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Recensione – The Amazing Spider-Man: il reboot di Marc Webb

The Amazing Spider-Man ha l’ambizione di raccontare una nuova storia sul personaggio.
The Amazing Spider-Man: la recensione del film con Andrew Garfield

Nonostante il grande successo di pubblico di Spider-Man 3, i problemi di produzione con il quarto capitolo spingono la Columbia a cancellare la saga di Sam Raimi per ripartire con un reboot, intitolato The Amazing Spider-Man. Si tratta del primo rilancio sul personaggio che stavolta vede Marc Webb dietro la macchina da presa.

La trama di The Amazing Spider-Man

Ispirato sia ai fumetti reboot della saga Ultimate scritta da Brian Michael Bendis che alle storie classiche di Stan Lee e Steve Ditko, The Amazing Spider-Man è una nuova origin story dedicata all’iconico arrampicamuri ed il primo capitolo del dittico diretto da Marc Webb. Il cinecomic infatti presenta la seguente trama:

Peter Parker è un adolescente cresciuto dallo zio Ben e da zia May dopo essere stato lasciato, a 11 anni, dai suoi genitori che sono tragicamente morti in un incidente aereo. Un giorno Peter viene morso da un ragno radioattivo, cosa che gli permette sia di arrampicarsi sui muri che di usare la superforza. Dopo che zio Ben viene assassinato, Peter decide di usare i poteri per aiutare le persone, mascherandosi in un vigilante noto come Spider-Man. Nel frattempo Peter cerca anche di collaborare con il dottor Curt Connors in una ricerca scientifica collegata al passato di suo padre, ma, a causa di un esperimento andato male, lo scienziato si trasforma in una lucertola gigante, nota come Lizard, che sarà il primo grande avversario di Spider-Man.

Recensione - The Amazing Spider-Man: il reboot di Marc Webb

La recensione di The Amazing Spider-Man

Marc Webb, alla sua prima esperienza nel campo dei blockbuster, sperimenta con la macchina da presa attraverso l’inserimento di scene in soggettiva nei momenti in cui Spider-Man oscilla con la ragnatela oppure corre sui tetti, espediente adottato anche con le arrampicate presenti in L’Uomo Ragno di E. W. Swackhamer. Nonostante tale esperimento sia fatto principalmente per sfruttare la tendenza del 3D dell’epoca, ancora oggi le scene appaiono immersive ed è un peccato che non vengano adottate anche nei combattimenti. Questi ultimi sono ben realizzati e fanno percepire la grande agilità del personaggio, nonostante non siano presenti particolari guizzi. Appare interessante la resa visiva del costume di Spider-Man, con gli stivali fatti con le suole di scarpe da ginnastica e le lenti create con gli occhiali da sole, in modo da rendere più credibile il realismo di un ragazzo che si è fabbricato il costume da solo nella sua camera (in contrasto con i bellissimi spararagnatele). Ottima anche la CGI di Lizard, a cui è stato dato un viso più umano, a differenza del volto da lucertola presente nei fumetti originali, per fornire più espressività al personaggio.

Nonostante l’idea di base sia quella di raccontare una versione inedita del supereroe (interpretato da un bravissimo Andrew Garfield), sono evidenti le influenze del primo film di Sam Raimi con alcune scene che ricordano molto l’opera citata, così come anche le ispirazioni provenienti da Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan, con dei toni più cupi ed un’impostazione quasi completamente seriosa che viene smorzata soltanto da alcune battute di Peter (le quali sono comunque molto rare). Nella prima parte, Peter viene presentato come un ragazzo picchiato dal bullo Flash, ma è difficile intuire quale sia il suo ruolo nei rapporti sociali con le altre persone, al di là della timidezza con cui parla con Gwen, cosa che viene immediatamente risolta nel momento in cui quest’ultima prova un po’ di interessamento per lui, togliendo l’unico elemento di disagio legato al personaggio. Anche se il protagonista frequenta la scuola per tutto il tempo, il film non fornisce abbastanza scene per permettere di intuire quanto i poteri influiscano con la sua vita privata, fatta eccezione per la rivincita personale nei confronti di Flash e delle poche belle scene in cui quest’ultimo aumenta il proprio rispetto dopo la morte di zio Ben.

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L’evoluzione di The Amazing Spider-Man

In questo reboot, Peter Parker inizia a praticare la sua attività da Spider-Man non per giustizia, bensì per trovare l’omicida di zio Ben, indossando la maschera per praticare la sua vendetta. Infatti è struggente il momento in cui picchia per la prima volta dei criminali mentre la donna che cerca di proteggere gli implora di fermarsi. Con il passare del tempo Peter si lascia contaminare dal suo lato più buono, derivante dagli insegnamenti dello zio Ben, per dare la precedenza agli innocenti, specialmente nella splendida scena in cui salva un bambino per la prima volta, chiedendo a quest’ultimo di indossare la sua maschera per farsi forza uscendo dalla macchina. In quel momento il volto di Spider-Man diventa simbolo di speranza ed è emblematico il momento in cui Peter rimane in stanza ad osservare la maschera in silenzio, cosa che sottolinea il suo cambiamento interno. Questo discorso anticipa The Batman di Matt Reeves, ma purtroppo l’evoluzione della sua moralità viene accennata soltanto nei momenti appena citati e viene abbandonata quasi del tutto durante il lungometraggio, perché Marc Webb preferisce dare la precedenza alle vicende su Lizard ed ai momenti in cui corteggia Gwen, tralasciando le responsabilità del personaggio.

Anche l’influenza dello zio Ben non viene particolarmente approfondita e le uniche scene in cui i due parlano del discorso delle responsabilità, pur essendo ben gestite, risultano essere esplicitamente copiate dal già citato primo film di Sam Raimi: zio Ben infatti rimprovera Peter per essersi vendicato di Flash ed ha un diverbio con lui poco prima di morire, esattamente come nel film con Tobey Maguire. Subito dopo zio Ben sembra venire dimenticato fatta eccezione degli ultimi minuti del film, ma l’elemento davvero inaccettabile è il fatto che non venga più citata la ricerca dell’assassino che viene abbandonata da Peter senza alcuna spiegazione. Anche il rapporto con zia May è privo di mordente, salvo la splendida scena delle uova che sottolinea l’impegno di Peter nel cercare di non dimenticarsi delle persone a lui care nonostante tutte le difficoltà che affronta come Spider-Man.

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I personaggi di The Amazing Spider-Man

Il dottor Curt Connors viene presentato come personaggio interessante, essendo un uomo che si ribella ai soprusi delle multinazionali che non si preoccupano delle conseguenze degli esperimenti genetici pur di pensare soltanto a sé stesse, a differenza sua che invece si preoccupa del bene dell’umanità. Inoltre è intrigante anche il rapporto con Peter, con il quale cerca di riallacciarsi dopo essere stato lontano tanto tempo a causa dei diverbi con il padre, vedendo nel figlio una seconda occasione. Purtroppo Curt Connors (nonostante l’ottima performance di Rhys Ifans) smette di appassionare proprio nel momento in cui diventa il villain del film. Il suo alter ego Lizard non ha quasi nessun dialogo con Spider-Man ed è muto la maggior parte delle volte, togliendo tutti gli elementi legati al suo passato e rimanendo semplicemente una bestia gigante che si ritiene perfetta in tutto, ma non c’è un solo ragionamento che lo renda particolarmente profondo. Al contrario, l’unica scena in cui combatte con la sua doppia personalità mostruosa, lasciandosi tentare, è una banale copia della caratterizzazione di Norman Osborn come Goblin nel film di Sam Raimi.

Gwen, la nuova fiamma di Peter, è invece molto carismatica, risultando una vera boccata d’aria fresca rispetto a ciò che è già stato visto nei film precedenti. Infatti lei, diversamente dalla Mary Jane, è legata a Peter entrando direttamente in azione e contribuendo in maniera fondamentale al corso degli eventi grazie ai suoi studi ed al suo coraggio. La personalità di Gwen (interpretata da una splendida Emma Stone) è forte ed intraprendente e si aggiunge ad una nuova visione dei personaggi femminili che sarà sempre più diffusa nel corso della nuova era dei cinecomic iniziata dal Marvel Cinematic Universe di Kevin Feige. La sua caratterizzazione è influenzata anche dall’avere il capitano della polizia come padre, cosa che crea un’analogia con la paura di aspettarsi la morte di Peter ogni giorno proprio come un membro delle forze dell’ordine. Anche l’inserimento di George Stacy, il quale scatena la polizia contro Spider-Man, potrebbe contribuire a scene in cui il personaggio di Peter è tormentato dall’idea di essere braccato nonostante la sua buona volontà, ma purtroppo, al di là di due scene d’azione con i poliziotti, la cosa non viene espansa davvero. Il rapporto con il capitano Stacy risulta funzionante soltanto nell’ultimo terzo del film in poche efficaci scene, escludendo il finale che risulta essere troppo anticlimatico.

The Amazing Spider-Man: la recensione del reboot con Andrew Garfield

The Amazing Spider-Man presenta delle scene interessanti ed emotivamente coinvolgenti, ma non bastano a sfruttare le potenzialità della storia che vorrebbe raccontare. Infatti la mancanza di approfondimento e la confusione tra il cercare di fare una cosa nuova ed il lasciarsi influenzare dai film di Sam Raimi creano un’opera insipida che risulta essere il peggior lungometraggio su Spider-Man mai realizzato.

3,0
Rated 3,0 out of 5
3,0 su 5 stelle (basato su 1 recensione)
The Amazing Spider-Man: la recensione del cinecomic con Andrew Garfield
The Amazing Spider-Man
The Amazing Spider-Man

Peter Parker viene morso da un ragno radioattivo e si trasforma in un supereroe chiamato Spider-Man dopo la tragica morte di zio Ben.

Voto del redattore:

5.5 / 10

Data di rilascio:

03/07/2012

Regia:

Marc Webb

Cast:

Andrew Garfield, Emma Stone, Rhys Ifans, Denis Leary, Campbell Scott, Irrfan Khan, Martin Sheen, Sally Field

Genere:

Supereroistico, action, fantascienza, drammatico

PRO

Le ottime interpretazioni del cast
Il personaggio di Gwen Stacy
Alcuni momenti emotivamente riusciti
Le sequenze in soggettiva
La caratterizzazione di Peter Parker non sufficientemente approfondita
Il villain molto debole
L’assenza del discorso sulla responsabilità
Il finale