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A Quiet Place – Un posto tranquillo è un buon saggio sul sonoro e sulla derivazione

A Quiet Place – Un posto tranquillo è un film horror del 2018, diretto e interpretato da John Krasinski e con Emily Blunt all’interno del cast. Ma qual è il suo risultato?
A Quiet Place - Un posto tranquillo è un buon saggio sul sonoro e sulla derivazione (Recensione)

È il 2018 quando debutta al cinema, con la terza regia di John Krasinski, A Quiet Place – Un posto tranquillo, film horror che fin da subito si presenta per il suo potenziale derivativo e che, partendo da un presupposto di rottura rispetto al genere (stare in silenzio e non urlare) si sviluppa per una durata totale di 89 minuti. Nel cast, accanto al regista John Krasinski, anche sua moglie Emily Blunt; ma qual è il risultato del film? Di seguito, si indica la trama e la recensione del lungometraggio in questione.

La trama di A Quiet Place – Un posto tranquillo: di che cosa parla il film di John Krasinski?

Prima di proseguire con la recensione di A Quiet Place – Un posto tranquillo, vale la pena sottolineare innanzitutto la trama del film diretto e interpretato da John Krasinski. A partire dall’89esimo giorno dall’inizio della condizione descritta nel lungometraggio – un mondo devastato da figure aliene/mostruose cieche, che però captano ogni rumore e ne uccidono la fonte -, il film mostra una famiglia che tenta di sopravvivere essendosi ormai abituata a non fare rumore. Il più piccolo, credendo che un razzo giocattolo possa salvargli la vita, lo attiva generando rumore e attirando i mostri che lo uccidono; qualche tempo dopo, la famiglia continua a sopravvivere, con una nuova gravidanza in atto e con la situazione che appare ancora la stessa.

La recensione di A Quiet Place – Un posto tranquillo: tante incoerenze in un buon prodotto sul sonoro

È evidente, se non addirittura lapalissiano, che l’elemento fondamentale su cui poggi A Quiet Place – Un posto tranquillo sia anche il motivo per il quale il film ha ottenuto un ottimo riscontro mediatico, superando i 350 milioni di dollari guadagnati al botteghino a fronte di un budget di poco più di 17: una rottura, considerabile come una vera e propria cesura, nel genere degli urli, che ha dato vita all’iconica scena di Psycho o alla saga che – non a caso – prende il nome di Scream. Il genere horror si fonda, anche se questo non è certo un suo presupposto fondamentale, sulla relazione tra l’uomo e la sua ugola e, in un certo senso, accanto al jumpscare l’osservazione dell’urlo rappresenta anche una delle chiavi comunicative più nette ed essenziali dell’horror stesso. Con A Quiet Place, si diceva, il presupposto viene ribaltato e si giunge in quello che – da sottotitolo italiano – è “un posto tranquillo”.

Appare dunque quasi sovrabbondante sottolineare quanto questo film viva di sonoro, di silenzi, della tensione che si costruisce intorno ad ogni possibile rumore, per quanto molto spesso sia proprio questo l’effettivo limite del film. Muovendo da un presupposto mai (chissà perché) approfondito così tanto, John Krasinski costruisce tutto il suo lungometraggio intorno alla necessità di non causare il minimo rumore; un espediente che, nella primissima parte del film, conquista e lusinga lo spettatore, catturato da un ribaltamento della prospettiva e da quel clima ansiogeno che viene costruito intorno alla dinamica di ogni scena, potenzialmente rumorosa; ancora, attraverso l’elemento del sonoro, è possibile ricalibrare ogni scena come potenzialmente orrorifica, eliminando anche quel naturale atteggiamento di tensione-distensione che si osserva nei film di genere. Ben presto, però, l’effetto svanisce e ci si ritrova di fronte ad una seconda parte più claudicante e incoerente (non si comprende mai bene perché in alcune situazioni il minimo rumore appare normale mentre, in altre, si può addirittura parlare e la spiegazione della cascata non risulta essere così troppo convincente), che ha bisogno dell’elemento della gravidanza per essere retta e che continua a riproporre lo stesso stilema fino alla sua fine. Il risultato, ovviamente, non è di certo insufficiente ma l’impressione è che A Quiet Place – Un posto tranquillo esaurisca il suo potenziale – e come potrebbe essere altrimenti? – troppo presto, in quella che cioè è una buonissima idea che non potrebbe essere resa oltre un certo minutaggio.

In questo senso, è intelligentissima la durata del film così com’è azzeccata la volontà di distaccarsi rispetto al male che non viene intravisto (alla It Follows, per intendersi), dando sempre più corpo e forma a creature a metà tra il mostruoso e l’alieno, che rappresentano anche l’idea di un pastiche post-moderno che riprende le sue fattezze da prodotti come Alien, Dungeon & Dragons e The Last of Us, coniugando interdisciplinariamente le immagini e ricostruendo quasi un’entità meta-filmica e videoludica. In questo contesto generale del film, c’è spazio anche per osservare delle buone interpretazioni, soprattutto per una mai banale Emily Blunt, su cui poggia la seconda metà del film; insomma, A Quiet Place – Un posto tranquillo è un buon saggio e nulla più, in grado di dimostrare le evidenti abilità di John Krasinski e fermandosi là dove c’è un limite naturale. C’è un motivo, del resto, se il genere horror è sempre stato intriso di urla nella sua storia.

4,0
Rated 4,0 out of 5
4,0 su 5 stelle (basato su 1 recensione)
A Quiet Place - Un posto tranquillo
A Quiet Place – Un posto tranquillo

A Quiet Place - Un posto tranquillo è un film horror del 2018, diretto e interpretato da John Krasinski, che vede anche Emily Blunt all'interno del suo cast.

Voto del redattore:

7 / 10

Data di rilascio:

05/04/2009

Regia:

John Krasinski

Cast:

John Krasinski, Emily Blunt, Millicent Simmonds, Noah Jupe, Cade Woodward

Genere:

Horror, drammatico

PRO

L’ottimo lavoro sul sonoro
La costruzione della figura del mostro/alieno
Le citazioni meta-cinematografiche e videoludiche del film
La seconda parte è più claudicante
Il film appare incoerente rispetto alle sue premesse