sul set di Gordy la scimmia; successivamente vomita i resti non digeriti con tanto di sangue sul tetto della casa degli Haywood, come a vendicarsi. La sequenza in questione è la più horror in assoluto di Nope, risulta emblematica per il significato relativo allo sfruttamento degli esseri viventi nell’ambito dello show business e ai pericoli che ne derivano. L’industria dell’intrattenimento modella e rimodella le immagini come meglio crede, tenta di imbrogliare (assumendo il ruolo di imbonitore) per raccogliere consensi, soldi e “visual” da parte dei consumatori infischiandosene delle conseguenze drastiche a cui gli individui potrebbero andare incontro. Sia Gordy che l’alieno si ribellano ai vani tentativi di addomesticarli per lucrarci su, ma in entrambe le occasioni i diretti interessati insieme agli innocenti che si trovano sul posto vengono puniti e pagano a caro prezzo.
Lo sguardo in Nope: metafora e simbolismi presenti
Lo sguardo in Nope assume un ruolo cruciale, metaforico e al contempo simbolico. La creatura non è altro che una macchina da presa, con tanto di tentacoli a forma di pellicola, costantemente affamata e desiderosa di nuove prede. Così facendo Jordan Peele fa sì che l’animale incarni l’intera industria dell’intrattenimento, per cui è necessario abbassare lo sguardo – come fanno OJ ed Emerald – in modo tale da non lasciarsi catturare/divorare da un’immagine del tutta nuova, estranea. Da questo punto di vista, Hollywood con il digitale ha scoperto nuove modalità di creazione per costruirsi una credibilità basata però sull’artifizio, e infatti all’inizio del film OJ ha un incidente col cavallo sul set di uno spot televisivo. L’animale vede il suo riflesso specchiandosi nell’obiettivo, uno sguardo filtrato che avverte come una minaccia per cui tenta di difendersi scalciando. La conseguenza non tarda ad arrivare: il cavallo viene sostituito dall’immagine digitale tramite il green screen. Proprio ripensando all’accaduto OJ comprende come evitare di essere divorato dall’alieno, ossia abbassando lo sguardo per non restare in qualche modo ammaliato e invitando l’essere ad avvicinarsi.
Avendo la forma descritta poc’anzi, come da premessa, l’alieno/cinepresa fa suoi i consumatori e li risputa fuori senza vita, come degli zombie omologati (e qui si torna al concetto di cultura di massa) e indirizzati dai diversi media verso l’acquisto di prodotti, la visione di audiovisivi ben precisi in quanto novità/tendenza del momento. Il regista nel film viene inghiottito dalla pur sempre maestosa creatura perché in grado di emettere un suo fascio di luce tanto seducente quanto pericoloso, per cui quando si decide di apprendere un concetto estetico-teorico mai conosciuto prima si sacrifica comunque una parte di sé, nonché la propria personalità. In un gesto disperato, come se fosse sazio dalla nuova conoscenza assorbita, il regista continua a girare la manovella della sua cinepresa analogica e filtrando il suo sguardo tramite l’obiettivo registra e al contempo osserva quanto “trasmesso” dall’extraterrestre finendo nelle sue fauci. Ovviamente si tratta di un’unicità che non è disposto a condividere con nessuno. Non è un caso che nel finale di Nope Emerald, come uno spettatore davvero consapevole, maturo e conscio delle sue azioni individuali, riesce ad ottenere il controllo (anche mediatico) sull’industria dell’intrattenimento evitando di essere inglobata in essa e preservando la sua personalissima essenza. L’alieno viene a sua volta ingannato, divora un gonfiabile delle sue stesse dimensioni e finisce con l’esplodere perché fa il famoso passo più lungo della gamba, e nel mentre Emerald si avvale del pozzo installato nel ranch per scattare una foto analogica alla creatura nel frattempo che è in volo per catturare la sua ingombrante preda.
Il titolo Nope fa quindi riferimento al dire no a chi vuole obbligatoriamente controllare i consumatori indirizzandoli verso ciò che fa fare cassa, non importa quanto si sfruttino i lavoratori, tanto non si parlerà mai di loro: il fantino afroamericano non viene mai citato nella storia, eppure è importante perché ha saputo gestire l’animale (il cavallo come l’alieno da OJ ed Emerald). Negli stessi termini si potrebbe parlare degli effettisti sfruttati dalla Disney per lavorare senza sosta e con scadenze impensabili, perché alla fine ciò che conta sono gli incassi al botteghino, poco importa la qualità effettiva. Ma ciò vale per qualsiasi altro discorso cinematografico e televisivo, siccome con il digitale si è andati incontro a una nuova frontiera non sempre impiegata con criterio, dunque esistono ad oggi numerosi prodotti categorizzabili come trash (spazzatura) per i quali le aziende spendono poco e vogliono guadagnare tanto (Ricky Park nel film) spettacolarizzando, per esempio, la violenza. Il cattivo gusto rischia di regnare sovrano, ma per fortuna c’è ancora spazio per la sana artigianalità, per l’educazione, la condivisione e la formazione individuale di chi è invece in grado di dire di no – abbassando lo sguardo – e di scegliersi con criterio i prodotti da consumare, e come meglio crede.
Nope come film postmoderno: horror, fantascienza e western
Nope è prettamente post-moderno, mescola la fantascienza con l’horror passando per il western, è moderno così come lo si può etichettare film d’epoca, magari un Lo squalo (1975) della nuova generazione oppure un Il buono, il brutto, il cattivo (1966). Infatti, i fratelli Haywood difendono la loro proprietà da un animale feroce, intelligente, e hanno un’evoluzione psicologica e sociale, ci sono ambientazioni desertiche e da vecchio west, con tanto di ranch, e infine si assiste ad un vero e proprio triello.
Insomma, il significato di Nope è stimolante da tutti i punti di vista, e Jordan Peele ha confezionato un capolavoro di cui si sentirà parlare negli anni perché riflette sul senso delle immagini, sulla loro riproducibilità (o irriproducibilità), mette in dialogo il passato con il presente in maniera davvero brillante e cosciente. Ovviamente, Peele non rinuncia a mettere in risalto con convinzione il valore della comunità afroamericana a cui appartengono OJ ed Emerald da generazioni, così come il loro prozio fantino, e allora finalmente verranno ricordarti – ottenendo l’ambito riscatto – in quanto sono coloro che hanno rivelato al mondo intero l’esistenza delle creature aliene con una foto analogica.