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Recensione – Deadpool: il primo film con Ryan Reynolds

Deadpool è il primo capitolo della trilogia con protagonista Ryan Reynolds, la quale vuole uscire fuori dagli schemi dei classici cinecomic Marvel.
Recensione - Deadpool: il primo film di Tim Miller

Subito dopo il grande successo di X-Men: Giorni Di Un Futuro Passato, un nuovo film sconvolge gli equilibri della 20th Century Fox: si sta parlando di Deadpool, il cinecomic Marvel che ha consacrato l’omonimo personaggio interpretato da Ryan Reynolds.

La trama di Deadpool

Ispirato alle storie a fumetti scritte da Rob Liefeld e Fabian Nicieza, Deadpool è il primo film della trilogia con protagonista Ryan Reynolds. Nonostante venga presentato come uno spin-off del franchise X-Men, il lungometraggio è ambientato in un universo alternativo e presenta la seguente trama:

Wade Wilson è un mutante che possiede superpoteri con grandi capacità rigenerative che lo rendono quasi immortale, ma il prezzo da pagare è un volto deforme. Tuttavia l’uomo non è sempre stato così, perché la sua mutazione è frutto di esperimenti illegali fatti su di lui. L’anti-eroe, conosciuto come Deadpool, è infatti alla ricerca di Francis Freeman, lo spietato mercenario che gli ha dato i poteri, per trovare una cura alla sua condizione così che possa finalmente tornare da Vanessa Carlysle, la sua fidanzata. Nel frattempo Colosso sta cercando in tutti i modi di convincere Wade Wilson a fare parte degli X-Men per usare i suoi poteri aiutando l’umanità, ma la cosa è attualmente senza successo.

Deadpool: la recensione del cinecomic con Ryan Reynolds

La recensione di Deadpool

Alla sua uscita, Deadpool ha rappresentato una forte novità nel genere dei cinecomic grazie a degli elementi completamente inediti, tra i quali la rappresentazione visiva del personaggio. Deadpool, il cui costume somiglia a quello di Spider-Man, è un personaggio vestito di rosso che indossa una maschera che copre anche la bocca. La cosa diversa dagli altri personaggi con caratteristiche simili è il fatto che gli occhi della maschera di Deadpool si muovano grazie ad un brillante lavoro di effetti visivi, facendo guadagnare espressività al personaggio nonostante il volto coperto. La cosa si unisce all’espressività del corpo di Ryan Reynolds, il quale ha tempi comici perfetti ed è estremamente calato nel personaggio, tornando ai concetti in cui la performance dell’attore si fonde con gli effetti, arricchendo l’esperienza visiva e creando un cartone animato vivente esattamente come Michael Keaton in Beetlejuice: Spiritello Porcello e Jim Carrey in The Mask: Da Zero A Mito, ma attraverso un’idea totalmente nuova. L’elemento più innovativo è sicuramente la rottura della quarta parete, la quale riprende dalle storie a fumetti di Deadpool in cui quest’ultimo parla direttamente al lettore. Nel film le vignette si trasformano inquadrature cinematografiche attraverso gag geniali, come Deadpool che sposta la telecamera con la mano per censurare l’eccessivo gore, o quando dice di aver toccato i testicoli a Wolverine affinché gli venisse approvato il film, o ancora quando attiva di sua volontà la musica per le sequenze slow motion. In queste scene ci sono anche divertenti easter egg che fanno riferimento ai cinecomic del passato, come la timeline confusa dei film degli X-Men o al lungometraggio Lanterna Verde interpretato sempre da Ryan Reynolds, ma sono sempre gag che, se colte, arricchiscono l’esperienza dello spettatore più esperto senza mai straniare quello più generalista.

Le innovazioni della maschera espressiva e della quarta parete permette al cinema ed al fumetto di fondersi insieme nel modo più totale, creando una simbiosi che per l’epoca era completamente inedita. I titoli di testa, in cui i nomi delle persone che hanno lavorato al film vengono sostituiti da soprannomi sbeffeggianti dati dal protagonista (come il nome del regista Tim Miller che lascia il posto alla frase “Uno che è stato pagato troppo“), sono creati grazie ad un gigantesco piano sequenza che permette di esplorare un auto mentre si sta ribaltando (sempre in slow motion), con le facce dei criminali colpiti da Deadpool che vengono inquadrati mentre i loro occhi si spalancano lentamente nel dolore, generando una presentazione grottesca e divertente. Gli ottimi movimenti di macchina da presa delle sequenze d’azione vengono decorati da una violenza fortemente tarantiniana, con il sangue che schizza fuori dai corpi come se riempisse le vignette di una tavola. Inoltre le sequenze d’azione, specialmente nell’esplosivo finale, sono ancora più sorprendenti se si pensa che il film è costato soltanto 58 milioni di dollari, una cifra ridicola se si pensa che spesso i film Marvel costano almeno 150 milioni. Sia la violenza pop che le battute politicamente scorrette contribuiscono a dare una boccata d’aria fresca ad un blockbuster supereroistico per il grande pubblico che fino ad allora non si era mai spinto così oltre.

Deadpool: la recensione del film Marvel

La tragedia di Deadpool

Nonostante Deadpool sia principalmente un personaggio comico, il film sorprende per l’alta componente drammatica con cui affronta le sue origini. Wade Wilson è infatti un uomo che rinuncia ai lati più belli della sua vita, compresa la donna che ama, a causa di una grave malattia terminale che gli impedirà di arrivare alla vecchiaia. Nonostante le cure avute dai poteri, Wade guadagna un aspetto deforme, cosa che lo rende altamente insicuro di sé e gli impedisce di tornare da Vanessa. La scena in cui Wade cerca di avvicinarsi alla sua ragazza e non ci riesce perché, prima di raggiungerla, nota gli sguardi di numerose persone che osservano e giudicano il suo volto, è una delle migliori sequenze che si siano viste in una origin story. La solitudine di Deadpool, il quale rimane ossessionato dal ritrovamento di Francis a causa della mancanza di accettazione del suo nuovo essere, unito al suo aspetto ed alle sue azioni estremamente eccentriche, lo rendono una figura che richiama sia al cinema burtoniano che ai concetti tramandati nei film degli X-Men (come il personaggio di Rogue). Le tragiche origini di Deadpool mostrano l’importanza del pathos e dell’approfondimento psicologico che non creano squilibri nelle commedie demenziali, bensì le arricchiscono, dimostrando che Tim Miller ha fatto tesoro anche degli insegnamenti dettati da James Gunn con Guardiani Della Galassia.

L’anti-eroismo di Deadpool

Nonostante il lungometraggio appartenga ad una linea temporale separata, non mancano le apparizioni di Colosso (in una versione completamente diversa da quella vista in X-Men 2 e X-Men: Conflitto Finale) e Testata Mutante Negasonica, due membri della squadra degli X-Men. I due personaggi, specialmente la figura di Colosso, servono a contrapporsi alle scene in cui Deadpool uccide i nemici senza rimorsi, poiché voglio convincere quest’ultimo ad unirsi alla squadra per diventare una persona migliore. Il contrasto tra l’eroismo degli X-Men, preso in giro dallo stesso protagonista, e l’anti-eroismo di Deadpool si sarebbe potuto espandere in un discorso interessante, ma spesso diventa un elemento fine a sé stesso che serve semplicemente ad evidenziare, senza un reale approfondimento, quanto il mercenario chiacchierone sia completamente diverso dagli eroi giusti che sono apparsi al cinema, nonostante comunque la presenza di scene esilaranti sull’argomento (come la geniale gag del tassista geloso di suo cugino). Appare debole anche il villain Francis Freeman, dal momento che si tratta semplicemente di un boss mafioso stereotipato che si diverte a torturare Wade e che aspira alla sua immortalità. Anche il carisma di Ed Skrein non eccelle, dal momento che si è decisi di rendere il personaggio senza emozioni per sottolineare la sua freddezza, ma ciò non fa altro che sottolineare la mancanza di personalità.

Deadpool: la recensione del primo film

Nonostante i difetti evidenziati che creano alcuni limiti importanti, Deadpool è un cinecomic che brilla per la sua forte originalità creata da un’impostazione visiva folle, la quale traspone in maniera coraggiosa gli elementi fumettistici più pop che fino ad allora sembravano impensabili sul grande schermo. Inoltre l’inaspettato dramma del personaggio non stona con il lato più comedy, cosa che rende il lungometraggio Marvel ancora più memorabile.

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Deadpool: la recensione del primo film
Deadpool
Deadpool

Wade Wilson è un mutante alla disperata ricerca di un vecchio nemico che può curare la sua deformazione, così che possa tornare dalla donna che ama.

Voto del redattore:

8 / 10

Data di rilascio:

12/02/2016

Regia:

Tim Miller

Cast:

Ryan Reynolds, Ed Skrein, Morena Baccarin, Andre Tricoteux, Brianna Hildebrand, T. J. Miller, Gina Carano, Leslie Uggams

Genere:

Supereroistico, commedia, action, fantascienza

PRO

L’innovativa rottura della quarta parete
La caratterizzazione di Deadpool accompagnata da una componente drammatica
Le sequenze d’azione tarantiniane
La grande interpretazione di Ryan Reynolds
L’anti-eroismo poco approfondito
Un villain non particolarmente efficace