Recensione: The Acolyte – La Seguace 1×07: Scelta

La settima puntata di The Acolyte – La Seguace rivela un nuovo punto di vista sul controverso passato delle protagoniste.
The Acolyte - La Seguace: la recensione del settimo episodio

Articolo pubblicato il 16 Luglio 2024 da Andrea Barone

La conclusione della sesta puntata di The Acolyte: La Seguace aveva promesso che sarebbero arrivate risposte su uno dei momenti più controversi di Star Wars. A seguire la recensione del settimo episodio, il quale è intitolato Scelta ed è attualmente disponibile sulla piattaforma streaming Disney Plus.

La trama di The Acolyte – La Seguace 1×07

Il settimo episodio di The Acolyte: La Seguace è ambientato interamente durante gli eventi del flashback della terza puntata, ma stavolta la cosa viene raccontata dal punto di vista dei Jedi. Infatti la puntata presenta la seguente trama:

16 anni prima, i quattro Jedi scoprono la congrega mentre indagano su una potenziale “vergenza” nella Forza su Brendok, che potrebbe creare la vita. Il Consiglio Jedi decide che le gemelle sono troppo vecchie e dovrebbero essere lasciate con la congrega, nonostante il desiderio di Osha di diventare una Jedi. Anche il maestro Sol vorrebbe che Osha si unisca a loro, sia per il suo bisogno di avere una padawan e sia perché non si fida delle streghe. Tuttavia il padawan Torbin sembra avere una strana influenza da parte della congrega…

Recensione - The Acolyte: La Seguace 1x07 Scelta

La recensione del settimo episodio di The Acolyte – La Seguace

Il ribaltamento del punto di vista fornisce una maggiore caratterizzazione dei Jedi che si sono recati su Brendok, fino ad ora mostrati come delle figure sicure e determinate. Con la nuova prospettiva, viene rivelato che soltanto Indara è la Jedi più riflessiva e attenta su ciò che la circonda, mentre gli altri Jedi si rivelano molto più fragili: il giovane Sol si lascia facilmente prendere dall’istinto ed è costantemente focalizzato sull’idea di voler avere una padawan, mentre Torbin non è abituato a vivere al di fuori di Coruscant e nelle sue prime esperienze è molto più fragile, sentendosi sperduto in un luogo lontano da quelli in cui ha vissuto la sua crescita. Il maestro Kelnacca è l’unico Jedi a non avere una reale caratterizzazione, anche se è interessante il momento in cui viene rivelato che, nonostante la sua stazza e la sua natura da wookiee, lui appare più vulnerabile di altri maestri Jedi. Inoltre la presenza scenica di Kelnacca è impressionante e ben sfruttata nelle scene di combattimento che sono ottimamente coereografate (nonostante la regia di Kogonada sia ben lontana dai fasti della saga nell’ambito televisivo).

Nonostante la narrazione mostri soprattutto il punto di vista dei Jedi, si trovano spunti per mostrare anche le azioni delle streghe che hanno causato il principale attrito tra Osha e Mae. Per quanto sia interessante mostrare la contrapposizione reazionaria di Madre Koril con quella più ragionata di Anyseia, le azioni impulsive della prima vengono sviluppate in modo non troppo chiaro e con una messinscena goffa e confusa. Anche la spiegazione del genocidio delle streghe viene trattata in modo troppo veloce, con la regia che non si concentra realmente sull’impatto della gravità della situazione, non facendo capire bene in che modo la pratica del Filo possa influire sulla vitalità dei personaggi. L’unica cosa che, tra i personaggi delle streghe, viene realmente trattata con il giusto pathos è il destino di Anyseia. Tuttavia anche quest’ultima presenta scene incerte quando manipola Torbin, il cui confronto mentale risulta un modo non necessario per aumentare il dramma del personaggio, quando in realtà sarebbero bastati semplicemente i dialoghi con Indara mentre quelli con la strega non fanno altro che allungare il brodo.

The Acolyte La Seguace la recensione della settima puntata

Il razzismo di The Acolyte – La Seguace

Gli sviluppi interessanti dei Jedi e quelli goffi delle streghe, la puntata riesce a focalizzarsi sugli elementi positivi grazie alla brillante caratterizzazione di Sol, il reale protagonista del flashback. Sol infatti viene mostrato come un Jedi che ha grande paura della cultura delle streghe, dando per scontato che possa fare male alle bambine. La paura è generata dal pregiudizio dei Jedi che credono di essere gli unici a poter utilizzare la Forza, mentre tutte le altre persone che non hanno la loro stessa visione appaiono ai loro occhi pericolose e imprudenti. Quelli che a Sol sembrano malefici, in realtà sono degli incantesimi innocui che servono semplicemente al bene di Osha e Mae. Il pregiudizio di Sol è un riferimento alle guerre tra religioni che avvengono ormai da centinaia di anni, in cui basta l’azione di una sola persona razzista per poter scatenare un grave conflitto. Per la prima volta in un’opera di Star Wars, i Jedi sono visibilmente nel torto, divenendo responsabili di una strage causata da azioni impulsive dettate dall’arroganza del proprio pensiero che vuole apparire come l’unica via da seguire.

Non tutti i Jedi appaiono conservatori, dal momento che Indara più volte esorta a non intervenire, con parte del consiglio che sostiene che non è compito dei Jedi intromettersi in comunità che non appartiene alla loro. Eppure Sol non accetta questa idea e rimane vittima della sua stessa presunzione trascinando con sé gente innocente, divenendo uno dei personaggi più interessanti e coraggiosi di tutta la saga cinematografica e televisiva creata da George Lucas, specialmente nell’ottimo finale. Il settimo episodio di The Acolyte: La Seguace soffre di una dilatazione del ritmo e di una regia piatta che causa confusione in varie scene, ma riesce ad apparire comunque molto interessante per l’audace scelta di creare un passato dei Jedi controverso con sfumature per nulla scontate che rendono i personaggi un riflesso della realtà contemporanea.

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