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Recensione: The Acolyte – La Seguace 1×05: Notte

La quinta puntata di The Acolyte – La Seguace getta luci (ed ombre) sulla nuova guerra dei Jedi.
The Acolyte La Seguace: la recensione della quinta puntata

Il finale della quarta puntata di The Acolyte: La Seguace ha lasciato gli spettatori con il fiato sospeso. A seguire l’analisi del quinto episodio della serie di Star Wars, il quale è intitolato Notte ed è attualmente disponibile sulla piattaforma streaming Disney Plus.

La trama di The Acolyte – La Seguace 1×05

La quinta puntata di The Acolyte: La Seguace riprende esattamente dove era terminato il cliffhanger di quella precedente. Infatti l’episodio presenta la seguente trama:

Osha assiste al misterioso guerriero che uccide numerosi Jedi mentre Sol, Yord e Jecki cercano di tenere testa al Sith. L’identità del praticante del lato oscuro della Forza è misteriosa e Sol tenta in tutti i modi di farlo confessare, ma il guerriero sembra già conoscere il maestro. Nel frattempo Jecki tenta di catturare Mae, ma quest’ultima ha paura delle ripercussioni che potrebbe avere da parte del maestro malvagio, dal momento lui non è molto contento del fatto che la ragazza abbia tentato di tradirlo…

Recensione The Acolyte La Seguace 1x05 Notte

La recensione del quinto episodio di The Acolyte – La Seguace

Per quanto la regia di Alex Garcia Lopez non sia paragonabile allo spettacolo garantito da Jon Favreau o a quella di Bryce Dallas Howard in The Mandalorian, le coereografie dei combattimenti con le spade laser sono fatte molto bene: il dolore del fuoco delle lame che trafigge i corpi si percepisce e la gestione dei tempi è encomiabile, aiutata da un montaggio che contribuisce ad aumentare la tensione. La messinscena del Sith rende quest’ultimo fortemente temibile, sia attraverso la sua ferocia con cui assale i Jedi che nella sua continua ricerca della violenza dettata dalla rabbia e dall’impulsività. Inoltre questi ultimi due elementi non offuscano le sue azioni che evidenziano la figura di un grande stratega, evitando di trasformarlo in un villain stereotipato. Forse potrebbe risultare eccessiva l’idea di rendere il Sith così potente da tenere testa ad un gruppo intero di Jedi con grande facilità, soprattutto perché questa ambizione non era stata inserita nemmeno nei film cinematografici, ma in realtà la cosa aumenta l’originalità della serie e rende ancora più valorosi e carismatici i protagonisti che provano a fermarlo (eccellente, per esempio, la determinazione di Jecki).

Oltre alle abilità del maestro oscuro, è estremamente interessante anche ciò che porta quest’ultimo ad essere così distruttivo nei confronti dei suoi avversari: il Sith infatti disprezza i Jedi perché impedirebbero la libertà di poter manifestare il proprio potere con autonomia, evitando alle persone di potersi esprimere in concetti che vanno al di fuori delle regole e cancellando l’individualismo. Si tratta ovviamente di una visione estremista, ma che viene accentuata dalla figura di Mae, che accusa i Jedi di aver rovinato Osha ed odia la visione del loro padroneggiamento della Forza che prevederebbe una vita senza amore e senza famiglia. Non si può tifare per i Sith, ma è chiaro che la serie voglia tracciare dei momenti che facciano capire come la nascita del male possa provenire da luoghi che appaiono apparentemente intangibili, nei quali sembra che non possa esserci nulla di sbagliato, esattamente come sono state sempre rappresentate le origini di Darth Vader che sono state generate da una tragedia umana. In tutto ciò, finalmente vengono sfruttate maggiormente le caratteristiche della foresta maledetta di Khofar, le quali rendono gli scontri più mortali e affascinanti.

The Acolyte La Seguace: la recensione dell'episodio 5

I Jedi caduti di The Acolyte

Un altro elemento molto intelligente è la caratterizzazione di Sol: quest’ultimo è sempre stato rappresentato come un Jedi tranquillo e molto attento, eppure gli riesce estremamente difficile riuscire ad assistere a tutta la violenza che viene applicata davanti ai suoi occhi, mentre vede persone con cui è cresciuto cadere una dopo l’altra. La fragilità del maestro Jedi diviene sempre più evidente e, grazie anche alla straordinaria recitazione di Lee Jung-jae, si percepisce nei suoi occhi una rabbia che cresce e che tenta di sfogare sul suo avversario. L’ansia dello spettatore quindi non è più legata soltanto alla paura che i Jedi siano colpiti dalle spade laser, ma anche dall’idea che queste ultime vengano utilizzate nel modo sbagliato anche dagli stessi protagonisti. L’ambiguità continua ad avvolgere anche il personaggio di Osha: nonostante lei abbia ritrovato la sorella Mae, l’idea che si sia convertita ai Sith è troppo pesante per lei e non la ascolta mai, applicando gli insegnamenti che il maestro Sol le ha sempre insegnato. Osha quindi, per quanto ritenga di essere dalla parte della ragione, non riesce ad andare oltre gli schemi e non è interessata a capire perché Mae abbia reagito in quel modo e che cosa abbia fatto in tutti quegli anni da sola. Due cammini diversi hanno spezzato il legame tra due sorelle ed il loro concetto diverso di cosa sia giusto sembra separarle per sempre.

Con la caratterizzazione degli antagonisti, il quinto episodio di The Acolyte: La Seguace è la prima opera di Star Wars a mettere in discussione la mentalità dei Jedi al di fuori della figura di Anakin nella trilogia prequel, rendendo il problema più universale e non legato solamente ad un unico personaggio iconico della saga. Nonostante un colpo di scena abbastanza prevedibile, gli intriganti concetti sono accompagnati da una tensione costante attraverso combattimenti ottimamente realizzati che creano una grande dose di pathos, contribuendo a far crescere l’ambizione e l’nteresse della serie.

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