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Recensione – Spider-Man 2: il capolavoro di Sam Raimi

Con Spider-Man 2 Sam Raimi espande tutto ciò che era perfetto già nel primo capitolo.
Spider-Man 2: la recensione del film di Sam Raimi

Dopo lo storico successo di Spider-Man, il regista Sam Raimi torna alla realizzazione del secondo capitolo, intitolato Spider-Man 2. Se il primo film aveva dettato le regole per la figura del supereroe al cinema, il nuovo sequel espande il concetto in maniera del tutto inaspettata.

La trama di Spider-Man 2 di Sam Raimi

Ispirato alle storie classiche scritte da Stan Lee e Steve Ditko (in particolar modo alle storie Se È Scritto Nel Destino e La Fine Dell’Uomo Ragno), Spider-Man 2 è il secondo capitolo della trilogia di Sam Raimi. Il cinecomic presenta la seguente trama:

Peter Parker è un giovane studente universitario dotato di incredibili poteri che gli permettono di essere il supereroe Spider-Man, vigilante mascherato che salva le persone di New York dagli incidenti e dalla criminalità. Tuttavia la vita da supereroe non è semplice e Peter ha difficoltà a gestire i suoi impegni lavorativi e scolastici senza rivelare la sua identità, cosa che lo allontana dalla stima del suo amico Harry Osborn (che crede che Spider-Man sia l’assassino di suo padre) e soprattutto dall’amore verso Mary Jane, donna per la quale Peter non riesce a confessare i suoi sentimenti. Nel frattempo le cose si fanno più difficili dopo che uno scienziato con terribili tentacoli meccanici, il Dottor Octavius, comincia a combinare disastri in città, mettendo in pericolo la gente proprio quando i poteri di Peter funzionano sempre meno.

Recensione: Spider-Man 2 il capolavoro di Sam Raimi

La recensione di Spider-Man 2

La regia di Sam Raimi perfeziona le splendide tecniche visive adottate nel primo capitolo e realizza delle sequenze senza pari aiutate dall’utilizzo delle Spydercam, telecamere adottate dagli studios per scene riprese dall’alto che fino ad allora erano considerate impossibili: Spider-Man 2 è stato uno dei primissimi blockbuster ad adottarle ed il primo in assoluto a prevederne un uso massiccio nelle inquadrature. Tale scelta ha permesso la realizzazione del combattimento tra Spider-Man ed il Doctor Octopus sul treno, ovvero una delle scene action più belle di sempre. Al di là delle straordinarie panoramiche di Spider-Man che oscilla nei palazzi, nel momento citato c’è qualsiasi cosa che renda grande il cinema: comparse che rischiano di cadere, aumentando la tensione, piani brevi pochi secondi esattamente quanto la velocità di Spider-Man nel cercare di schivare ciò che gli arriva addosso, con le inquadrature che appaiono quasi troppo strette per riuscire a contenere pericoli così enormi per il supereroe, nonostante quest’ultimo riesca a fronteggiarli senza problemi. Sam Raimi si concentra anche sul corpo del personaggio, facendo avvertire allo spettatore gli strappi del vestito per sottolineare la fatica erculea mentre cerca di salvare più gente possibile.

A tal proposito, è impossibile non lodare il brillante utilizzo degli effetti visivi, i quali mostrano delle risorse ancora più incredibili. Se il film precedente risultava avveniristico ma poteva soffrire del tempo trascorso, il secondo capitolo molte più sequenze in cui la CGI ancora oggi potrebbe essere confusa con l’ambiente realmente presente in scena, soprattutto grazie a delle controfigure digitali che hanno contribuito a creare un punto di riferimento per l’evoluzione della tecnica ad Hollywood. La grandezza del digitale deriva anche al sempre sapiente utilizzo dell’analogico: i tentacoli in digitale si alternano a scene in cui a muovere le braccia di Octopus sono dei marionettisti che si sposano in maniera perfetta con i movimenti di Alfred Molina (che tira fuori una performance eccelsa), senza contare le maniacali scenografie, tra cui il rifugio del villain che ricorda volutamente i luoghi interni espressionisti di Il Gabinetto Del Dottor Caligari di Robert Wiene. Raimi non rinuncia alla sua eredità horror, la quale non solo omaggia La Casa nell’iconica sequenza dell’ospedale, ma si fonde con gli elementi più spettacolari del film. I colpi dei nemici e gli incidenti arrivano nei momenti più inaspettati, creando suoni che richiamano a dei veri e propri jumpscare che l’eroe riceve come calamità improvvise. Le arrampicate di Spider-Man, soprattutto mentre insegue il Dottor Octopus che scala i palazzi distruggendo i muri e terrorizzando le persone all’interno (una ricostruzione realistica e maniacale che rende tutte le persone partecipi del disastro), trasformano le vertigini dello spettatore in un’esperienza spettacolare e degna dei migliori colossal.

Spider-Man 2: la recensione del sequel di Sam Raimi

Il sacrificio di Spider-Man 2

In questo secondo capitolo Sam Raimi esplora ancora di più la vita privata di Peter, inserendo realistici contrasti tra il suo dovere di vigilante e le sue faccende quotidiane. Infatti, nel corso della pellicola, si vede il protagonista fare costanti ritardi al lavoro che gli impediscono di pagare l’affitto a causa del basso salario dovuto alle sue continue mancanze, lo si vede essere costretto ad unire le due cose travestendosi da Spider-Man per consegnare la pizza, lo si vede impossibilitato a studiare all’università e soprattutto lo si vede completamente disadattato con le persone a lui care, perché la sua mancanza di onestà per nascondere l’identità segreta lo porta ad inventare le scuse più assurde, apparendo chiuso ed allontanando gli altri. Per la prima volta nel cinema supereroistico, i superpoteri non appaiono più come un dono eccezionale da parte di forze che sembrano aver benedetto l’eroe, bensì come una maledizione che impediscono all’eroe di sorridere alla vita come vorrebbe. Ogni spettatore che guarda lo schermo desidererebbe essere un eroe, ma Peter stesso non lo vorrebbe, perché più la vita offre delle strade straordinarie e più queste ultime appaiono frustranti e complicate.

Ad un certo punto Spider-Man comincia a perdere i propri poteri in favore di una vita più normale. Per questo espediente narrativo Sam Raimi si ispira a Superman II di Richard Donner, film in cui Superman rinuncia ad essere il protettore del mondo per amore di Lois Lane. Nell’opera di Donner tuttavia quella di Superman è mostrata come la rinuncia di un dono per un semplice momento di impulsività, mentre la rinuncia di Peter Parker è accompagnata da una graduale caduta, come se i poteri siano paragonati alla sua salute mentale e la loro mancanza sia un complesso psicologico. Non è un caso che, subito dopo essere cascato giù da un grattacielo nella seconda volta in cui le ragnatele non sono uscite dal suo polso, la macchina da presa si focalizza sul dettaglio del titolo di giornale del Daily Bugle che accusa Spider-Man. Più va avanti la sua vita da Spider-Man, più Peter ottiene dolore e sofferenza, senza nessuna ricompensa ad aspettarlo. La mancanza dei suoi poteri è la metafora della mancanza di fiducia nelle proprie capacità, ma soprattutto la perdita di interesse nei confronti di ciò che sembrava l’obiettivo di una vita e che si è trasformato, invece, in una grande delusione. Per questo, nonostante si sia passato il tempo ad ammirarlo anche per le sue azioni da Spider-Man, è impossibile non tirare un respiro di sollievo per Peter quando finalmente sembra trovare un po’ di pace senza poteri, segno della profonda immedesimazione che Sam Raimi riesce a rappresentare con maestria.

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Il simbolo di Spider-Man 2

Eppure, nonostante l’apparente serenità, passa poco tempo prima che Peter cominci a sentire i primi rimorsi nel non essere più un supereroe, notando persone che vengono picchiate o che finiscono vittima di incidenti mentre lui, che ha il potere, non muove un dito. Lentamente il tormento di Peter cresce di nuovo, ma tutto si ribalta perché stavolta il desiderio è tornare ad essere Spider-Man e non per riottenere la superforza, bensì per poter aiutare. In ogni momento Sam Raimi mostra che aiutare le persone non è una liberazione dell’anima soltanto per lo stesso Peter, ma anche per le persone che lo osservano. I supereroi infatti non sono soltanto delle persone che sfoggiano straordinarie abilità, ma sono il punto di riferimento per tutti quanti: se un individuo, che ha davanti ai suoi occhi un altro che ha il potere di conquistare il mondo, nota che quest’ultimo decide di mettere le sue abilità apparentemente superiori al servizio dell’umanità, allora può sentirsi ispirato a fare la stessa cosa nelle sue azioni più piccole. Spider-Man quindi è la figura più grande che può dare speranza alla gente. Non è un caso che a pronunciare il celebre monologo sul supereroe (probabilmente ancora oggi la riflessione definitiva su questa figura del cinema) sia Zia May, la figura che Peter vede come guida contro le sue incertezze e le sue paure, perché tutti noi abbiamo i nostri supereroi personali (che possono essere parenti, amici, impiegati, star e personaggi letterari) che ci ispirano a fare la cosa giusta e ci preparano ad affrontare i mali del mondo facendo sacrifici.

Il supereroe quindi non è più soltanto un semplice individuo che compie azioni, ma una figura indispensabile nella società che contribuisce a mandare avanti il mondo. Infatti, al di fuori di Zia May, tutte le persone che sentono la mancanza di Spider-Man sono principalmente i bambini ed i ragazzi, le giovani generazioni che hanno bisogno di una guida per sapere che nel mondo è ancora possibile fare la cosa giusta e che rappresentano quindi il futuro dell’umanità. Si tratta anche di un riferimento metatestuale che richiama ai numerosi bambini che negli anni sono cresciuti leggendo Spider-Man e si sono sentiti ispirati, tra cui anche lo stesso Raimi. Per l’autore le vicende supereroistiche sono i nuovi racconti mitologici che rappresentano la nostra contemporaneità, come le gesta di Achille ed Ercole erano un punto di riferimento per i Greci. Il paragone di Sam Raimi tuttavia si spinge molto più oltre, perché ad un certo punto quella di Spider-Man diviene una simbologia cristologica, con una sequenza visiva che si rifà direttamente a La Pietà di Michelangelo, dopo che il sacrificio di Peter Parker viene paragonato a quello di Gesù sulla croce (le braccia conserte sul treno sono il principale richiamo). Credere in Spider-Man è un atto di fede, perché significa credere nell’umanità, così come Peter che ritrova la voglia di vivere per dimostrare al mondo che, anche dopo alcuni segni di debolezza, è fondamentale non voltare mai lo sguardo. Aiutare gli altri significa fare dei sacrifici e fare dei sacrifici vuol dire soffrire, per questo è una cosa profondamente umana crollare e arrendersi qualche volta, perché tutti noi, anche Spider-Man, siamo umani, ma le luci della maschera che rimangono accese anche quando il vestito viene gettato nella spazzatura (in un’inquadratura straordinaria che ricalca fedelmente una vignetta di La Fine Dell’Uomo Ragno) dimostrano che l’eroe dentro di noi, anche quando è flebile, non muore mai.

Spider-Man 2: la recensione del sequel di Sam Raimi

Il mito di Spider-Man 2

L’approccio mitologico coinvolge anche la figura del Doctor Octopus, il villain ritratto come Prometeo che ruba il fuoco agli déi trasportando la potenza del sole nel palmo della sua mano, o ancora come Icaro che vola troppo vicino allo stesso sole: l’ambizione di Otto Octavius, seppur dettata da un fine altruistico, si è rivelata oltre la sua portata e lo ha mandato in rovina. Otto Octavius, nel cercare di fare ciò che è giusto per la scienza, fallisce esattamente come Peter fallisce a gestire la propria vita. Tuttavia, se Peter riesce a trovare un modo per andare avanti perché dal suo fallimento impara importanti lezioni, Octopus trasforma la sua delusione in rabbia, orgoglio ed egoismo, dettati da una vanità che viene alimentata dalle braccia robotiche che lui stesso ha contribuito a costruire e portandolo in una via oscura e senza ritorno. Come Sam Raimi ritorna nella figura del doppio mostrando il dualismo tra Peter Parker e Spider-Man, così fa la stessa cosa con il villain facendo scontrare Otto Octavius con il suo nuovo alter ego. Diversamente da Goblin che vuole il potere, quella del Dottor Octopus è la mancanza di andare avanti ed il rifiuto di riconoscere quando le proprie ambizioni rischiano di fare del male e devono fermarsi, trasformando il bene dell’umanità in un atto che vuole cancellare gli errori del passato e soddisfare esclusivamente il proprio ego. Inoltre, considerando che l’esistenza delle braccia e l’ossessione di riprodurre il sole sono atti contro la natura, l’egocentrismo del villain può anche essere paragonato alle ambizioni del dottor Frankenstein, confermando i continui parallelismi del genere supereroistico con le icone letterarie più importanti della storia.

Eppure, in questo continuo inseguimento all’importanza del sacrificio e dell’altruismo, Sam Raimi evidenzia anche quanto sia fondamentale avere qualcuno accanto, perché fare la cosa giusta non significa necessariamente solitudine. Mary Jane, che alla fine del primo capitolo sembrava inavvicinabile, viene definitivamente messa in una luce chiara: amare non è un privilegio per gli umani, bensì un bisogno che permette alle persone di migliorare sé stessi e di affrontare le avversità con maggiore forza. All’importanza di Mary Jane, che diventa per Peter una figura salvifica, si contrappone Harry Osborn (in una delle migliori interpretazioni di James Franco) che, diversamente da Mary e da Peter, non riesce più ad inseguire nient’altro che l’odio ed il risentimento nei confronti di Spider-Man, rimanendo solo. Anche Harry è un uomo che fallisce nel cercare di onorare la memoria di suo padre, esattamente come Otto Octavius che non riesce a riprendersi dopo aver mancato il suo esperimento, mostrando un tormento che sembra non avere fine.

Spider-Man 2: la recensione del capolavoro di Sam Raimi

Anche nel suo ventesimo anniversario, Spider-Man 2 è la rappresentazione definitiva del supereroe al cinema, divenendo un punto di riferimento per numerosi spettatori e lasciando un’impronta indelebile nella settima arte sia nella profondità nei temi che nelle scene action indimenticabili. Non si tratta soltanto della migliore opera di Sam Raimi, ma anche del miglior cinecomic Marvel di sempre ed uno dei più grandi film che siano mai stati realizzati.

4,0
Rated 4,0 out of 5
4,0 su 5 stelle (basato su 1 recensione)
Spider-Man 2: perché il film di Sam Raimi è un capolavoro
Spider-Man 2
Spider-Man 2

Peter Parker affronta la sua vita come Spider-Man con grande difficoltà mentre i suoi cari si allontanano ed un nuovo villain nasce.

Voto del redattore:

10 / 10

Data di rilascio:

30/06/2004

Regia:

Sam Raimi

Cast:

Tobey Maguire, Alfred Molina, Kirsten Dunst, James Franco, Donna Murphy, Rosemary Harris, J.K. Simmons, Bruce Campbell

Genere:

Supereroistico, azione, fantascienza, drammatico

PRO

L’incredibile regia di Sam Raimi
Il realismo della caratterizzazione di Peter Parker
Gli effetti speciali perfetti
La figura del villain
Nessuno