Qui rido io: come finisce? La trama e la spiegazione del finale del film con Toni Servillo

Qui rido io è un film del 2021 diretto da Mario Martone e con Toni Servillo: ma come finisce e qual è il significato del finale?
Trama e spiegazione finale Qui rido io (2021)

Articolo pubblicato il 20 Luglio 2024 da Christian D’Avanzo

Qui rido io è un film italiano del 2021 diretto da Mario Martone che traspone la vita del famoso commediografo napoletano Eduardo Scarpetta, qui interpretato da Toni Servillo. Presentato in anteprima globale in concorso alla 78esima edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, questo titolo ha riscontrato il plauso della critica e i consensi del pubblico generalista. Ma di cosa parla e come finisce Qui rido io? Di seguito la trama e la spiegazione del finale del film.

Qui rido io: di cosa parla? La trama del film

La trama di Qui rido io è finalizzata a rappresentare la complessa vita e il genio nell’ambito teatrale di Eduardo Scarpetta, commediografo napoletano rinomato in tutto il mondo che si è fatto conoscere non solo attraverso i suoi lavori, ma anche per il famoso processo per plagio portato avanti contro di lui dal poeta Gabriele D’Annunzio nel 1904. Tra figli legittimi e illegittimi e storie d’amore extra coniugali, Scarpetta gestisce da buon padre di famiglia un grande insieme di parenti, eppure il più delle volte sconfina in una solitudine malinconica. La maschera di Pulcinella è per l’appunto una maschera, come il personaggio di Felice Sciosciammocca, ma dietro la finzione c’è una realtà ben diversa che in Qui rido io viene esplorata approfonditamente.

Come finisce Qui rido io?

Accusato di plagio da Gabriele D’Annunzio nel 1904, il quale per l’appunto accusa Scarpetta di aver plagiato la sua tragedia La figlia di Iorio mettendo in scena invece Il figlio di Iorio, Qui rido io finisce con la scena in tribunale e il ritorno al teatro. Durante il processo vengono presentate testimonianze e prove ma il commediografo napoletano difende la sua opera ultima supportando l’ipotesi, abbastanza innovativa per l’epoca, secondo cui la parodia è una forma legittima di espressione artistica. Scarpetta viene assolto allora dal tribunale, e tale verdetto è una vittoria per lui e per la libertà nel fare arte più in generale: infatti, nelle ultime inquadrature si vede il protagonista interpretato da Toni Servillo che ritorna al teatro circondato da familiari e collaboratori, prendendosi tutti gli applausi del suo amorevole pubblico.

Qui rido io: la spiegazione del finale

La spiegazione del finale di Qui rido io è basata perlopiù sulla difesa della libertà artistica, come dimostra la tesi supportata da Scarpetta durante il processo per legittimare la parodia come forma di espressione, poiché gli artisti possono e in un certo senso devono reinterpretare a loro modo opere esistenti. Inoltre, dopo aver sofferto molto intimamente per quanto riguarda la sua difficoltosa situazione familiare, soprattutto a causa delle sue discutibili azioni, Scarpetta nel ritorno al teatro finale vive un riscatto sia personale – circondato da amici e familiari – che professionale – gli applausi del pubblico -, ragion per cui il suo spirito creativo si erge a simbolo del valore della cultura napoletana, mentre il suo genio artistico è il manifesto della libertà d’espressione.