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Recensione – Spider-Man 3: il terzo capitolo di Sam Raimi

Spider-Man 3 chiude la trilogia di Sam Raimi con il lato più difficile dell’iconico arrampicamuri.
Spider-Man 3: la recensione del film di Sam Raimi

Dopo la straordinaria accoglienza riservata a Spider-Man 2, il regista Sam Raimi aumenta la posta in palio con il sequel, intitolato Spider-Man 3. Il terzo capitolo è ad oggi il titolo più controverso della saga e mostra il protagonista in un’altra luce.

La trama di Spider-Man 3

Ispirato sia alle storie classiche scritte da Stan Lee e da Steve Ditko che a quelle scritte da Tom DeFalco, David Michelinie e Todd McFarlane (in particolare la saga Il Costume Alieno), Spider-Man 3 è il terzo capitolo della trilogia di Sam Raimi. Il cinecomic Marvel presenta infatti la seguente trama:

Peter Parker è felice, perché finalmente la città lo ha definitivamente accettato come Spider-Man mentre lui continua a passare il tempo con Mary Jane, la quale è diventata la sua fidanzata. La vita di coppia tuttavia non è semplice, specialmente quando nuove minacce sono all’orizzonte: Harry Osborn è diventato il nuovo Green Goblin ed è pronto a vendicare la morte di suo padre Norman, credendo ancora che sia stato Peter. Nel frattempo Peter entra in contatto con un simbionte alieno che modifica il colore del suo costume e gli fornisce maggiore forza, ma gli altera anche la personalità rendendolo più aggressivo. Non c’è peggior momento per questo nuovo lato di Peter che deve imparare a dominare, soprattutto se nel frattempo appare Flint Marko, un super criminale soprannominato l’Uomo Sabbia e che è inaspettatamente collegato alla morte di Zio Ben.

Recensione - Spider-Man 3: il terzo capitolo di Sam Raimi

La recensione di Spider-Man 3

Al terzo film sembra ormai superfluo evidenziare nuovamente la strepitosa regia di Sam Raimi: i movimenti di macchina dell’autore raggiungono alte vette di cinema, a cominciare dal primo splendido scontro tra Peter e Harry, in cui il dolore dei colpi che riceve il protagonista si mischiano con l’ansia di perdere l’anello di Zia May che vola via dalla tasca durante i combattimenti in aria per i grattacieli di New York (accompagnato da un’incredibile scena in slow motion, aumentando il pathos). Non mancano, ancora una volta, gli omaggi al cinema horror, come la soggettiva del simbionte (che richiama La Casa), oppure alle scene in cui Venom sembra un demone che sbuca fuori dagli angoli bui per terrorizzare lo spettatore con il suo volto mostruoso. In scene indimenticabili come il salvataggio di Gwen dal palazzo colpito dalla gru, le cui vertigini appaiono ancora una volta evidenti ed immersive, è incredibile come siano curati persino i dettagli delle macerie che, precipitando nel vuoto, rivelano le carte da parati degli appartamenti a cui appartenevano prima di essere colpiti.

Questi dettagli formano anche il personaggio dell’Uomo Sabbia, uno dei “mostri” cinematografici più belli del cinema contemporaneo nella sua realizzazione, con il suo volto che appare estremamente espressivo anche quando è formato da tanti granelli senza ancora mostrare la forma umana, sia nelle scene in cui è a grandezza naturale che a quelle in cui aumenta le dimensioni. In una scena in cui Flint Marko (interpretato da un intenso Thomas Haden Church) viene tagliato a metà nel volto, Raimi mostra, seppur brevemente, il suo cervello umano fatto di sabbia che viene spezzato, unendo il macabro al senso dello spettacolo. Stavolta il terzo capitolo di Spider-Man non ha innovazioni significative nel campo degli effetti visivi o nelle riprese come gli altri precedenti film, ma la conferma dell’enorme talento visivo di Sam Raimi è di pari livello con momenti che sono destinati a non invecchiare mai, tra cui la splendida inquadratura gotica ed espressionista in cui Spider-Man sembra un gargoyle di una chiesa mentre riflette su di essa sotto la pioggia. Inoltre l’effetto analogico continua ad essere utilizzato, soprattutto negli splendidi trucchi di realizzazione del simbionte alieno, la cui massa melmosa realmente presente sul set è indistinguibile dalle parti in cui si muove grazie ad una CGI impeccabile.

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Il lato oscuro di Spider-Man 3

Dopo che il primo capitolo si è concentrato sulle origini di Spider-Man e dopo che il secondo sull’accettazione che quest’ultimo prova per la sua vita da supereroe, il terzo capitolo si incentra su un Peter Parker sicuro di sé stesso e consapevole di essere finalmente arrivato ad un periodo in cui può dire che va tutto per il meglio. Ormai Spider-Man non è più il nemico pubblico numero 1 come vorrebbe J. John Jameson ed è un eroe ufficialmente riconosciuto dalla società, diversamente dai titoli dei giornali che mettevano in dubbio molte volte Peter nei film precedenti. Inoltre il protagonista sta finalmente con la donna che ama e non deve più reprimere i suoi sentimenti per paura di rivelare la sua identità segreta: mai prima d’ora le cose erano andate così bene per Peter. Tuttavia è proprio quando tutto va bene che inizia una nuova prova per l’eroe, dato che gli ultimi eventi danno al protagonista una grande sicurezza che gli fa credere di essere pronto ad affrontare qualsiasi cosa. Per la prima volta, non è Spider-Man a sentirsi troppo schiacciato dalle situazioni, ma è lui stesso a mettere in ombra gli altri. Se infatti Peter sorride più spesso, dall’altra parte Mary Jane comincia ad avere grandi difficoltà con il suo lavoro di attrice e si sente a terra. Eppure, nonostante lei sia visibilmente giù di morale, Peter non lo nota mai perché vuole sempre riflettere la sua felicità su di lei, dando per scontato che la gioia debba essere manifestata anche dalla persona che ama, mettendo lui al centro del loro rapporto.

All’inizio l’ego di Peter si manifesta con involontaria ingenuità, ma è solo il seme di qualcosa di più oscuro, simboleggiato dal costume nero. Quest’ultimo infatti è ricavato da un simbionte atterrato da un meteorite che si connette alla personalità di Peter, rendendola più egoista ed arrogante. La sua parte negativa viene raddoppiata e l’iconico supereroe si trasforma in un essere presuntuoso che crede di essere migliore di tutte le altre persone attorno a lui. Più il film va avanti, più Peter diviene egocentrico, arrivando a comportarsi da bullo nei confronti di chi lo ostacola e persino a trattare le donne come oggetti che possano aiutarlo ad attirare l’attenzione nei suoi confronti. L’amichevole Spider-Man di quartiere, un tempo un umile ragazzo con i piedi per terra, diviene un uomo che mette la sua immagine prima degli altri, arrivando persino a comprare camicie e giacche costose per evidenziare la sua bellezza fisica. La famosa scena della danza in strada, spesso considerata ridicola, è semplicemente una rappresentazione grottesca di una persona che balla credendo che tutti gli occhi siano puntati su di lui per ammirarlo. Infatti Raimi assume un tocco molto intelligente nel mostrare il simbolo del ragno nero dietro la camicia, con Peter che non prova più neanche a nascondere il suo costume quando va in giro nei panni da cittadino: tutte le sue azioni egoistiche sono una manifestazione del piacere dell’essere Spider-Man, perché essendo un supereroe lui è libero di fare qualsiasi azione e quindi è al di sopra di ogni moralità in nome della sua figura perfetta, trasformando l’ispirazione del suo personaggio in uno specchio maligno della cultura reaganiana.

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Il lato oscuro di Peter non è causato soltanto dal proprio ego, ma anche dalla sua fragilità, dal momento che la sua prima decisione di indossare il costume deriva dall’intenzione di andare a combattere l’Uomo Sabbia dopo aver scoperto che si tratta dell’assassino dello zio Ben. Infatti è una grande idea quella di rendere il costume nero un’opzione (diversamente dai fumetti originali in cui è sempre attaccato a lui), mostrando Peter che deve scegliere tra l’idea di usare questo nuovo lato (guadagnando più forza fisica) e quella di rimanere il giusto e amichevole Spider-Man di quartiere. Ogni volta che Peter soffre e deve affrontare importanti decisioni, lui sceglie la via più facile, essendo tormentato dall’idea di non essere abbastanza forte e lasciandosi corrompere dalla vendetta, perdendo il suo lato più etico. Questo costante bivio della scelta di Spider-Man permette allo spettatore di ritrovarsi a pensare a momenti della propria vita in cui ci si vuole solo lasciar trascinare dalla propria impulsività, desiderando di mandare al diavolo la propria pazienza e la propria bontà. L’ego manifestato da Peter Parker è in realtà la rappresentazione più grande della propria sicurezza, allontanandosi da tutte le figure care e persino da sé stesso. Il costume nero è il simbolo della tentazione, tanto da trasformare il personaggio in un omicida: le scene in cui affronta l’Uomo Sabbia e Harry sono accompagnate da una rabbia terribile che lo portano ad essere irriconoscibile e spietato, tanto che Flint Marko è affrontato da lui con l’intenzione di ucciderlo. Le scene in cui Peter è prepotente sono intense e causano una grande angoscia, perché l’ispirazione che dovrebbe dare va sempre più nel baratro finché non prende di nuovo consapevolezza delle proprie responsabilità.

I villain di Spider-Man 3

Eddie Brock, il giornalista rivale di Peter Parker, è simile a quest’ultimo: una persona ai margini della società che vuole tirare avanti facendo il lavoro che ama. Come Peter, Eddie Brock fa le scelte più facili per riuscire a fare la sua scalata sociale, diventando disonesto. Quando il suo rivale riesce a batterlo nel pieno della propria manifestazione egocentrica, Eddie si sente perso ed è completamente afflitto dalla rabbia di aver fallito, proprio come Peter è tormentato dalle sue frustrazioni citate in precedenza. Nel pieno della sua collera Eddie Brock diventa Venom, sfogandosi su Peter che ritiene il responsabile di tutte le sue sventure nonostante siano state causate dalle sue azioni sconsiderate. Se Peter accetta il proprio fallimento ed impara l’umiltà, Eddie diventa un killer assetato di sangue e diviene il ritratto di quello che sarebbe diventato Spider-Man se avesse seguito la sua via più oscura: da qui infatti deriva la scelta di rendere l’aspetto fisico di Venom identico a quello del supereroe con la sola eccezione della bocca dentata, che rappresenta la sua anima distorta. Con la sua profondità, il Venom di Sam Raimi è uno dei villain più sottovalutati che siano mai stati partoriti in un cinecomic. Oltre a lui non si può non citare Flint Marko, rappresentato come un tragico invidivuo che sceglie di fare il criminale soltanto per trovare i soldi per guarire la sua figlia malata, divenendo una persona costantemente trascinata in un mondo cattivo che in realtà non vorrebbe sfiorare mai. Emblematica è la scena in cui diventa l’Uomo Sabbia ed i suoi arti tornano a solidificarsi nel tentativo di afferrare la catenina di sua figlia, mostrando che la volontà di farla vivere è l’unica cosa che gli permette di accettare il suo nuovo lato mostruoso per andare a fare altre rapine. Ancora una volta la scelta è determinante per la crescita dei personaggi.

Purtroppo, tra tutti i villain di Spider-Man 3, Flint Marko è quello maggiormente sacrificato a causa della troppa mole di personaggi presenti nel film, tanto che gli ultimi dialoghi del personaggio appaiono inseriti in maniera forzata pur di dargli una conclusione che si amalgama a fatica con il resto, specialmente dopo essere sparito per una parte consistente del lungometraggio. Sorte differente è invece quella riservata a Harry Osborn, perennemente accecato dal suo profondo odio per Peter ed antagonista che riserva la più grande tensione emotiva tra tutti. L’idea di dargli un’amnesia temporanea è intelligente non solo perché permette alle altre vicende di svilupparsi senza che la sua vendetta si accavalli, ma anche perché ricorda allo spettatore una visione positiva in cui il personaggio è ancora il migliore amico di Peter, mostrando come apparirebbe se scegliesse di essere ancora la persona giusta e leale che era stata mostrata nel primo film. Grazie a questi momenti, le scene in cui la figura di Goblin torna a manifestarsi appaiono ancora più tragiche e strazianti. L’unico grande difetto è l’imperdonabile dialogo con il maggiordomo, il quale è un goffo modo per mostrare un lato umano del personaggio che cozza terribilmente con tutto quello che è stato rappresentato nei capitoli precedenti, ma fortunatamente la scrittura di Harry rimane impeccabile in tutte le altre scene, compreso lo straordinario finale.

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Con il lato oscuro di Peter, la personalità malvagia di Eddie, i due volti di Harry e la trasformazione dell’Uomo Sabbia, Sam Raimi espande il tema del doppio che rappresenta da sempre una parte fondamentale della sua carriera e che si unisce al tema della scelta. Ogni personaggio decide spontaneamente di fare un’azione ogni volta che va incontro ad un grande ostacolo nella propria vita, potendo optare per una decisione giusta o per una decisione sbagliata. Le scelte sono infatti ciò che formano l’individuo e Raimi dimostra che anche un supereroe può andare incontro ai suoi lati peggiori, non essendo diverso da altri individui che sembrano, apparentemente, più inadatti di lui. Ma che cosa succede quando le azioni causano conseguenze così gravi da sembrare irreparabili? È qui che Sam Raimi trasforma il terzo capitolo anche in un film sull’espiazione, dimostrando come l’accettazione della propria fragilità e dei propri errori diviene anche un modo per perdonare sé stessi e per rispettare gli altri. Tutti i personaggi infatti sono figure che affrontano i loro demoni, mettendo alla prova la loro moralità che può essere ancora recuperata o rischiare di perdersi per sempre. Eppure, in tutta la negatività causata, c’è ancora spazio per trasformare il proprio dolore aggrappandosi all’amore per gli altri e ricordandosi che si può ancora ricominciare a vivere.

Spider-Man 3 soffre della troppa carne al fuoco che a volte finisce per essere compressa in scelte narrative goffe ed ingenue. Tuttavia la gestione di Sam Raimi non rinuncia all’approfondimento di temi umani che forniscono lati inediti sulla figura del supereroe attraverso quello che rimane il capitolo più debole della saga, ma che dimostra comunque di avere ottimi assi nella manica che sopprimono i difetti. Il terzo lungometraggio rimane quindi un bellissimo cinecomic che chiude la trilogia con grande dignità.

1,5
Rated 1,5 out of 5
1,5 su 5 stelle (basato su 4 recensioni)
Spider-Man 3: la recensione del film con Tobey Maguire
Spider-Man 3
Spider-Man 3

Spider-Man mette alla prova sé stesso dopo aver scoperto il reale assassinio di zio Ben mentre viene corrotto da un simbionte alieno.

Voto del redattore:

8.5 / 10

Data di rilascio:

04/05/2007

Regia:

Sam Raimi

Cast:

Tobey Maguire, Kirsten Dunst, James Franco, Thomas Haden Church, Topher Grace, Bryce Dallas Howard, J. K. Simmons, Rosemary Harris

Genere:

Supereroistico, azione, fantascienza, drammatico

PRO

La grande regia di Sam Raimi
L’approfondimento del lato oscuro di Spider-Man
La caratterizzazione di Harry Osborn
La simbologia della scelta
I troppi personaggi che causano difficoltà nella narrazione
La rivelazione del maggiordomo
Mary Jane usata come ostaggio per la terza volta