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L’arte della gioia: come finisce? La spiegazione del finale della miniserie TV di Valeria Golino

L’arte della gioia è una miniserie TV italiana che termina in modo significativo chiudendo il cerchio della narrazione. Ma come finisce? Segue la spiegazione del finale.
Spiegazione finale L'arte della gioia (2024)

L’arte della gioia è un prodotto seriale, nello specifico una miniserie TV, a cui ha lavorato Valeria Golino ed è stato presentato in anteprima mondiale a Cannes 77. Per quanto riguarda la trama, durante il corso degli episodi distribuiti al cinema in due parti – il 30 maggio e il 13 giugno – si assiste alla crescita della giovane donna di nome Modesta nella Sicilia del Novecento. Essendo la seduzione al centro della narrazione di L’arte della gioia, la sua conclusione appare emblematica per il suo significato: ma come finisce la miniserie TV in questione? Di seguito la spiegazione del finale.

Come finisce L’arte della gioia

Siccome Don Carmine e Modesta raggiungo un accordo in seguito al fatto che lei è rimasta incinta di lui, il testamento della principessa Brandiforti, morta a causa dell’avvelenamento procuratole proprio dalla ragazza, viene preso proprio da Don Carmine. Agli atti burocratici, dunque, gli interessati si dividono le parti ascoltando le parole di Modesta, che riceve direttamente l’eredità essendo moglie del primogenito della donna interpretata da Valeria Bruni Tedeschi.

Successivamente regna la quiete, tra i nobili scorre buon sangue e tutti sono sorridenti, la luce avvolge lo spazio verde circostante alla villa, e prima di partire per Catania Modesta dà alla luce un maschietto. Don Carmine e la giovane donna hanno un ultimo confronto dove chiudono definitivamente il loro rapporto; lei brucia il testamento datole dall’uomo, ma cerca anche di avvicinarlo di nuovo, solo che è lui a rifiutare. La protagonista sottolinea a Carmine il suo desiderio di smettere di lavorare per studiare, non vuole comandare nessuno e non vuole a sua volta essere comandata, ma l’uomo le risponde in malo modo. Tuttavia, si lasciano in rapporti civili per mantenere i rispettivi segreti, e non a caso quando va via a cavallo Don Carmina grida “Sempre al suo servizio principessa”.

Anche con Beatrice c’è un forte confronto a causa del malessere provato dalla nipote della principessa Brandiforti, ma le due finiscono con il chiarire. Partono allora in direzione Catania, e durante il viaggio Modesta vede i fantasmi delle persone delle quali ha causato la morte. Una volta sopraggiunta sul luogo, la ragazza distoglie lo sguardo dai presenti, si rende conto di essere riuscita nella sua impresa e dopo qualche esitazione (quasi incredula) va via dalla villa per dirigersi prima in in una chiesa e poi a vedere, finalmente, il mare. L’arte della gioia finisce con un sorriso diretto alla macchina da presa di Modesta.

L’arte della gioia: la spiegazione del finale

L’arte della gioia chiude il cerchio attorno al personaggio di Modesta, la quale finalmente raggiunge Catania, città dove avrebbe dovuto trasferirsi anche col padre quando era piccina, ma poi c’è stato l’evento traumatico ed è tutto andato in fumo, letteralmente. Dunque, una volta che la protagonista ha avuto il bambino, che ha preso il nome del padre della principessa Brandiforti, sopraggiunge nella nuova villa con Beatrice e si lascia alle spalle il suo passato, come testimoniano i fantasmi dei morti figurati durante il viaggio in auto.

Quando scende dal veicolo, il focus dell’attenzione si sposta sulla prole e su Beatrice che lo ha in braccio, mentre lei osserva le persone attorno alla cognata e a suo figlio seguirli verso l’ingresso. Modesta resta fuori, si nasconde e nessuno la cerca, finalmente ha così raggiunto il suo obiettivo; a lei non è mai importato comandare e non vuole più sottostare ai voleri di nessuno, così agguantati il titolo e le proprietà da nobile può scendere nei bassifondi da dove è venuta, ma con una maturità diversa.

Entrando in contatto visivo con quelle che sono le sue origini da contadina, la giovane donna ricorda di aver sempre voluto vedere il mare negli occhi azzurri del ragazzo di cui si era infatuata da bambina, associandolo poi a Don Carmine e ricordando la tristissima parentesi rappresentata dal padre. L’ultima evocativa inquadratura richiama l’ormai centrata libertà, e quale elemento naturale meglio del mare, apparentemente infinito, per una tale associazione? L’ultimo sorriso di Modesta, d’altronde, racconta tutto e spiega perfettamente il finale di L’arte della gioia.