La recensione di DAMMI, cortometraggio diretto dal regista francese Yann Mounir Demange e con protagonista Riz Ahmed. Disponibile in esclusiva sulla piattaforma streaming Mubi, il corto è stato rilasciato il 12 luglio 2024. A seguire, trama e recensione di DAMMI.
La trama di DAMMI, cortometraggio in esclusiva su Mubi
Prima di passare all’analisi e recensione del cortometraggio, segue la trama di DAMMI, diretto da Yann Mounir Demange e con protagonista assoluto il candidato al premio Oscar Riz Ahmed:
“Un uomo torna a Parigi, dov’è nato, in cerca di un legame con il padre che non vede da anni. Attraverso ricordi del passato e frammenti surreali del presente, questo viaggio intimo gli rivela nuovi modi per esplorare la sua identità e recuperare le sue radici”.
La recensione di DAMMI, diretto da Yann Mounir Demange
Erano i primi anni del 2000 quando il turco Efe Çakarel, in un bar di Tokyo, lamentò l’impossibilità di trovare – in sala come su supporto fisico – In the Mood for Love, il capolavoro eterno di Wong Kar-wai. È così che, nel 2010, nasce The Auteurs, una prima bozza di quella piattaforma streaming che oggi tutti conoscono come Mubi. Autorialità e reperibilità dunque: questi i due fattori fondamentali che hanno dato vita ad una delle migliori realtà cinefile al mondo. In questo senso DAMMI, cortometraggio diretto dal francese Yann Mounir Demange e con protagonista Riz Ahmed – che nel 2022, proprio per un cortometraggio, ha vinto il premio Oscar – ne incarna alla perfezione lo spirito.
È proprio guardando DAMMI che ci si rende conto di come, ad oggi, Mubi sia un realtà più che consolidata, con una propria cifra stilistica riconosciuta in tutto il mondo e sinonimo di qualità. Non si tratta solamente di autorialità e reperibilità, ma di veicolare un messaggio e raccontare una storia che dal personale possa passare all’universale, che è esattamente ciò che accade nel racconto di Demange. Il nostro protagonista è un uomo che ha perso ogni certezza, che non riesce a vivere col sorriso il proprio presente perché c’è un qualcosa, nel suo passato, che lo frena e che vorrebbe poter cambiare. Una sensazione che sfocia quasi nella depressione, ma anche nella delusione per scelte che hanno sì preso altri, ma che sono andate ad influenzare il suo futuro.
Il rapporto con i propri genitori e fratelli, il relazionarsi con il prossimo, il sentirsi alieno ed alienato nella città da cui si è stati portati via da piccoli, la difficoltà nell’abbracciare un futuro meno problematico di quanto possa sembrare sulla carta, ma che pesa come un macigno a livello psicologico. Spesso su Mubi – soprattutto nella sezione dedicata ai cortometraggi – compaiono opere che fanno leva sulle tendenze del momento e su cosa può attecchire nei giovani d’oggi, ma che restano lì, fredde e pronte per finire nel dimenticatoio dopo due chiacchiere tra amici. DAMMI riesce a non far parte di questa (minima) fetta del catalogo, racconta una storia in cui tutti possono rispecchiarsi non per moda ma grazie agli elementi che la compongono, risultando autentica, necessaria, priva di veri difetti e che cerca di dialogare con lo spettatore non per un mero fattore commerciale, quanto per trovare in lui un amico con cui confrontarsi, per rendersi conto che non si è mai davvero soli.